Affarista rapito. Il blitz subito prima della firma. Era ospite di pensionati


La vicenda dell’affarista turco rapito a Miramare e liberato dopo 4 giorni dalla squadra mobile di Rimini in collaborazione con la Dda di Bologna, si arricchisce, ogni minuto che passa, di dettagli poco chiari. Sono tutti in carcere i 9 arrestati. La posizione di Adnan Sakli, invece, è al vaglio degli inquirenti di Rimini e Bologna coadiuvati dalla Banca d’Italia, che sta valutando la portata dei documenti finanziari sequestrati per 25 miliardi di euro.
Cosa ci facesse a Rimini è ancora poco chiaro. Certo è che la squadra mobile di Rimini, in quattro giorni ha liberato Adnan Sakli, 55 anni, turco con passaporto statunitense, rapito il 14 maggio scorso. L’uomo, era in Italia da un paio di mesi, ospite di una coppia di amici a Miramare. Intorno alle 7.30 è stato prelevato da quattro persone vestite da poliziotti, armate. L’hanno caricato su una macchina e portato in un casolare a Chiusi, in Toscana. Il 18 maggio è stato portato a Roma, base della banda, dove è stato liberato dalla polizia davanti ad uno studio notarile dove Sakli avrebbe dovuto firmare dei documenti per trasferire i suoi da 25 miliardi di euro, ai rapitori, che avrebbero aperto conti correnti in altre città europee.
Sakli, in America è conosciuto nel mondo dell’alta finanza, per qualche operazione sospetta. I titoli, ora sono al vaglio della banca d’Italia. In manette per sequestro di persona e detenzione d’armi sono finiti: Michele Amandini, etiope, ma milanese d’adozione. La mente del gruppo criminale con numerosi precedenti per truffa, Gaetano Scafa, Raul di Bernardo, Francesco Proietto, Fabio Deana, Giuseppe Nicolosi, Marco Ottavi, Salvatore Badalamenti, arrestati tra Milano, Pavia, Verona e Palermo. Le indagini proseguono alla Dda di Bologna perchè ci sono ancora molti dubbi da sciogliere, soprattutto sulla reale posizione di Sakli nella vicenda.