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La lettera dei dirigenti

Accoltellamento a scuola. La solidarietà dei colleghi alla dirigente: evitare semplificazioni

In foto: Un poliziotto davanti all'ingresso dell'istituto (foto Migliorini)
Un poliziotto davanti all'ingresso dell'istituto (foto Migliorini)
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 14 feb 2022 09:04 ~ ultimo agg. 16:51
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La comunità scolastica riminese si stringe attorno alla dott.ssa Franca Berardi, dirigente dell’IPSIA “Leon Battista Alberti” teatro la scorsa settimana di un drammatico fatto di cronaca. I dirigenti scolastici della provincia di Rimini, in rappresentanza delle rispettive Istituzioni Scolastiche, hanno scritto una lettera di solidarietà nella quale provano anche a dare una lettura dell’accaduto, evitando semplificazioni ed etichettature. “La scuola – si legge – si trova ogni giorno a fronteggiare situazioni estremamente complesse, in cui si intrecciano le delicatissime fragilità, potenzialità e speranze dei nostri bambini e ragazzi. Prendersi cura di tutto questo, soprattutto in questo particolare momento storico segnato dalla ferita della pandemia, è un impegno difficile e costante, quotidianamente variabile, che non prevede mai soluzioni facili e standardizzate. Come in ogni situazione di complessità, è possibile anche l’errore o l’incomprensione (siamo umani!), ma questo non può giustificare né l’attacco indiscriminato alla scuola, né l’attribuzione semplicistica di responsabilità alla famiglia o a uno o l’altro dei ragazzi coinvolti“.

La lettera

“Nei giorni scorsi è accaduto, in una delle nostre scuole, un fatto drammatico, di cui non è necessario ricordare ora i dettagli, sia perché è subito balzato agli onori della cronaca, sia perché il nostro intento non è quello di addentrarci nel voyerismo dei particolari.
L’intento di questo comunicato è di portare la solidarietà di tutte le Istituzioni scolastiche dell’Associazione Scuole Autonome della provincia di Rimini (ASARN) alla dirigente, al personale docente e non docente, agli alunni e alle famiglie della scuola che si è trovata in questa terribile situazione. L’irresistibile tentazione di individuare immediatamente un colpevole – che sia l’uno o l’altro alunno “bullo”, l’insegnante “distratto” o il dirigente “insensibile” – porta troppo spesso ad ignorare la complessità degli eventi e a perdere di vista la realtà dei fatti.
Certamente di fronte ad eventi che ci colpiscono e ci spaventano, tutti noi abbiamo necessità di trovare una rapida spiegazione per placare la nostra ansia, ma se questo sentimento conduce a facili etichettature e alla semplificazione del capro espiatorio, siamo profondamente convinti che non porti nessun vantaggio ad alcuno e rischi invece di produrre altre vittime e sofferenze collaterali.
Per questo, da persone di scuola, vorremmo ribadire con forza un’importante verità: la scuola si trova ogni giorno a fronteggiare situazioni estremamente complesse, in cui si intrecciano le delicatissime fragilità, potenzialità e speranze dei nostri bambini
e ragazzi. Prendersi cura di tutto questo, soprattutto in questo particolare momento storico segnato dalla ferita della pandemia, è un impegno difficile e costante, quotidianamente variabile, che non prevede mai soluzioni facili e standardizzate. Come in ogni situazione di complessità, è possibile anche l’errore o l’incomprensione (siamo umani!), ma questo non può giustificare né l’attacco indiscriminato alla scuola, né l’attribuzione semplicistica di responsabilità alla famiglia o a uno o l’altro dei ragazzi coinvolti. Per questo ferisce tutti noi ogni affermazione che, a partire da un fatto del tutto particolare e terribile, generalizza giudizi negativi nei confronti di un dirigente scolastico – persona della quale tutti noi conosciamo l’impegno e il valore – e di una scuola storica e importante per il nostro territorio. Augurandoci che tutta la comunità riminese possa assumere un atteggiamento di sospensione del giudizio facile e avviare una riflessione seria sulle sofferenze dei nostri giovani, che a volte – per fortuna raramente – assumono la
forma di tali eventi estremi, ci piace concludere questa comunicazione con le significative parole della dirigente
Franca Berardi:
Quando la violenza irrompe – repentina e imprevedibile – in una comunità educativa, lo scoramento rischia di sommergere la memoria del bene fatto e del bene ricevuto, delle scoperte e delle conquiste che ci hanno visto crescere insieme, giorno dopo giorno, negli ultimi anni. Per questo mi permetto di invitarvi, superato lo shock, a ritrovare la ragione ultima della nostra opera comune:
costruire personalità virtuose ancor prima che competenti, dentro un tessuto di relazioni sensibili ai bisogni e ai tormenti di tutti, soprattutto dei più vulnerabili.
Distinti saluti