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Università, da Bulletti replica a Cantelli Forti: le lobbies non servono

In foto: Alla lettera aperta del presidente del Polo Didattico di Rimini, Cantelli Forti, arriva a stretto giro la controreplica del vicepresidente della Provincia Carlo Bulletti.
Alla lettera aperta del presidente del Polo Didattico di Rimini, Cantelli Forti, arriva a stretto giro la controreplica del vicepresidente della Provincia Carlo Bulletti.
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lun 11 apr 2011 17:48 ~ ultimo agg. 00:00
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Un’università, ribadisce Bulletti, basata su lobbies, che non premia il merito e che sforna tanti laureati con un mediocre futuro occupazionale.

La risposta di Bulletti:

“Caro Presidente,
accetto la sfida che tu mi lanci in una singolare lettera aperta in cui, non so se maldestramente o scientemente, non eviti- anzi, ricerchi- di confondere il piano privato con i ruoli pubblici che io e te, modestamente, ricopriamo.
Cui prodest? A chi giova il silenzio e l’assenza di riflessioni critiche? Al territorio, alla sua crescita alla sua visione moderna per la costituzione di un nucleo sociale forte in ambito nazionale ed internazionale? No, non credo proprio: solitamente la mancanza di un trasparente e sincero dibattito pubblico giova solo a piccoli gruppi interessati a mantenere un potere.
Come hai certamente notato, nei giorni scorsi non ho parlato da accademico perché le mie opinioni in quella veste sono ben più aspre e me ne astengo, qui si per opportunità. Ho messo in fila alcuni ragionamenti persino banali riguardo il fenomeno della fuga dalle università. Fenomeno non rilevato solo da me, la stampa nazionale di queste settimane ne ha scritto ampiamente e con proporzioni ben più preoccupanti rispetto a Rimini.
Il problema università è nazionale, ma è un fatto che non abbiamo abbastanza laureati in settori strategici a Rimini. Porre il tema della qualità della selezione universitaria non è forse porre il tema della futura occupazione dei nostri ragazzi? Oppure credi più importante incassare il pezzo di carta nella maniera più veloce e poi sia quel che sia? E tu credi che io non debba esternare queste mie osservazioni? Perché? Perché tutto va bene in Italia così come qui da noi? O perché sono gli esercizi di ipocrisia a giovare di più al territorio? O ancora perché una nuova policy nel futuro verso il quale la formazione dei nostri ragazzi dovrebbe andare deve appartenere solo ad alcune corporazioni? Ma se i ranking internazionali delle nostre università e delle nostre facoltà sono quelli che sono, perché secondo te? Perché abbiamo discusso solo tra noi, caro Presidente! Perche abbiamo creato un sistema di promozione accademica indipendente dal merito. Creando lobbies sempre più strette in un mondo che si allarga sempre di più. Perché non siamo stati capaci di intercettare giovani di valore e dare loro una possibilità alta. I miei colleghi di Rimini e di Bologna non si offendono perché sanno che io ne ho una massima stima. Ho condiviso con molti di loro sacrifici e sofferenza. Questo ci unisce in una logica di stima e di rispetto prima ancora che di convenienza. Senza volere una società piena di ingegneri o di medici siamo sicuri che le poche risorse esistenti, impiegate in una pletora di lauree brevi alcune delle quali abilitanti a lavori da 1000 euro al mese siano il futuro ed il bene della Rimini in cui vivi?
Caro Presidente, stiamo sensibilizzando il nostro territorio nella direzione che ci chiede la società internazionale? La mia attenzione al territorio è quella del suo futuro. Io sono qui come vicepresidente della provincia ad occuparmi delle prospettive di questo territorio. Ed a tracciarne le preoccupazioni. Qui non si discute della carriera del professor Carlo Bulletti né, se mi permetti, quella del Professor Cantelli Forti. Qui sono in gioco le dinamiche future del tessuto socioeconomico locale, non altro. E noi due, volenti o nolenti, abbiamo un ruolo pubblico in questo.
Nell’autunno del 2009 avevo sollecitato un dibattito pubblico sulla riforma della Gelmini, accalorando pensieri negativi sul nostro futuro a Rimini. Anche allora a mezzo stampa. Allora non ho ascoltato una condivisione della mia preoccupazione, fatto salvo per un nostro acuto collega ed un gruppo di altri amici. Hai posto il problema nei consigli che ho disertato? Se sì, te ne rendo merito e mi scuso per non averne preso parte come mi rimproveri. Se no… talk is cheap, le chiacchiere stanno a zero. Devo forse ricordarti che, come rappresentante della provincia di Rimini, mi sono astenuto sul voto al bilancio 2010?
Si, mi ricordo quando sono venuto nel tuo studio ed abbiamo chiacchierato, raccolgo il tuo invito di unità nella direzione di un interesse collettivo ma non quella di declinare i miei pensieri e le mie convinzioni a tonalità preimpostate in stanze diverse da quelle della società aperta. Nel nome della nostra personale conoscenza, permettimi comunque di esprimere perplessità su questo modo di intendere il proprio ruolo pubblico.
Caro Presidente, infine un consiglio: le ‘segrete stanze’ non vanno più di moda.”