Indietro
menu
la paura e il sollievo

Il racconto del testimone: "Sono entrato senza accorgermi della rapina"

In foto: i carabinieri davanti alla banca (foto Migliorini)
i carabinieri davanti alla banca (foto Migliorini)
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 7 mag 2024 19:43 ~ ultimo agg. 8 mag 07:27
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

“Quando sono entrato in banca la rapina era già in atto, da fuori non mi ero accorto nulla”. Può sembrare paradossale, ma è proprio così. Tommaso Bianco, portavoce della prefettura di Rimini, è stato preso tra gli ostaggi in un secondo momento, quando i rapinatori avevano già fatto irruzione al Banco San Giminiano e San Prospero in pieno centro (vedi notizia). “Ero in ferie e dovevo sbrigare delle commissioni – racconta –, appena entrato  in banca un uomo col volto travisato mi è venuto incontro e mi ha detto di consegnargli il cellulare. Poi mi ha accompagnato a sedere, spalle alla cassa, dove erano stati radunati anche i dipendenti e un altro cliente. Eravamo guardati a vista, ma non ci hanno minacciati. Continuavano a ripetere che non ci avrebbe fatto del male, di stare tranquilli“. 

Durante il tentato colpo un corriere ha bussato per consegnare un pacco. Evidentemente neppure lui si era accorto di quello che stava accadendo all’interno: “Ho visto i rapinatori parlottare tra loro, erano indecisi se farlo entrare, poi però il corriere se n’é andato – prosegue Bianco nel suo racconto –. Non ci sono stati momenti di particolare tensione, io personalmente sono sempre rimasto tranquillo. Un po’ di paura l’ho avuta quando si sono accorti dell’arrivo dei carabinieri. Lì, capendo di essere in trappola, si sono agitati e temevo potessero reagire male. In quei frangenti ho pregato per la mia incolumità e per quella di chi era con me, ma anche per gli stessi rapinatori affinché non si macchiassero di un reato ancora più grave”. 

Quando i carabinieri hanno fatto irruzione, la banda si è arresa subito: “Hanno alzato le mani e consegnato i coltelli – dice –, l’idea che mi sono fatto è che si trattasse di disperati più che di delinquenti incalliti. Fin dal principio la loro intenzione è stata quella di non fare del male a nessuno”.