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un punto di vista diverso

Sfalci del verde: Rimini si fa bella? La riflessione di Monumenti Vivi Rimini

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 9 apr 2024 11:23 ~ ultimo agg. 11:27
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Un punto di vista diverso sul verde e sugli sfalci che stanno interessando diverse parti della città in preparazione alla stagione turistica. Il commento è di Arianna Lanci di Monumenti Vivi Rimini.

Era una meraviglia vederlo, ogni mattina, nel mio tragitto in bici da casa fino al Liceo Musicale “A. Einstein”: una minuscola distesa di colore in mezzo al traffico cittadino, una piccola isola di natura selvatica in cui, tra fiori di margherita e di tarassaco, risaltava il rosso dei papaveri. Sto parlando di un semplice spartitraffico, posto tra Via Ugo Bassi e Via Tripoli, e diventato per me- e per chi come me presta attenzione alla poesia della natura in città– un incontro quotidiano con la bellezza. C’era in particolare un tarassaco enorme, di quelli giganteschi: un fiore cresciuto proprio a ridosso del palo con la segnaletica, diventato quasi un tutt’uno con il palo. A riprova di quanto la Natura si adatti e si mescoli- accogliente per essenza, e per vastità. Una presenza silenziosa, gratuita, immensamente discreta e libera, come uno spiraglio aperto sulla necessità della rinascita, uno spiraglio che poco prima di Pasqua il Comune tramite Anthea ha scelto di non risparmiare. Proprio la mattina del 21 Marzo- una data simbolica per un fatto apparentemente banale, abituale- questo come migliaia di altri fiori è stato tranciato: a poche ore dal passaggio del tosaerba era rimasta soltanto qualche chiazza di rosso, frammenti di papaveri selvatici, così belli, così rari. Può risultare paradossale, ma per chi ama la natura e vive in città sono proprio i mesi primaverili quelli in cui fa più male assistere al continuo taglio di vita vegetale, con tutto quello che ne consegue anche per i piccoli animali, i preziosissimi insetti, e la tanto citata biodiversità. Insomma, mentre la scienza ci continua a ripeterci quanto sia importante lasciare crescere e vivere spazi di natura selvatica, per la conservazione degli ecosistemi e della biodiversità (e sono tante le città in Europa che proprio per questo stanno riducendo il numero degli sfalci durante l’anno) qui da noi in questi giorni non si contano gli articoli sulla Rimini che “sia fa bella” grazie allo sfalcio del verde. A nessuno che venga in mente di ricordare quanta vita prende dimora tra i fili di d’erba, e se proprio vogliamo disinteressarci (continuare a farlo ci gioverà?) della tutela della biodiversità, fermiamoci un attimo sull’idea di bellezza, sull’idea di cura che trapela da un simile trattamento del verde pubblico. Perché se con i papaveri sono arrivata tardi, con gli splendidi fiori di malva di via Matteotti, proprio dietro casa mia, mi ero portata avanti: li avevo fotografati, per poi vedermeli tranciati la mattina della Vigilia di Pasqua. I fiori sì, ma non i rifiuti, quelli sono rimasti. Prima nascosti tra l’erba, ora venuti allo scoperto, evidenti di una evidenza imbarazzante. Fateci caso, succede sempre così. La stessa cosa sul lungo fiume Marecchia: passano a rasare la vegetazione, come quella fosse pulizia, e lasciano tutti i rifiuti umani prima nascosti nel verde. Chissà se la stessa sorte toccherà al meraviglioso campo fiorito di giallo accanto al Liceo Einstein, o se il Comune avrà il coraggio di scelte di campo che tutelano davvero la biodiversità e la bellezza. Perché questa ossessione per i prati all’inglese, rasati a zero e privi di vita, ha fatto davvero il suo tempo. E perché la libertà di sbocciare dovrebbe essere un diritto, non solo un fatto di tutela degli ecosistemi. E chi fiorisce andrebbe rispettato, di qualunque specie vivente si tratti.