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di Carlo Alberto Pari

Alla scoperta dei tesori di Santa Maria Annunziata nuova di Scolca

In foto: la visita organizzata dalla Fabi
la visita organizzata dalla Fabi
di Ospite   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 24 ott 2023 07:59 ~ ultimo agg. 23 ott 15:08
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Giriamo il mondo in cerca di tesori ed emozioni, a volte sono molto vicini a noi, ma non abbiamo sufficienti conoscenze per apprezzarli. L’abbazia di Santa Maria Annunziata nuova di Scolca sul colle di Covignano a Rimini è uno di questi.

In un uggioso mercoledì di ottobre, organizzata per i pensionati della storica sezione di Rimini della FABI, Federazione Autonoma Bancari Italiani, sindacato principe del settore del credito, si è tenuta a Scolca, la “lectio magistralis” dell’Abate Don Renzo Rossi, che ha raccontato l’epopea ed esposto i tesori dell’Abbazia, che si erge da oltre seicento anni sul colle di Covignano di Rimini. Il complesso è un gioiello di inestimabile bellezza, che forse, troppo pochi conoscono in Romagna. Attualmente è una Chiesa parrocchiale della Diocesi di Rimini, che ha anche mantenuto il titolo ed il fascino delle sue origini. La storia di Scolca riassunta dall’Abate, ha evidenziato un percorso estremamente affascinante e tortuoso. Nel 1418, Carlo Malatesta donò a Pietro Ungaro, un Oratorio sul colle di Covignano, successivamente fu inviata una congregazione di Frati ungheresi, che però, poco tempo dopo venne richiamata in patria. Gli subentrarono i monaci Olivetani, che costruirono tra il 1421 ed il 1483 una nuova chiesa monastica. Nel periodo rinascimentale, l’Abbazia ebbe il massimo splendore artistico, fino all’apice, traguardato con gli affreschi del Vasari e la realizzazione dell’opera sull’Adorazione dei Magi, un capolavoro, che dal 1547 è il punto focale dell’Abbazia di Scolca. Nel tempo, i Monaci apportarono diverse innovazioni, fino alla notte del Natale 1786, quando un terremoto distrusse il Monastero e danneggiò la Chiesa. Successivamente, nel 1797, le soppressioni Napoleoniche portarono alla chiusura dell’Abbazia ed al saccheggio di preziose opere. Solo nel 1805, la Chiesa venne parzialmente ripristinata, diventando parrocchia di San Fortunato. Nel secolo scorso, i bombardamenti della seconda guerra mondiale distrussero la parte più antica dell’edificio, quella dipinta dal Vasari, ma fortunatamente, ancora oggi, risultano intatte due cappelle laterali, affrescate da Benedetto Coda e Cristofano Gherardi. In questi ultimi anni, l’Abbazia è stata oggetto di un’importante opera di ristrutturazione, per ultimo, il nuovo impianto d’illuminazione, cha ha permesso di valorizzarne le innate bellezze, tra le tante, il meraviglioso soffitto a cassettoni, con al centro l’emblema dei Malatesta. Infine, grazie all’attuale Abate Don Renzo Rossi, Padre spirituale e lungimirante ed appassionato cultore storico, molti reperti sono stati recuperati ed inseriti in un recente ed affascinante museo, collegato all’Abbazia. L’uggiosa giornata d’autunno si è illuminata, i fortunati partecipanti, hanno assaporato la spiritualità, vissuta attraverso la Storia, la Cultura, la Bellezza.
Carlo Alberto Pari