
Dal 20 al 24 agosto si è svolta in Francia l’Olimpiade dell’ultracycling: la Parigi-Brest-Parigi, un evento che richiama appassionati da tutto il mondo ogni quattro anni, con più di 70 nazioni rappresentate e poco meno di 7mila partecipanti.
I santarcangiolesi Giuliano Catalani, Paolo Bronzetti e Barbara Mondaini hanno potuto partecipare dopo aver conquistato i quattro brevetti di qualificazione per accedere all’iscrizione, entrando a far parte della Nazionale Italiana Randonnée. Gli italiani presenti sono stati quasi 400.
È difficile descrivere le tante emozioni, le sensazioni e i diversi sentimenti che si provano percorrendo i 1.200 km di questa randonnée con circa 12.000 mt di dislivello – raccontano i tre clementini -, la fatica è sempre tanta perché il percorso non è semplice e ci sono massimo 90 ore per essere omologati, ma il calore e il tifo dei francesi e soprattutto dei bambini, che ti aspettano per batterti la mano, la fanno da padrone, per quasi tutte le ore del giorno e in parte della notte sono lì a sostenerti e ad aiutarti, ristorandoti un po’ con acqua e cibo, hanno piacere di sapere chi sei, quando passi ti applaudono: “Bravò”, “Bon Courage” anche dai bar, dai locali ti incoraggiano, è come una festa per noi e per loro, è questa partecipazione così calorosa e attiva che ti fa superare le fatiche per andare avanti… ai loro occhi sei un eroe.
Tantissimi allestiscono ristori di fortuna davanti casa per darti ogni genere di aiuto. Nel percorso non sei mai solo, conosci ciclisti da ogni parte del mondo e fai tratti di strada in compagnia, c’è solidarietà, tutti con nel cuore il piacere di vivere questa faticosa avventura, ognuno coi suoi obiettivi, ognuno coi suoi dolori e la sua stanchezza, si dorme poco, in totale poche ore, la prima notte in genere si pedala per avvicinarsi all’oceano, a Brest! Noi abbiamo dormito in tutto cinque ore.
Siamo partiti a “palla” con il primo gruppo di scannati facendo moltissimi km, poi lo abbiamo lasciato per andature più umane, ci siamo stupiti quando dopo circa mezz’ora lo stesso gruppo ci
ha superato… avevano sbagliato strada… così per poco, ignari, ci siamo trovati in testa a comandare la PBP, ecco perché i francesi da subito ci urlavano “Bravò Italia”.
Ogni partecipante ha una “carta di viaggio” da timbrare nei punti prestabiliti per attestarne il passaggio, sono luoghi ben attrezzati per farti mangiare, lavare e riposare. In queste occasioni cambiano tutti i ritmi del sonno e del mangiare, di prima mattina puoi fare un pasto completo per accumulare energia o mangiare salsiccia e patatine e via… non ci sono regole se il tuo stomaco tiene, fino a quando hai fame vuole dire che stai bene. Il ricordo è quello di mangiare continuamente… povero fegato!
Lungo il percorso vedi ciclisti stremati, stesi a dormire nei prati o dove capita per recuperare le forze e tu che pedali li invidi, ma poi sai, che anche tu a breve, ti butterai a terra in un sonno profondo di pochi minuti.
A volte sei così a pezzi e distrutto che le gambe fanno fatica a muoversi, hai malori in tutto il corpo, ti chiedi perché sei così folle a fare certe cose, maledici il fatto di essere lì. Ma poi il tuo cervello ti inganna, ti lascia solo i ricordi belli, le risate, gli amici conosciuti, le albe e i tramonti vissuti nella pace di quel momento, la visione di tutte le luci dei ciclisti che intravedi nella notte prima e dopo di te che formano una serpentina luminosa, i bei paesaggi e poi l’amicizia che si prova coi tuoi compagni che in questi momenti cresce, scopri le tue debolezze ma anche le loro, allora non puoi che commuoverti ed essere felice… e già sei fregato, nel cuore nasce la malsana idea da cacciare, che ti fa pensare: “fra quattro anni vorrei tornarci”!