Il DG del Rimini F.C. Peroni a Calcio.Basket parla di stadio, Gaiofana e futuro della società

Tanti i temi toccati dal direttore generale del Rimini F.C., Franco Peroni, nella puntata di lunedì sera di “Calcio.Basket”.
Sulla stagione da poco conclusa, con l’uscita del Rimini nel primo turno dei play off con il Pontedera. “È stata una stagione importante. Malgrado un girone di ritorno funesto, la matricola ha centrato il suo obiettivo. È inutile nascondersi: io dico sempre vincere e convincere, probabilmente alla fine abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, forse non abbiamo convinto nella seconda parte. Se, a parti rovesciate, non creando aspettative, avessimo invertito i numeri, quindi avessimo fatto un girone d’andata come il ritorno e nel girone di ritorno i punti dell’andata saremmo stati degli eroi. Non è stata così, però il Rimini ha dimostrato solidità, di poter raggiungere i suoi obiettivi mantenendo un assetto forte, determinato. Purtroppo poi andiamo a competere con formazioni che hanno investito molto più di noi. I risultati sono frutto di una serie componenti che abbiamo trovato per strada”.
Sulla manifestazione d’interesse per la costruzione di un nuovo “Romeo Neri”. “I 14 mesi sono realmente 14 mesi, qualcuno ha cercato di metterli in dubbio, anzi sono stati forse anche qualcuno in più, di un lavoro fatto con discrezione. Questo è il termine che più degli altri sottolinea la serietà che abbiamo voluto rimarcare per un periodo di tempo in cui abbiamo affrontato tutto uno screening di quelle che erano le minacce e i punti di debolezza di un nuovo stadio. Per me che vengo da fuori il punto di debolezza più grande è la diffidenza che si crea. E quindi il dover lavorare in modo discreto ha creato un po’ di problemi. Io non volevo accendere i riflettori prima di poter vagliare quelli che sono i punti di forza di questo progetto. I punti di forza sono: la solidità dell’imprenditore, che si trova a guidare un fondo che si occupa di questo: il fondo comune dieci stadi. Rimini è l’unica piazza che è un brand. Un altro punto di forza è la convinzione da parte del Comune. Appena mi sono insediato ho chiesto: come sono i rapporti con il Comune? I rapporti con il Comune non esistevano, abbiamo quindi cercato di riprendere i rapporti, e al di là di un inizio un po’ scoppiettante, quando ho chiesto un campo tutto per noi, da lì in poi ho trovato un interlocutore curioso, collaborativo, che si è prestato ad ascoltare le nostre esigenze, con un background che si è sentito”.
Quanto dà per fattibile, in percentuale, questo progetto per lo stadio? E quanto influirà la questione stadio sul futuro della società? “Sicuramente qualcosa che supera il 75%. Io l’attesterei attorno al 90% per quello che ci siamo detti, per quello che abbiamo attraversato, per le fasi conoscitive che abbiamo già svolto e che ci hanno permesso di dire: “ok, il progetto sta in piedi”. Quindi secondo me le percentuali sono alte. Quanto influirà? Influirà tanto la possibilità di fare questo impianto perché noi abbiamo raggiunto degli obiettivi, come ben sapete: la vittoria del campionato in serie D, la riconferma tra le matricole per la serie C, allenandoci in uno stadio “casereccio”, come l’ho definito. Però non si fa professionismo in mezzo a gente che corre attorno alla pista o a gente che fa il lancio del giavellotto piuttosto che qualsiasi altra cosa. Tutti sport amabilissimi. Tra l’altro abbiamo cercato anche di intraprendere un rapporto, ed è stato un rapporto cordiale, con questi sportivi che condividevano con noi la struttura, però se si vogliono raggiungere obiettivi importanti bisogna lavorare in maniera professionale in un ambiente che è tuo, dove puoi fare programmazione, dove puoi ospitare gli eventi sportivi e non solo, perché qua si apre un tema che noi stessi avevamo segnalato al Comune: la possibilità che la Rimini F.C. potesse programmare nei periodi in cui non si gioca a calcio degli eventi, perché la società ha bisogno di essere sostenuta. Quando siamo arrivati abbiamo trovato il deserto e un presidente con un cuore enorme. Però non si può lasciare un imprenditore da solo, e probabilmente qua a Rimini questa diffidenza miete delle vittime illustri. Io vengo da una cultura manageriale e penso che una città come Rimini non dovrebbe esimersi dall’avere un city manager che metta nella sua valigia una serie di prodotti turistici, sportivi e anche eventi, e si faccia una vendita programmata anche di quelli che sono gli spazi. Altrimenti si rischia di entrare dentro una competizione tra sportivi che porta poco dal punto di vista singolare, però non si costruisce un’immagine di gruppo, cosa sulla quale io punterei tanto. Ho consigliato al basket di condividere una stagione abbonamenti, ma non ho mai ricevuto una risposta positiva. Ho trovato tante difficoltà nel mettere in atto un campo unico. In quel comparto io farei un campo unico in cui si faccia sport”.
Il DG del Rimini F.C. Peroni a Calcio.Basket parla di stadio, Gaiofana e futuro della società
Su stadio e centro sportivo della Gaiofana. “È inutile pensare che con uno stadio promiscuo si riescano ad ottenere dei risultati importanti. Sarebbe un’eccezione. Noi non siamo abituati a lavorare sull’eccezione. Per ottenere gli obiettivi è necessario avere alcuni presupposti: lo stadio è uno di questi. L’altro presupposto molto ma molto importante, che io poi ho risvegliato, quindi sono responsabile di questo risveglio della Gaiofana, perché quando ho accettato ho detto che secondo me diventa il centro nevralgico sul quale programmare tutta una stagione di allenamenti, tutta una stagione di un settore giovanile che tra l’altro non ha ancora finito la sua stagione perché avremo una finale sabato. Continueremo a lavorare sull’obiettivo Gaiofana, non molleremo di un centimetro. Purtroppo il primo bando è andato in un certo modo, ma continueremo a lavorarci”.
Ancora sullo stadio. “Oggi l’obsolescenza di un impianto si fa sentire in maniera diversa rispetto a 10-15 anni fa. E la programmazione oggi è un pezzo decisamente importante per il raggiungimento degli obiettivi pianificati. Per noi questo obiettivo rimane un punto di riferimento importantissimo, dal quale non possiamo prescindere. Cosa succederà alla Rimini Calcio? Noi abbiamo un presidente con un cuore enorme, che ha dichiarato in tutti i modi di fare grandissimi sacrifici. La condivisione può arrivare in mille modi. Lo scetticismo crea divisione, allontanamento. Io dico che questo clima dovrebbe cambiare a favore di: “diamo una mano, facciamo qualcosa di concreto”. Qualcuno scrive: non farò più il mio abbonamento. Quando sono arrivato gli abbonamenti erano circa 160, siamo arrivati ad una stagione di Legapro in cui gli abbonamenti erano più di 1.900. Negli ultimi due anni l’aumento dei numeri è devastante, ma non bastano. Bisogna cercare di muovere delle leve ancora più importanti. Abbiamo bisogno di avere degli ingredienti sui quali immaginarci una realtà più costruttiva, più collaborativa, più adatta a un parterre di professionisti”.
Le porte del club biancorosso sono sempre aperte a nuovi soci. “Il presidente ha dichiarato che il Rimini F.C. è una società aperta, non ha mai nascosto che avrebbe bisogno di una mano per far fronte alle richieste di una società virtuosa, ma ambiziosa. È vero che abbiamo raggiunto degli obiettivi e che non vogliamo rinunciare a questi obiettivi, però è anche vero che per tenere in piedi questo spirito servono fondi, e quindi sì, il presidente cerca sicuramente degli imprenditori che diano una mano”.
E se non li trovasse? “Andiamo avanti lo stesso”.
Per la prossima stagione il Rimini cercherà di sfruttare il minutaggio dei giovani? “Quest’anno abbiamo puntato su giocatori abbastanza esperti, poi forse non si è riusciti a creare un amalgama giusto, che poi è un’alchimia, una famiglia. Forse il fatto di puntare più sui giovani potrebbe essere una “way out” (via d’uscita, ndr) dalla mancanza della creazione di questo ambiente familiare. Faremo minutaggio? Probabilmente punteremo anche su questo, cercheremo di trovare risorse anche lì, prendendo dei giovani di un certo tipo eventualmente. Sicuramente dobbiamo mantenere fede a quelli che sono i nostri obiettivi. Però le prossime settimane saranno foriere di soluzioni sia per quello che riguarda gli imprenditori che potranno dare una mano sia per quello che riguarda il progetto calcistico che di conseguenza si riuscirà a mettere a terra”.
Tornando alla questione stadio: “Per i più scettici dico che l’investimento si è già deciso di farlo, ci sono le soluzioni per coprirlo. È stato chiesto dalla società Rimini Calcio di fare un’apertura sulla imprenditoria locale perché non nascondiamo il fatto che qualche imprenditore legato al motore della costruzione dello stadio possa essere coinvolgibile dal punto di vista della società. Rispondo a questa domanda, che ricevo tutti i giorni: “non è Ciuffarella l’imprenditore che deve entrare dentro la Rimini F.C. perché altrimenti sarebbe socio di dieci società perlomeno in tutta Italia”. Cerchiamo interesse, cerchiamo sviluppo, cerchiamo autorevolezza di un progetto che rimesso sul piatto della città possa attrarre degli imprenditori che hanno voglia di investire su un progetto reale, condivisibile, sul quale hanno la possibilità di dire la loro e sul quale possono stabilire delle sinergie anche lavorative. È un’opera epocale per la città di Rimini. Il modello del fondo comune potrebbe essere replicabile per la società Rimini Calcio? Il crowdfunding è il modello che potrebbe servire al Rimini, ma per fare crowdfunding occorre fiducia. Noi paghiamo lo scotto di tanti anni in cui queste promesse non sono state mantenute. Noi in questi due anni abbiamo fatto vedere che volevamo ritornare tra i professionisti e rimanerci. Dobbiamo continuare a farlo in un certo modo, preparando un ulteriore salto? Lo vedremo”.
In caso il rifacimento dello stadio andasse in porto si cercherà di organizzare i lavori senza privare il Rimini del suo campo da gioco. “Il tema di far giocare la squadra su quel campo non è banale. Su quel campo che noi abbiamo voluto sin da subito. Il fatto che abbiamo conosciuto un sindaco particolarmente sensibile a questa causa non ci esime dal fatto che io sono salito a palazzo dicendo: se volete fare calcio bisogna che ci diate una mano. Anche i fondi che il Comune ha stanziato e ha messo a bilancio (3 milioni di euro) non dimentichiamoci che sono un risultato che il Rimini non ha raggiunto negli ultimi 30-40 anni”.
Su un’eventuale collaborazione con una società di serie A. “Bisogna scansare subito gli equivoci sul fatto che una società di serie A possa colonizzare una società di LegaPro per seguire solo i suoi obiettivi. Questo è sbagliato e questo noi non lo faremo. Certo è che se ci fosse una società di serie A che proponesse un progetto di sviluppo serio e di affiancamento fatto in un certo modo, e che ci desse l’autorevolezza necessaria per aggredire il mercato in maniera importante, questo per noi diventa importante, e quindi è un obiettivo che se ci dovesse capitare di poter cogliere andremmo a cogliere”.
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