Il 18 luglio del 1938 nasceva Renzo Pasolini, il ricordo di Gianluca Riguzzi


Oggi, 18 luglio, nasceva a Rimini, nel 1938, Renzo Pasolini, grande e sfortunato campione di motociclismo. Il ricordo di Gianluca Riguzzi, presidente del Panathlon Club Rimini.
“Da bambinetto, avevo, oltre alla lettura, prevalentemente dei fumetti ed il gioco, una passione. Portavo con me un quaderno nel quale disegnavo le moto o come le chiamiamo noi in Romagna i motori. Ero affascinato, forse anche istigato benevolmente dal nonno paterno, Giuseppe; egli, a differenza di mio padre, era basso di statura, agile e dinamico come non mai, con la passione dei cavalli per la corsa al trotto, che preparava, conducendoli personalmente sul sulky e da buon romagnolo anche… é mùtòr.
Allora, con trepidazione della nonna e la preoccupazione del figlio (mio padre), inforcava il suo Guzzi Falcone GTV 500 cc. rosso per lanciarlo sul lungomare deserto di Cesenatico e, quando le condizioni lo permettevano, anche sulla strada che conduce a Cesena (la via Cesenatico).
Quando andavo in spiaggia in estate, dopo aver giocato e fatto un lungo bagno, per passare il tempo, sotto l’ombrellone, disegnavo le moto, attirando così l’attenzione dei vicini. Tra loro dei signori imolesi, al mare con i figli molto più grandi di me, già universitari. In particolare c’era un signore che s’interessava ai miei schizzi; s’avvicinava incuriosito e con fare da gentleman, li pretendeva come ricordo; poi s’intratteneva amabilmente a conversare con mio papà, che gli raccontava del campione locale, il cesenate Dario Ambrosini, e la scorta che lui, non ancora ventenne, fece insieme a molti amici, al carro funebre, dalla frontiera francese a Cesena, che riportava, nell’ estate del 1951, la salma del motociclista, perito sul circuito di Albì (F) durante le prove del Gran Premio di Francia, alla guida dell’allora nuova versione della Benelli 250, con sospensioni telescopiche.
Non immaginavo che il vicino d’ombrellone era nientemeno che il giornalista sportivo ed inviato del Resto del Carlino e di Tuttosport Ezio Pirazzini. Mi prese in simpatia e l’anno seguente (il 1971), in occasione delle gare motociclistiche sul circuito cesenaticense, mi accompagnò e mi volle accanto a lui con i miei genitori, nel settore stampa, facendomi conoscere i campioni di allora.
Ebbi modo di disegnare la Rolls con roulotte dell’inglese Phil Read, che conobbi insieme al pluri-iridato Giacomo Agostini, Silvio Grassetti, Tarquinio Provini, Walter Villa, Mike Hailwood, Angelo Bergamonti e il protagonista di oggi, il riminese Renzo Pasolini, il mitico Paso.
Pasolini, diversamente dalle biografie lette, che lo hanno dipinto come una persona rude e solitaria, era una persona disponibile ed attenta a spiegare i pezzi meccanici della sua moto anche ad un bambino curioso ed un bel po rompi come me, affascinato dai particolari, che poi disegnavo. Sempre con la sigaretta accesa in bocca, a pochi minuti dalle prove, la sua immagine ed il suo incedere nel box li rivedo nella mia mente come fosse ieri; sporco di grasso ed olio, con indosso la tuta da meccanico, allestiva la sua Benelli per le 350 cc. dopo aver fatto altrettanto con l’altra moto per le 250 cc.
Mi appariva come un cavaliere che prima di un duello controllava la propria armatura. Definito con gli altri piloti del circuito mondiale un centauro, aveva in comune con questa figura mitologica il “nasare” il vento ed il senso di spericolata velocità, che si percepiva dal suo sguardo, nonostante gareggiasse con occhiali “spessi”.
Mi ricordai di lui all’indomani della tragedia di Monza nel 1973 in cui perì, subito dopo la partenza, insieme all’astro nascente Saarinen. Stavo finendo la seconda media (inferiore) e nell’affrontare la lezione d’Italiano sui poemi omerici mi ricordai di Pasolini e lo accostai ad Ettore, l’eroe buono e sfortunato.
Ciao Paso! Sei stato un grande e coraggioso!”