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la protesta dei genitori

Nel caos tra quarantene e tamponi. Il racconto da una scuola di Rimini

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 28 gen 2022 12:13 ~ ultimo agg. 29 gen 09:22
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“Un gran caos e a rimetterci siamo noi famiglie, in primis i nostri figli”. A parlare è Valentina, una mamma riminese esasperata dalla confusione che ha costretto sua figlia e l’intera classe – una terza della primaria Federico Fellini, alle Celle, in Dad per 10 giorni, “quando in Dad, probabilmente, non avrebbero dovuto nemmeno andarci se fosse stato eseguito il protocollo alla lettera”, dice. Un caso, quello della Fellini, che conferma la complessa situazione delle scuole nel gestire il difficile periodo.

Tra tamponi mai effettuati e date di inizio e fine quarantena sbagliate non sono state settimane facili per i genitori degli alunni di questa terza riminese. A raccontare una situazione piuttosto intricata, insieme ad altre mamme, è la stessa Valentina: “Tutto inizia il 7 gennaio, al rientro a scuola dalle vacanze, quando una compagna di mia figlia risulta positiva. L’iter prevede che in caso di una sola positività tutti gli alunni di quella classe vengano sottoposti a tampone. Test che poi andrebbe ripetuto dopo 5 giorni. E solo in caso di seconda positività allora l’intera classe finirebbe in quarantena per 10 giorni – spiega il genitore -. Invece non veniamo sottoposti ad alcun tampone, e lunedì 10 i bambini, esclusa la positiva, fanno ritorno a scuola. Passa un’intera settimana e sabato 15 gennaio purtroppo una mamma comunica alla referente Covid (una maestra dell’istituto comprensivo Alighieri, sotto cui ricade anche la primaria Fellini, ndr) che suo figlio è positivo. Anche in questo caso nessuno degli alunni viene sottoposto a tampone di verifica e così i bambini tornano regolarmente a scuola per tre giorni, da lunedì 17 a mercoledì 19, quando l’Ausl verso sera ci comunica la quarantena di 10 giorni per l’intera classe, da martedì 18 gennaio a venerdì 28″.

I genitori, oltre a contestare la data di inizio quarantena (che a loro dire sarebbe dovuta scattare il 14 gennaio e non il 18), corrono in farmacia con i rispettivi figli per scoprire se siano positivi o meno, “visto che non sono stati sottoposti a nessuno screening”, continua Miria, un’altra mamma. Solo che essendo in quarantena vengono respinti e invitati a tornare a casa. Nel frattempo alcuni genitori inviano sia all’Ausl, sia alla sanità pubblica, sia alla referente Covid una pec con richiesta di rettifica delle date di inizio e fine quarantena. “Il 23 gennaio – è il racconto di Miria – riceviamo dall’Ausl l’annullamento dell’iniziale provvedimento di quarantena e contestualmente l’inoltro di un nuovo provvedimento con date, però, ancora sbagliate: 18-24 gennaio”.

Ma non è finita qui. “Tra il 24 e il 25 gennaio portiamo i nostri bambini a fare il tampone di ‘uscita’ per poter ritornare alle lezioni in presenza, se non fosse che nel frattempo alcuni di loro risultano positivi. Chi invece è risultato negativo non ha potuto comunque tornare in classe perché la scuola ha previsto il rientro per lunedì 31″. Una beffa dietro l’altra, insomma: “Proprio così – sostiene Silvia, un’altra mamma – perché in queste settimane noi genitori siamo stati costretti chi a tornare a lavorare in smart working, chi a pagarsi una babysitter, chi a prendere dei permessi Covid al 50% dello stipendio. E tutto questo per una quarantena che forse si sarebbe potuta evitare se i nostri bambini fossero stati testati dopo la prima positività”. 

“Tra contagi in aumento esponenziale, regole che cambiano di continuo e comunicazioni scuola-Ausl sempre più complicate – concludono le mamme – per noi genitori l’anno scolastico in corso sta diventando ancora una volta un incubo, e a farne le spese sono sempre i nostri figli, sempre più spesso in Dad e sempre meno in classe“.