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Diretta su Icaro TV

“Rimini Calcio dovere morale! Da io a noi”, ma senza Giorgio Grassi

In foto: Lucio Paesani
Lucio Paesani
di Roberto Bonfantini   
Tempo di lettura 11 min
Ven 26 Giu 2020 11:55 ~ ultimo agg. 28 Mag 00:27
Tempo di lettura 11 min

Mezzogiorno biancorosso oggi (venerdì) al Coconuts. L’imprenditore Lucio Paesani ha scelto il suo locale come location per presentare nei dettagli il progetto “Rimini Calcio dovere morale! Da io a noi” e lo stato di avanzamento dello stesso, annunciando importanti novità. La più sostanziosa è che Giorgio Grassi per motivi familiari ha deciso di non accettare la proposta triennale che l’imprenditore riminese gli ha sottoposto. Ora quindi Paesani dovrà “ricalibrare” il suo progetto.

“Il Rimini non è un gioco, non è un business, non è visibilità. Il Rimini è una passione – attacca Lucio Paesani -. Non lo dico io, mi sono portato l’album che faceva mia mamma quando giocavo. Questo è il tesserino. Io abitavo a 500 metri dallo stadio da bambino, ma i miei genitori soldi per portarmi allo stadio non ne avevano. Io durante la settimana giocavo al parco Cervi e la domenica sentivo questi boati. Un giorno mio padre mi spiegò: “ha fatto gol il Rimini”. In questo racconto c’è molto di quello che mi sforzerò di dire prima e di fare poi.

Feci un provino, lo passai e così sono potuto entrare allo stadio. Quando ho smesso di giocare ho fatto il tifoso: sono andato in curva, sono andato in tribuna. Sono entrato a far parte di una comunità a cui anche oggi, a distanza di trent’anni, mi sento di appartenere. Ancora dopo trent’anni vedo quei bambini che hanno fatto i capelli bianchi, c’è chi li ha persi, ma siamo ancora lì. Questo secondo me rappresenta un’energia, una forza, che se veicolata può dare dei segnali. Dai segnali, dall’ottimismo, dalla condivisione delle volte nascono delle imprese. Non avrei mai detto sette giorni fa di essere qui.

Perché sono qui? Perché mi hanno coinvolto. Una persona, e faccio anche il nome perché io credo nel concetto di umanità. Cinque-sei anni fa avevo un collega, che si chiama Fabrizio De Meis, che aveva locali che andavano tanto. Quando lui era forte mi andai a presentare da lui, andai al Cocoricò. Da lì iniziò una serie di battaglie commerciali. Un bel giorno Fabrizio subisce un’ingiustizia perché la chiusura di un locale per quattro mesi per la morte di un giovane che comprò droga altrove e andò a morire lì è un’ingiustizia. Devo riconoscere a Fabrizio che i suoi risultati sul campo ci sono. Vidi persone dargli calci in faccia quando era per terra, lo incontrai per caso in viale Ceccarini e gli diedi la mano e l’onore delle armi. Da lì è nato un rapporto che ci ha portati l’anno scorso a organizzare eventi al porto e che forse ci porterà ad altre cose. Io Grassi non l’ho mai conosciuto in maniera approfondita se non quando l’ho visto qui al locale quando omaggiavo la società per Natale o il saluto di fine stagione. Gli proposi di lanciare una condivisione con la città, che poi è lo stesso progetto che ho rilanciato adesso. Mi viene da dire che se avessimo avuto più determinazione forse avremmo passato due anni di C diversi.

Ho conosciuto in Grassi una persona appassionata, che non fa vedere però la sua passione. Il Rimini ora ha subito un torto che passerà nella storia del calcio perché non è mai successo che una squadra venga retrocessa con 33 punti in palio. Ma noi siamo i Fantozzi del calcio, prendiamo atto di questa sfortuna (l’espressione è più colorita, ndr) che ci perseguita. Vedo Giorgio che piange alla trasmissione di due lunedì fa (uno speciale di Icaro Sport, ndr) e questa cosa mi colpisce. Visto che l’uomo è senza telefono ed era fuori con la famiglia mi costringe a fare una fuga in avanti.

Piccolo particolare: nell’anno in corso un paio di volte sono stato contattato da soggetti che volevano avvicinarsi al calcio a Rimini. La cosa fa sempre piacere per la considerazione, bisogna capire però se la considerazione è fatta per farti fare la foglia di fico o se è considerazione vera. Io la faccia per questi soggetti non la potevo mettere, cosa che ho fatto per Giorgio, quando ho capito l’uomo. Inizio un giro d’incontri. Non faccio proclami, mi do un obiettivo di 300mila euro perché mi dicono che un anno di disavanzo della Rimini Calcio si attesta sui 6-700mila euro. Mi dico sarebbe bello fare una colletta.

La cosa va subito bene, ho una persona che mi mette a disposizione 50mila euro e l’ho vista solo due volte. Inizio a incontrarmi con Giorgio tutti i giorni. Spiego il progetto dall’io al noi: coinvolgimento delle imprese non per avere una quota ma per produrre progetti di comunicazione, di marketing, di visibilità per portare le aziende a quel target che ricercano. Naturalmente il tutto legato al turismo, perché è il settore che mi dà il pane. Un progetto del tutto simile a quello già fatto dall’allora assessore provinciale Andrea Gnassi nel 2004 (il progetto Mariolino, ndr). Immaginavo questo pullman a disposizione dove andiamo a raccontare quello che siamo e che facciamo nelle piazze. Noi stiamo sprofondando a causa della nostra divisione.

Giorgio al mio secondo appuntamento mi ha chiesto garanzie. Io metto la mia faccia, che è tutto quel che ho. Ho chiesto a Giorgio due impegni: 15 giorni di silenzio stampa perché quando si costruisce è inutile parlare del nulla. Il secondo è che io porto il mio impegno alle mie condizioni: un impegno di Giorgio per tre anni. In cambio non chiedo quote ma un’opzione d’acquisto, se per tre anni mantengo quando promesso, per il 50% delle quote. Non per me. Io ho l’ambizione di mettere le fondamenta per il calcio a Rimini affinché quel disavanzo di 6-700mila euro si possa autofinanziare garantendo a un management sportivo il punto zero.

Ho chiesto l’impegno ai tifosi, a Giorgio Grassi e all’amministrazione comunale, altrimenti non è possibile. Esiste un centro con pannelli fotovoltaici che producono 140mila euro. Esiste una disponibilità edificatoria di 3mila metri. Quelli lì dati alla Rimini Calcio vuol dire che nasce un centro di medicina dello sport, si affittano palestre, i campi la sera possono essere utilizzati dai delusi come me che vanno a cercare gloria cinque contro cinque. Abbiamo quindi una seconda voce, è chiaro che richiede un investimento ma ci sono finanziamenti sostenibili”.

Una svolta negativa, secondo Paesani, è stata la mancata costruzione di uno stadio nuovo. “Era il 1990 quando sciaguratamente Cesena faceva uno stadio gioiello all’inglese, noi demolivamo il velodromo per fare la pista d’atletica. In quell’anno il Rimini retrocesse in C2 con 15 punti. Non si tenne considerazione del fatto che avremmo avuto un cappio al collo per il futuro perché quei 400 milioni di Italia 90 adesso mettono un vincolo perché la prima cosa da fare è spostare la pista d’atletica dal “Romeo Neri”. Perché se si vuole fare calcio ci vuole uno stadio: io sono abbonato allo Juventus Stadium e mi rendo conto cosa voglia dire avere uno stadio.

C’era un signore di Longiano, Vincenzo Bellavista, che si mise in marcia con i tifosi per fare lo stadio nuovo, spendendo anche 200mila euro in progetti, ma non glielo fecero fare. La Rimini Calcio paga 70-80mila euro all’anno, eliminandoli abbiamo trovato un altro socio. Se lo stadio venisse dato in concessione per trent’anni il Comune permetterebbe al Rimini di fare calcio.

Martedì ho incontrato Giorgio Grassi, abbiamo scritto un comunicato, dopodiché ho visto Giorgio in difficoltà. C’è solo un problema, che io la mia faccia non l’ho mai regalata a nessuno. Mi sono messo a disposizione con grande fiducia, ottimismo e voglia di sbattermi. La cosa mi ha lasciato male perché non capivo qual era il finale. Ieri mattina l’ho sentito e mi ha detto che ha problemi con la famiglia. Sono rimasto senza parole.

Ho giocato quindi all’attacco: la risposta mi è arrivata dieci minuti prima delle 12 perché stamattina ho mandato un’altra mail a Giorgio e la risposta non è stata bella. Mi ha detto le cose come stanno: che ha dei grossi problemi in famiglia per sostenere ancora un impegno. Giorgio si è ritirato dall’impegno. Il suo problema è di continuare a sostenere un impegno finanziario che lo distolga dall’azienda senza soddisfazione, senza risultato, con qualcuno che lo invita ad andarsene. Lo posso capire.

Da un lato mi costringe a cambiare la mia costruzione, dall’altra parte mi ha fatto piacere perché mi ha detto che gli ho fatto rivivere il sogno di realizzare quello che avrebbe sempre voluto fare. Adesso si apre una nuova fase per la Rimini Calcio. Io non sono la persona che può mettere 2-3 milioni di euro l’anno, ma io non sono una persona che sparisce. Ripartirò da oggi pomeriggio e chiederò a chi ha accettato di aumentare il proprio impegno: alcuni hanno la possibilità di farlo. Oggi si riparte dal manifesto: dall’io al noi. Io ho imparato che è meglio una brutta notizia ma che definisce i contorni del campo da gioco che l’indeterminatezza. Meglio sbattersi oggi a giugno con un caldo asfissiante che ritrovarsi a settembre con situazioni che non vorrei rivedere nella Rimini Calcio.

La prima cosa che farò appena finita questa conferenza stampa sarà chiamare Giorgio, ringraziarlo delle parole e del fatto che non mi ha costretto a dire che è una persona diversa da quella che sapevo. Giorgio potrà darci una mano come sponsor”.

Ecco il nuovo progetto di Paesani. “Da oggi il mio obiettivo è rimettermi in moto non più per 300mila euro. Prima o poi magari diventerò presidente del Rimini, oggi non è questo l’obiettivo. Io penso che ci siano le persone che davanti a un progetto serio, 50% di responsabilità al privato, 50% di responsabilità al Comune di Rimini possano accettare. Chi vuole il Rimini oggi lo dimostra e la mia bella faccia la metto, a costo di prendere schiaffoni, a condizione che gli altri tre interpreti, perché Giorgio è venuto meno, mantengano i loro impegni. Se il Comune non s’impegna, non si sbatte, non lotta con noi per lo stadio e la Gaiofana, non si va avanti. Vogliamo il calcio a Rimini, ci sono due elementi: stadio e Gaiofana. Per fare la Molo Street Parade ho dovuto fare il bando europeo. L’ultimo bando che ho fatto è quello del chiosco al castello malatestiano. Ne ho fatti cinque e li ho vinti tutti perché nel mio lavoro sono bravo: i bandi si possono anche vincere”.

Fabrizio De Meis non fa parte del progetto. “De Meis non fa parte di questo progetto per una questione semplice: primo non fa parte dal punto di vista tecnico perché ha avuto una serie di problemi che non gli permettono di farlo. Pensate, c’è un momento della mia vita in cui ho pensato che avesse preso il Rimini per farmi dispetto. De Meis vuole bene al Rimini. Dobbiamo raccogliere le persone che vogliono bene al Rimini. L’importante è dare una prospettiva, una speranza, accendere una luce, un fuoco, una passione. Questa è una città che se pungolata riesce a rispondere alle sfide meglio rispetto al resto d’Italia. Speriamo di avere quella che Cardellini chiamava “una botta d’orgoglio””.

Chi ha aderito finora al progetto? “È inutile fare nomi oggi che possono essere smentiti domani”.

A quel che le risulta, allora il Rimini FC è in vendita? “Io non so se la società sia in vendita. Io ho indetto questa conferenza stampa per dare 24 ore a Giorgio Grassi. Per intuito dico che se il messaggio che ho ricevuto in forma privata dovesse essere reso pubblico il Rimini sarebbe in vendita. Penso che oggi la Rimini Calcio non possa essere valutata. Il disimpegno che ho percepito io è un disimpegno che garantisce l’uscita di scena nell’operatività, il mantenimento della fideiussione, la lotta fino alla fine per il mantenimento della categoria e l’impegno per un’aggregazione. Del resto ci sono solo due strade: quella percorsa dalla Cocif e da Amati e quella percorsa da De Meis”.

La conferenza stampa, già trasmessa in diretta su Icaro TV (canale 91) e in streaming su icaro.tv e pagina Facebook Icaro Sport, sarà proposta in replica su Icaro TV questa sera alle 20:35.

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