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La ripresa dopo il Covid-19

Rimini Calcio. Pastore: "protocollo inapplicabile, servono decisioni coraggiose e riforme"

In foto: Il direttore sportivo del Rimini, Ivano Pastore
Il direttore sportivo del Rimini, Ivano Pastore
di Icaro Sport   
Tempo di lettura lettura: 5 minuti
sab 18 apr 2020 19:52 ~ ultimo agg. 19 apr 22:21
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Direttore Ivano Pastore, qual è il suo pensiero sull’attuale momento e come personalmente sta vivendo questa situazione?
“Si tratta senza dubbio di una cosa impensabile, nessuno di noi avrebbe immaginato potesse accadere un evento di questa portata. Come dico sempre, però, di fronte alle difficoltà bisogna reagire per venirne fuori. Da un lato è giusto cercare di preservare la salute, la cosa più importante, attenendosi alle disposizioni indicate. Dall’altro lato occorre continuare il proprio lavoro cercando farsi trovare pronti quando questo momento di criticità sarà passato”.

La Figc ha presentato un Protocollo sanitario per ripartire, a step, con la Serie C che tornerebbe in campo per ultima. Uno scenario che ha già avuto modo di definire inattuabile.
“Non è una questione di tempi, si trattasse di quella dovremmo attendere l’arrivo del vaccino, dunque non credo che la situazione si possa risolvere ripartendo il 4 maggio piuttosto che il 4 giugno. Ho letto come per ogni malato ci siano 7/8 asintomatici, un dato che credo la dica lunga. Ciò premesso credo per una Lega Pro attuare un protocollo del genere sia improponibile sotto l’aspetto economico e strutturale, oltre che etico. A prescindere dai costi che comporterebbe, pensiamo solamente all’aspetto delle strutture necessarie, degli allenamenti, del discorso della sanificazione. Così come lo stesso aspetto medico, di fatto servirebbe un dottore a disposizione della società h24 quando molto spesso le realtà di Serie C faticano ad averne uno a tempo pieno in condizioni normali. In questo momento credo sia più importante i dottori operino per far fronte all’emergenza che stiamo vivendo piuttosto che stare tutto il giorno accanto a una squadra di calcio, che stiano in campo ma su quello dove si sta giocando la partita più importante. Per tutti questi motivi ritengo il tutto sia inattuabile”.

Nonostante molte società si siano dette contrarie a una ripresa della stagione, il presidente della Lega Ghirelli ha ribadito la volontà di portare a termine i campionati.
“Sì, ma come si fa a portarli a termine? E, soprattutto, li dobbiamo portare a termine perché dobbiamo dare dei verdetti ed evitare di andare nelle aule di tribunale? Onestamente non credo che se venissero portati a termine non ci sarebbero ricorsi. Un esempio su tutti. L’articolo 42 del decreto afferma, in sostanza, come il datore di lavoro sia responsabile nel caso il lavoratore contragga una infezione. Per un’azienda può anche starci, ma nel calcio? Mi costringete a riprendere, a spendere i soldi, a fare i ritiri e poi sono anche responsabile penalmente se un giocatore o un dottore si infettano? E chi mi dice che il virus non sia stato contratto andando a giocare su un altro campo? A mio avviso si sta facendo lo scaricabarile, manca il coraggio di prendere delle decisioni. E che dire degli stessi tamponi? Qui si sta parlando di farne a migliaia di persone, anche più volte a settimana, quando c’è tanta gente che purtroppo è morta perché non ha avuto la possibilità di farne uno”.

A livello personale, quale è il suo bilancio di questi mesi a Rimini?
“È chiaro che quando ci si trova nella nostra situazione non sia facile tracciare un bilancio, se guardiamo e cristallizziamo la classifica non possiamo certo definirlo positivo. Dato che però sono abituato ad analizzare ogni singolo aspetto di una stagione la valutazione è differente. Quando con mister Colella siamo arrivati a Rimini sapevamo avremmo dovuto fare 4/5 partite con quella squadra, senza poter cambiare nulla. Abbiamo cercato di limitare i danni, dando però un’impronta e un’idea nuova e, soprattutto, cambiando una certa mentalità presente nel gruppo. La classifica da gennaio in poi, quella dei 9 punti conquistati in 8 gare, parla di un cammino diverso, si erano gettate le basi per poter costruire un qualcosa di positivo. Oggi è chiaro che sia difficile prevedere quello che accadrà. Siamo fermi da quasi due mesi, non si riprenderà forse prima di 90 giorni. Rispetto a quando abbiamo cominciato siamo riusciti a cambiare il trend, rosicchiato 4/5 punti alle squadre che stavano davanti, incontrando anche avversari come Feralpi, Sudtirol, Vicenza, o la stessa Triestina all’ultima di andata, tutte realtà costruite per raggiungere qualcosa di importante”.

Durante la sua presentazione, aveva affermato di essere tornato con il desiderio di continuare un lavoro che si era interrotto.
“La mia idea era quella. Avevo lasciato Rimini dopo una salvezza miracolosa raggiunta assieme a tutta la squadra, lo staff, e con il prezioso contributo dei tifosi che ci pagarono le ultime trasferte permettendoci di concludere il campionato. Fu realmente un lavoro di tutti, città e squadra insieme per raggiungere l’obiettivo, pur sapendo che probabilmente non ci sarebbe stato un prosieguo. Finire in quel modo mi lasciò tanta amarezza perché a Rimini avevo trovato una certa dimensione, quella cioè di poter fare calcio in maniera semplice, con delle regole, dove ciascuno aveva un compito ben preciso. Una volta tornato, dal presidente Giorgio Grassi ho avuto la possibilità e la fortuna di avere le stesse indicazioni, dunque il poter gestire un gruppo di lavoro in quella maniera. Purtroppo è capitata questa tragedia che ha coinvolto tutti e il discorso si è interrotto nuovamente”.

Il futuro?
“Mi piacerebbe poter riprendere il tutto, credo lo stesso presidente abbia voglia di dare continuità a questo gruppo di lavoro. Parlare oggi di quello che potrà essere, oltre che prematuro, non mi sembra però corretto”.

Il suo rapporto con il presidente Grassi?
“In questi mesi mi sono trovato benissimo, forse anche perché sono una persona schietta, se devo dire una cosa la dico anche quando magari non collima esattamente con le idee della proprietà. Con il presidente ci siamo confrontati e ci confrontiamo quasi giornalmente, anche ora a distanza. Tale dialogo permette, in caso di eventuali diversità di vedute, di arrivare sempre al giusto punto di incontro. Come direttore sportivo ho la fortuna di poter lavorare in una società che mi lascia ampia autonomia. Poste le indicazioni di budget, come giusto sia, il presidente non è mai entrato in alcuna decisione tecnica, mi ha sempre lasciato carta bianca”.

I prossimi mesi, come auspicato proprio dal presidente Grassi, potrebbero essere quelli delle grandi riforme di un sistema da molti giudicato ormai insostenibile. Quali, a suo avviso, gli aspetti su cui intervenire nell’immediato?
“Oggi le cose che possono dare un po’ di respiro alle aziende dei presidenti delle società di calcio sono sicuramente la cassa integrazione, per quanto riguarda la parte prettamente sportiva, ma anche la restituzione della fideiussione. Dopo aver pagato 8 mensilità credo sarebbe giusto, in quota parte, tali somme vengano restituite. In tal modo, in questo particolare momento, potrebbero essere destinate a quelle aziende che poi tengono in piedi anche le società di calcio. Oltre a questo c’è naturalmente il discorso legato alla sostenibilità del sistema. Alle società di B la legge Melandri garantisce circa 5milioni, una somma che unita agli introiti derivanti dalle sponsorizzazioni o dai botteghini consente di disputare una stagione senza la necessità di svenarsi. Per la Serie C il contributo è pari a 5/600mila euro, una somma che chiaramente non garantisce la sostenibilità. Poi andrebbe valutato anche il tema relativo al credito di imposta sulle sponsorizzazioni o l’apprendistato per i calciatori. Sono tutte riforme di cui si sente parlare da tanti anni, in alcuni casi da quando ancora giocavo, dunque sarà molto difficile vederle attuate nel breve periodo. Mi auguro da qualche parte si inizi, cominciando magari proprio dalla ripartizione sui diritti televisivi”.

Alcuni hanno affermato come dopo questa pandemia nulla sarà più come prima. Il calcio, secondo lei, potrà tornare a regalare le emozioni di sempre?
“Il calcio per antonomasia regala emozioni. Proprio oggi ho visto un filmato con protagonista un bambino che, nella sostanza, diceva: quando sembra buio prendi un pallone, palleggia e tutto passerà. Alla lunga, con molta calma dato che si parla di gare a porte chiuse sino a dicembre, ma prima o poi torneremo alla normalità. Dobbiamo necessariamente, diversamente non vivremmo più bene”.

Sergio Cingolani
Ufficio stampa e comunicazione Rimini F. C.

Il pensiero dell’allenatore della Rimini Calcio, Giovanni Colella, nell’intervista realizzata oggi in diretta sulla pagina Facebook Icaro Sport.

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