Indietro
mercoledì 24 aprile 2024
menu
Intervista a Tempo Reale

Giorgio Grassi sul presente e sul futuro della Rimini Calcio

In foto: Giorgio Grassi in diretta telefonica con Tempo Reale
Giorgio Grassi in diretta telefonica con Tempo Reale
di Roberto Bonfantini   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
ven 20 mar 2020 12:52 ~ ultimo agg. 21 mar 17:12
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 4 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Il calcio italiano si è fermato ormai da qualche settimana e non si sa se e quando ripartirà per quanto concerne la stagione 2019-2020. Proprio giovedì il Rimini FC ha annunciato il prolungamento della sospensione dell’attività sia della prima squadra che del settore giovanile fino al 3 aprile. Questa mattina il presidente della Rimini Calcio, Giorgio Grassi, è intervenuto in diretta alla trasmissione di Radio Icaro e Icaro TV “Tempo Reale”.

Secondo lei si chiuderà questo campionato e come si potrà concludere?
“Questa è una risposta che non riuscirebbe a dare neanche la Sibilla Cumana o qualche vate – attacca Grassi -. Io credo che con grandissime difficoltà arriveremo alla fine perché tra gli interessi in gioco c’è anche la regolarità del campionato, che in un modo o nell’altro finisca con promozioni e retrocessioni. Però il contesto in cui eventualmente si finirebbe sarebbe da tregenda, scusate l’espressione forse anche un po’ esagerata. Tenuto conto di quello che sta ancora suggerendo, non si vede assolutamente una fine di questa epidemia, non so francamente come, anche perché sto dicendo ai miei colleghi da un po’ di tempo che si potrà sì ricominciare ma se non sarà cessata completamente l’epidemia e ci fosse anche solamente un nuovo caso in una società, con conseguente quarantena obbligata, verrebbe meno la regolarità del campionato perché quella squadra uscirebbe. Anzi secondo me salterebbe la regolarità di tutti e tre i gironi perché ci sarebbe una condizione di disparità. Quindi secondo me in quel momento lì il campionato sarebbe di nuovo finito. Questo per dire quanta alea c’è anche nel continuare”.

Lei è stato il primo a parlare di cassa integrazione per i calciatori e di sospensione di tasse e contributi per le società di calcio.
“Diciamo che in queste cose mi sono venuti un po’ incontro: hanno capito che quest’idea, che veniva dal mondo dell’imprenditoria, non era sbagliata. Non era così difficile arrivarci. In serie C soprattutto i calciatori sono lavoratori dipendenti che guadagnano qualcosa in più dei lavoratori normali, parliamo di stipendi lordi da 30-35-40mila euro, e quindi non avevamo a disposizione altri strumenti se non l’applicazione della cassa integrazione in deroga. Però anche qui aspettiamo i decreti attuativi perché nel calcio abbiamo buste paga un po’ particolari: io credo che se andrà tutto bene magari ci sarà un mese, il mese di marzo, il cui costo potrà essere abbattuto dalla cassa integrazione. Il problema drammatico è che non sappiamo quante aziende che di fatto mantengono la serie C soffriranno per questo tempo delicato. Noi come Grabo da lunedì avremo in cassa integrazione tra l’80 e l’85% dell’organico, questo significa che realisticamente quest’anno si chiuderà con una riduzione dei fatturati di almeno il 30%. Immaginate cosa significhi questo per un’azienda. Io credo che il problema più grosso non sia quello di finire il campionato, perché in qualche modo lo finiremo, ma chi si iscriverà e cosa faremo l’anno prossimo”.

Lei ha proposto qualcosa per il futuro…
“Le proposte sono tante e le mie sono valide o discutibili come quelle di chiunque altro faccia questo mestiere. Mi sono permesso una settimana fa circa di lanciare proposte molto molto radicali, la prima delle quali sarebbe il lancio di una costituente del calcio, dove dovrebbero esserci tutte le forze in campo: il governo, attraverso il ministro dello Sport, il Coni, le Leghe, perché ciascuna Lega ha interessi molto diversi, gli arbitri, l’Associazione Calciatori, gli allenatori, i procuratori stessi, che sono una delle forze più importanti del calcio. Un po’ com’è successo dopo la seconda guerra mondiale, in cui tutte le forze politiche, sociali, economiche e intellettuali si misero attorno a un tavolo e poi crearono quello strumento meraviglioso che ancora ci regola che è la Costituzione. Quindi secondo me questo tavolo di lavoro, ma a me piace più la parola costituente, dovrebbe dettare le regole per i prossimi trent’anni e tenuto conto anche di quello che è il calcio europeo, di quelli che sono i Paesi più avanzati del nostro, dove c’è una migliore mutualità, dove anche i risultati sportivi sono oggettivamente migliori dei nostri. Questa epidemia, che io ho chiamato anche guerra, quando sarà finita dovrebbe portare a porre le condizioni per ripartire meglio di prima. Questo è il mio auspicio perché tutto quello che stiamo vivendo: i morti, i disagi, la distruzione economica lascino almeno un’eredità positiva”.

Alla guida della Legapro ci vuole il presidente di un club?
“L’ho detto come provocazione perché francamente credo che il nostro attuale governo stia facendo quello che è nelle possibilità. Uso una parola forte, si sbattono, perché capiscono benissimo che le società sono in sofferenza e il campionato è da completare. Dal punto di vista umano non ho nulla da rimproverare a Ghirelli e al suo staff, alle persone che ci rappresentano. Quello che io dico, e non sono solo io a dirlo ma siamo in tantissimi, è che vorremmo nel futuro, quando ci saranno le condizioni e si farà un nuovo governo, che ci sia un presidente che provenga dalle nostre fila perché solo noi sappiamo fino in fondo, sulla nostra pelle, cosa voglia dire mantenere in queste condizioni una società di serie C”.

Questo interesse per il futuro fa pensare ad un suo ripensamento sul disimpegnarsi a fine stagione dalla società biancorossa.
“Ho già detto da qualche mese che vorrei mi fosse allontanato questo calice perché questi ultimi due anni sono stati una via Crucis. Quello su cui sto lavorando è che ci possa essere una continuità seria: che ci siano delle persone che abbiano a cuore la continuità del Rimini inteso come calcio professionistico, che capiscano che bisogna avere un approccio significativo nei confronti del mondo del calcio giovanile e delle famiglie, che alla fine il calcio in una città rappresenta anche un servizio. Immaginate la sofferenza anche delle persone anziane, che sono anche i nostri tifosi, che magari non potranno più vedere calcio fino alla fine del campionato. Molti di loro stanno soffrendo perché devono stare in casa. Il calcio è un fenomeno ricreativo e sociale molto importante. Bisognerebbe che chi prendesse il mio posto partisse da questi principi e sappia che è anche un sacrificio, non è una vetrina e non è un ballo in maschera”.

Subito dopo la fine della diretta Grassi mi chiama al telefono.
“Non mi avete fatto aggiungere che vorrei salutare tutti i tifosi del Rimini, testimoniandogli la mia vicinanza in questo momento per tutti difficile, soprattutto nei confronti di chi in questo momento è sofferente. Un pensiero va poi al nostro giovane calciatore Lorenzo Fabbri, centrocampista dell’Under 16 di mister Bonesso, che purtroppo ha perso il papà. Un abbraccio a lui e alla sua famiglia”.