Debora ha le mani in pasta con i bambini e l’orfanatrofio, Maria Chiara si spende sullo stesso progetto, Stella e Valentina affiancano i ragazzi sostenuti a distanza girando con portabagagli pieni di cibo per un villaggio molto povero dello Zambia.
Sono le quattro “moschettiere” di Carità senza Confini, la onlus sammarinese da anni impegnata in progetti di promozione umana in varie parti del mondo e in particolare in Africa. E proprio il Continente Nero è stata la terra raggiunta da queste volontarie del Titano per alcune settimane (ma anche mesi) di volontariato.
Stella Paoletti, ad esempio, ha fatto in tempo a chiudere i libri e a festeggiare la maturità raggiunta brillantemente che era già in viaggio per un mese intero di volontariato a Cillebombo, a 20 km dal confine. Con lei, a rimboccarsi le maniche anche Valentina Capicchioni (25 anni, maestra elementare) e don Raimondo, l’assistente spirituale. Anche nelle condizioni precarie in cui hanno vissute le due giovani, “abbiamo voluto vivere come i locali, mangiando anche lo stesso cibo, senza alcuna differenza nel piatto” assicurano con il sorriso sulle labbra.
Debora Benedettini si occupa di seguire il progetto dei centri nutrizionali. A Lusaka, nella capitale dello Zambia. Maria Chiara Baiocchi ha scelto di affiancare i bimbi assistiti dall’orfanatrofio di madre Teresa di Calcutta.
Tutte queste realtà, e anche altre scuole attive in altre zone dell’Africa, sono legate a “Carità senza Confini”. La onlus infatti ha avviato da decenni progetti di varia natura, a partire dal sostegno a distanza di bambini e ragazzi, anche per permettergli una scolarizzazione.“Attualmente i sostegni a distanza garantiti in maniera stabile e continuativa da Carità senza confini sono 480 – spiega giustamente orgogliosa la presidente della onlus dal cuore grande, Rita Berardi -Inoltre, stiamo sostenendo anche la scolarizzazione, e in varie forme, di oltre 700 bambini e ragazzi”.
Questa attività senza confini è poi sostenuta da viaggi nei vari Paesi per verificare come procedono i progetti e poter “restituire” a San Marino e a quanti aiutano, il bene prodotto.
Un’altra faccia dei progetti: un pasto al giorno, sostegno a distanza, Michi per lo studio, lotta contro la malnutrizione, microprogetti, bomboniere solidali.
L’elenco in realtà è ancora più lungo e diversificato, ma è tutto racchiuso in una parola: carità. “Non l’elemosina, ma la carità latina: tutto quello che si fa, è fatto per amore dei più deboli”.
Rita si spende 365 giorni l’anno e senza limite di ore e di chilometri – insieme a tante altre persone – per questa realtà che ha già tagliato l’importante traguardo dei 40 anni. Ed è lanciata verso il mezzo secolo con lo stesso spirito delle origini e una maggiore consapevolezza. E pensare che tutto nasce da un semplice Mercatino della Speranza. Era il 1978 e l’impegno di questo gruppo primordiale di donne sammarinesi diventa un gruzzoletto consegnato all’allora parroco di Borgo Maggiore per la realizzazione di micro-progetti in alcune aree dello Zambia. Oggi quella iniziativa è diventata una multiforme carità della Chiesa locale. Che si esprime pure con tante volontarie che dal Titano abbracciano l’Africa.
Paolo Guiducci
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