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Nazionale Rimini

#decreto sicurezza: il parere della Lisi e di Zoccarato

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 28 set 2018 15:32 ~ ultimo agg. 1 ott 09:40
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Appena approvato – anche se ancora deve ricevere la firma dal Colle – il #decretosicurezza del Governo ha messo in allarme associazioni e comuni. Secondo chi lavora nel settore, e chi si occupa di immigrazione, più che decreto sicurezza, quello che sta per entrare in vigore è un decreto insicurezza.

“Non parlo dal punto di vista delle organizzazioni umanitarie che si mettono dalla parte di qualcuno da difendere  – dichiara il Vicesindaco di Rimini e Assessore ai servizi sociali Gloria Lisi ai microfoni di Radio Icaro – il problema sarà di tutti, sarà un problema di sicurezza. Tutte le persone che adesso hanno il permesso umanitario non l’avranno più”.

Il provvedimento colpisce soprattutto l’istituto dello Sprar, il sistema pubblico per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, diffuso su tutto il territorio italiano – per la precisione 1.200 comuni – che attualmente ospita 35.881 rifugiati e richiedenti asilo.

“La parola Sprar non è presente nel decreto -prosegue Gloria Lisi – è in atto la soppressione dell’unico sistema che funzionava e la distruzione di un percorso che è durato 20 anni e che poteva andare a sistema. Lo sprar non serviva tanto a gestire un’emergenza ma a rendere autonome le persone, integrate, date che, nel momento in cui trovano un’attività lavorativa, non sono più sulle spalle di nessuno. Con il nuovo decreto, che taglia i posti Sprar da 35mila a 10mila, tutte queste persone ce le ritroveremo in strada, senza dimora, facile preda di chi li vorrà sfruttare per lavorare e per farci altro. Non saranno più conteggiabili, niente più iscrizione anagrafica, niente lavoro regolare, e andranno ad alimentare il senso di insicurezza e illegalità che non sarà più solo una percezione. Fare queste scelte vuol dire consegnare il paese in una situazione di caos e non possiamo immaginare i tempi bui che ci aspettano”.

Lo scorso mercoledì 19 settembre si è svolto un incontro di Anci per affrontare le tematiche del decreto legge, che ancora – in quei giorni – non era stato approvato.

“All’incontro c’erano amministratori di tutte le estrazioni politiche. Ci aspettavamo una misura di questo tipo ma siamo rimasti shockati. Tra l’altro l’Anci non ha avuto neanche il tempo di studiare il decreto. Lo abbiamo saputo all’ultimo: uno strappo istituzionale che non si è mai verificato prima. Perché il problema, alla fine, sarà degli amministratori. Noi ci troveremo a gestire dei territori non più sicuri. Immaginate tutte le persone accolte in questo momento per motivi umanitari che vanno per strada oppure vengono reindirizzate ai Cas, i centri di accoglienza straordinaria che raccoglieranno 3, 400 persone. Com’è possibile fare integrazione così? Il modello della nostra regione puntava ad una accoglienza diffusa, con piccoli numeri. Ora non sarà più così e comuni di meno di 5mila abitanti potrebbero trovarsi un Cas con centinaia di rifugiati”.

“Inoltre – conclude la Lisi – si perderanno tantissime opportunità di lavoro per i ragazzi e non solo: ci sono contratti di affitto per lo Spraro, contratti di lavoro coi professionisti dell’integrazione, e tanti altri problemi”.

Diverso il parere di Matteo Zoccarato, consigliere comunale della Lega, che plaude al decreto sicurezza.

“Le indicazioni di Salvini sono chiare, anche se il decreto potrebbe subire ancora delle modifiche. Il sistema Sprar non funzionava, e spendeva soldi e risorse per formare e integrare delle persone che spesso non vedevano riconosciuta la domanda di accoglienza ed erano quindi costrette a tornare nel loro paese”.

Come risponde ai timori del vicesindaco?

“I timori della Lisi non sono fondati, perché il decreto parla chiaro: chiunque venga preso in flagranza di reato avrà la domanda sospesa e tornerà a casa”.

L’assessore Lisi fa riferimento a 20mila persone che si troveranno escluse dal sistema di accoglienza. Non si crea un problema sociale?

“Anche in questo caso i timori della Lisi non hanno senso, perché quelle persone verrebbero trasferite nei CAS, e smetterebbero di seguire l’iter dello sprar, con conseguente minore spreco di risorse. Se poi al termine del percorso potranno rimanere in Italia perché la loro domanda rispettano tutti i requisiti allora bene”.

Salverebbe qualcosa del sistema sprar?

Butterei tutto nel cestino. Per me era da interrompere da tempo. Ho fatto numerose interrogazioni parlamentari. L’invasione va fermata. E’ vero che in parte i contributi sono ministeriali ma c’è anche un investimento del comune di Rimini. Quindi, a mio avviso, si risparmiano risorse che venivano spesi in un progetto che non funzionava. Inoltre lo Sprar rimane in piedi per i minori non accompagnati e per i rifugiati politici”