Indietro
menu
Valconca

Casa madre del perdono compie 10 anni

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: < 1 minuto
mer 5 set 2018 07:43 ~ ultimo agg. 12 set 15:29
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura < 1 minuto
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Sulla porta della casa compare una grande scritta: “Beati i misericordiosi”. All’interno ci sono 15 “recuperandi”, ovvero carcerati impegnati in un percorso di recupero, diversi volontari e il responsabile Matteo Giordani con la moglie Rosanna. Questa è “Casa Madre del Perdono”, sulle colline riminesi della Valconca, una struttura nata dal costato dell’associazione Papa Giovanni XXIII. Il fiocco azzurro dieci anni fa. Per festeggiare il traguardo, domenica 9 settembre è festa: ritrovo alle 16, la messa alle 16.30, storie e testimonianze dei protagonisti, apericena a buffet quando l’ora è quella giusta, intorno alle 19. “A tutti coloro che entrano chiediamo un colloquio con un recuperando e di adottarlo nella preghiera” dice Giorgio Pieri. Nel 1998 c’era lui a guidare questa avventura in fieri, ora ha lasciato il testimone nelle mani di Matteo ed è filato su a Coriano, a Casa Betania, luogo storico per la Papa Giovanni (qui si fece carne la prima casa famiglia), per riproporre una Casa e il modello Cec che la contraddistingue. Cec, ovvero Comunità educante con i carcerati.

“Comunità educante con i carcerati e non per i carcerati. – rilancia Giordani, 39 anni e un diploma da geometra riposto da qualche parte – Perché l’uomo non è il suo errore, come suggeriva don Oreste. Attraverso questa esperienza, tante persone, e non solo detenuti, si sono ritrovati, ad iniziare da Giorgio, da me e dai numerosi volontari”. Attualmente sono una quindicina i “recuperandi”: sono incamminati verso questo percorso di risalita insieme ai volontari e agli educatori. Il 50% è straniero, percentuale tipica delle carceri italiane. “Ma sono anche quelli che nessuno vuole, che non hanno altre possibilità”. L’età degli ospiti va da 22 a 62 anni. In totale, in due lustri a Montescudo sono stati accolti 300 ragazzi.

 

Continua a leggere sul sito de Il Ponte