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Sognando Nairobi

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 11 lug 2018 07:24 ~ ultimo agg. 17 lug 10:13
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L’esperienza scout si divide in più tappe: si comincia dai lupetti, i più piccoli, per poi passare all’esperienza di reparto, fino ad arrivare in Clan. Fil rouge di tutto il cammino è il concetto di servizio: mettersi a disposizione dell’altro. Un concetto che viene declinato a seconda dell’età, se nei primi anni è più vicino al gioco, quando si arriva in clan spesso si sperimenta un vero e proprio volontariato.

In particolare, per il clan, ogni anno, ai ragazzi viene proposta un’esperienza di servizio individuale, in cui ciascun membro della comunità abbia la possibilità di mettersi in gioco e donare se stesso nell’aiutare i più deboli, i più bisognosi, gli ultimi.

Il Clan Karif, una comunità di venti giovani liceali ed universitari, che fa parte del gruppo Scout del Rimini 3, con sede presso la Parrocchia di Sant’Andrea dell’Ausa (Crocifisso), a ottobre dello scorso anno ha espresso il desiderio di poter ampliare tale opportunità, di poterla vivere non solo tutti insieme, ma in un contesto mai incontrato prima, dove il grido degli oppressi fosse così forte da non poter essere ignorato, dove potersi immergere a pieno in un’esperienza di incontro con gli “ultimi del mondo”, di condivisione, di riflessione, di fede.

E’ così che è nato il progetto di una “Route” (campo mobile che ogni estate i ragazzi del Clan effettuano insieme) diversa dal solito, una Route di servizio internazionale. A lungo si è dibattuto su quale fosse la destinazione più adatta rispetto alle richieste dei ragazzi, e, finalmente, verso Natale 2017 la meta è stata definita.

Il Clan Karif ha scelto di partire per Kibera, baraccopoli situata a Nairobi, capitale del Kenya, nell’Africa sub-equatoriale. Kibera ha una particolarità, non solo è la baraccopoli più grande della città, ma rappresenta anche lo “slum” più grande del continente Africano, con una popolazione stimata tra i 700.000 e 1.000.000 abitanti, che vivono in totale assenza di acqua potabile ( che, per chi può permettersela, va acquistata da privati), condizioni igieniche di qualsiasi tipo e assistenza sanitaria di base.

E’ un luogo di miseria, di malattie terribili come l’HIV, di abbandono totale, un paradosso se si pensa alla ricchezza della capitale kenyota, dove sorgono ville in perfetto stile hollywoodiano e dove la vita scorre al pari di una qualsiasi metropoli occidentale, tra agio e divertimenti. Eppure ai margini di tanta ricchezza vi sono le realtà delle baraccopoli, dove sopravvivere diventa una sfida quotidiana.

Ma quale sarà l’obiettivo del Clan una volta giunto a Kibera?

Lo slum kenyota, purtroppo, è tristemente famoso per un fenomeno dai numeri sconcertanti, quello degli street children, ovvero i bambini di strada. Si tratta di minori che spesso perdono il contatto con la famiglia di origine, perché orfani o perché questa non riesce più a provvedere ai bisogni primari dei piccoli, che quindi finiscono in strada, dove vivono di stenti, organizzandosi in bande per sopravvivere alle violenze che la vita di strada comporta.

Questi bambini, però, possono ancora ritrovare un futuro, grazie ad associazioni come Amani for Africa, con la quale il Clan Karif è entrato in contatto, che finanzia e gestisce, assieme al missionario comboniano Padre Renato Kizito Sesana e a tanti operatori autoctoni, alcune strutture finalizzate al recupero di bambini e bambine che hanno sperimentato l’esperienza della strada.

I ragazzi riminesi, in particolare, saranno ospiti del Kivuli Center, dove vivono fino a 60 minori che, dopo un’iniziale fase di prima accoglienza e riabilitazione, a Kivuli (“ombra”/”rifugio” in Swahili) trovano assistenza e protezione per lunghi periodi. Il centro si propone non solo di offrire ai bambini un letto, pasti, vestiti e assistenza sanitaria, ma si impegna affinchè i piccoli possano essere rieducati all’infanzia, al gioco, alla vita comunitaria, e possano ricevere un’istruzione.

Il Clan Karif si occuperà di affiancare gli operatori quotidianamente, mettendosi in gioco con i piccoli abitanti di Kibera condividendo con loro il percoso di recupero dalla dura vita che facevano prima. I ragazzi del Clan hanno lavorato a lungo per perseguire questo sogno, che ora ha preso forma concreta; da Novembre, infatti, l’impegno comune è stato quello di trovare finanziamenti tramite le attività più disparate come facchinaggio, imballaggio, animazione a feste e matrimoni, servizi di catering, il tutto per rendere il più possibile accessibile economicamente il viaggio a tutti i membri del clan.

Il progetti del Clan Karif, però, non si esaurirà una volta rientrato in Italia; i ragazzi, infatti, organizzeranno iniziative di restituzione al territorio, per sensibilizzare tramite l’esperienza vissuta i cittadini riminesi su temi come la povertà, l’accoglienza, la relazione e l’incontro con le realtà Africane.

L’esperienza sarà sicuramente una sfida, ma aprirà occhi e cuore agli scout, che, per due settimane, sperimenteranno l’esperienza missionaria sulla propria pelle, interfacciandosi con la povertà estrema, con gli ultimi e con gli oppressi, con i “rifiuti” della metropoli di Nairobi, i quali però non hanno smesso di sperare in un futuro migliore e, soprattutto tramite il recupero dei bambini, cercano riscatto e condizioni di vita migliori per le generazioni future. L’incontro con gli abitanti dello “slum” sarà un insegnamento prezioso, che i ragazzi non vedono l’ora di condividere con la comunità italiana di origine, al loro ritorno dal grande continente Africano.

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