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Se la morte non è più una livella

In foto: Repertorio
Repertorio
di Silvia Sanchini   
Tempo di lettura lettura: < 1 minuto
ven 27 apr 2018 10:45
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Morire a 27 anni, in circostanze drammatiche, può assumere contorni molto diversi.

In questi giorni tutto il mondo piange Avicii, dj svedese scomparso in circostanze drammatiche ancora da chiarire, ma sulla panchina in cui sei morto tu, Makha Niang, non c’è nemmeno un fiore. Anzi, la tua memoria e il nome della tua famiglia sono già stati infangati, anche se tu eri incensurato.

A due passi da dove vivo, nella nostra città, hai detto addio alla vita nell’indifferenza o, peggio, nello sdegno dei più.

Si può morire per droga, per vendetta o perché non si riesce a tollerare il peso del successo o per molti altri motivi che forse non conosciamo. Ma niente rende più o meno accettabile la morte, soprattutto se hai 20 anni o poco più.

Certo, nessuna giustificazione per chi compie del male. Ma in questo caso, è evidente, la morte non è stata una “livella”.

Perché se ti chiami Makha e sei morto su una panchina a Rimini, in una notte di primavera, non hai diritto neppure a un briciolo di pietà.