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Ignora l'autistico

In foto: repertorio
repertorio
di Stefano Rossini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 15 gen 2018 17:14 ~ ultimo agg. 19 gen 16:37
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“Giulio a scuola mi infastidisce”.

Giulio è un nome di fantasia, come Marco, quello dell’altro bambino protagonista di questa storia. Entrambi hanno dodici anni, fanno la seconda media.

Giulio è un bimbo autistico che ha scoperto di condividere alcune passioni con Marco. Assieme hanno parlato delle serie e dei fumetti preferiti, dei loro mondi di fantasia e di quello che gli piace, fino a che Marco è rimasto soddisfatto, Giulio no.

Giulio, come capita a molti ragazzi autistici, è monotematico e passerebbe giornate intere a parlare di ciò che gli piace, senza pensare ad altro. I due amici sono in classe assieme dalla prima, e le difficoltà sono venute fuori quasi subito.

Il primo anno si è diviso tra momenti in cui le cose andavano meglio e momenti peggiori. La differenza, quasi sempre, la faceva la presenza dell’insegnante di sostegno che accompagnava Giulio e lo aiutava nei momenti in cui era preda della voglia di chiacchierare.

Quando l’insegnante era assente, Giulio andava secondo il suo umore, se era più agitato e desideroso di stare con Marco la situazione diventava ingestibile, e continuava a trovare nell’amico un orecchio sempre disposto ad ascoltarlo, anche quando quest’ultimo non aveva voglia o era attento alle lezioni.

Fino a che alcuni insegnanti, nel vedere che Giulio si focalizzava su Marco, hanno deciso di lascarlo lì, delegando a lui il compito di aiutarlo, in modo che il resto della classe non fosse disturbato.

 

Epilogo:

Ieri: “Ciao Marco, allora, come va con Giulio?”,

“Bene, ha smesso di infastidirmi”.

“Cos’è successo?”.

“Lo ignoro, non lo ascolto più. Adesso va da altri”.

 

Mi sono sentito impotente, e arrabbiato. E’ vero che la vita e la crescita ci fanno venire un po’ di scorza, ma è avvilente pensare che il malfunzionamento del sistema scolastico – per quanto riguarda la gestione dei ragazzi con bisogni speciali – porti gli alunni e i compagni a sviluppare un sentimento di indifferenza per sopravvivere, perché chi avrebbe dovuto occuparsi di aiutare l’inserimento e l’integrazione non l’ha fatto o non è stato messo in condizione di farlo.

Per me è una grave sconfitta pensare che Marco esca dalle medie avendo imparato che le persone un po’ insistenti perché sofferenti di diverse patologie vadano ignorate.

Compito della scuola non è solo l’insegnamento delle materie di studio, ma anche la vita in società. Scoprire diversi ritmi di studio (non solo il proprio), diverse esigenze, diversi approcci e imparare a lavorare e vivere in gruppo.

La scuola ha tanti problemi, è risaputo, e non c’è bisogno di sparare sulla croce rossa. Ma alcuni di questi problemi sono – a mio parere – più gravi di altri. Perché le lacune dello studio si possono sempre colmare in un secondo tempo, mentre per la buona convivenza si rischia di perdere un treno che non passa più.