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Prostituzione: modelli europei e dure testimonianze. L'incontro a Rimini

In foto: l'incontro di ieri sera
l'incontro di ieri sera
di Lucia Renati   
Tempo di lettura lettura: 5 minuti
mar 7 feb 2017 17:37 ~ ultimo agg. 9 feb 09:08
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Sala gremita ieri sera al museo della città di Rimini all’incontro “La visione antropologica della donna e il fenomeno della prostituzione” promosso da Associazione Papa Giovanni XXIII e Agesci all’interno del Progetto Culturale Diocesano a supporto della campagna di sensibilizzazione “Questo è il mio corpo”, sul tema della prostituzione. La Comunità di Don Benzi chiede al Parlamento di approvare la proposta di legge che andrebbe a punire il cliente dello sfruttamento sessuale. Toccante la testimonianza di Marie, dalla Germania, dove la prostituzione è legale.

Marie Merklinger è una ex prostituta, si considera una sopravvissuta. Una storia, la sua, di soprusi e di abusi in una paese, la Germania, dove la prostituzione è stata legalizzata nel 2002. La realtà che racconta del suo paese, è quasi incredibile, ma vera: “Non è una professione, non è sesso, non è un lavoro, è solo un abuso”. “In Germania sta esplodendo il traffico. ma è difficile combatterlo finché tutti pensano che sia una scelta, se dall’altra parte c’è una prostituzione legalizzata. C’è stato il caso di uno sfruttatore 62enne finito in tribunale con l’accusa di traffico e abusi sessuali su una 14enne. Ma la ragazzina ha detto che lo faceva perché lo amava e questo è bastato per farlo rilasciare”.

L’incontro di ieri al museo della città di Rimini è stato occasione per la comunità Papa Giovanni XXIII di rilanciare la campagna “Questo è il mio corpo”. La Comunità di Don Benzi chiede al Parlamento Italiano di approvare la proposta di legge Bini che vuole, sull’esperienza di altre legislazioni europee, punire il cliente dello sfruttamento sessuale, ma anche avviare per lui un percorso di recupero.

Ci sono circa 400.000 donne prostituite in Germania, anche minorenni. I bordelli, sono gestiti come hotel, così le donne devono consegnare la maggioranza dei propri guadagni ai proprietari come affitto –vivono e lavorano nelle stesse stanze. Circa il 90% viene da popolazioni emarginate dell’Europa dell’Est, e non possono denunciare le violenze che subiscono alla polizia perché resterebbero senza casa e senza lavoro. In ogni caso, la polizia non può fare molto, perché quello che accade nei bordelli è legale.

Non sono solo le donne prostituite ad essere colpite, ma tutta la società: “Quando vado nelle scuole le ragazzine mi raccontano le richieste sessuali estreme dei loro fidanzati che non conoscono altro modo per stare insieme se non quello che vedono nei porno su internet, al quale hanno libero accesso. Su internet in Germania i ragazzi trovano le pratiche sessuali più aberranti. È un disastro, per tutta la società”.

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Il resoconto della serata a cura di APG23

Dopo l’accoglienza di Alessandra Cetro (Agesci) ha aperto Kristian Gianfreda (campagna “Questo è il mio corpo”) dando una fotografia di come venga affrontata la prostituzione in Europa, mettendo a confronto attraverso i dati i diversi modelli, quello “nordico” che prevede la punibilità del cliente in quanto rappresenta la domanda in un mercato lesivo dei diritti e della dignità umana e quello (adottato in Germania) che regolamenta la prostituzione come una professione: chi la esercita dovrebbe pagare le tasse, iscriversi ad un registro e beneficiare di assistenza sanitaria.

La senatrice Francesca Puglisi, promotrice al Senato del progetto di legge che sostiene il modello nordico, ci ha ricordato come “la domanda di prostituzione sia uno dei più grandi fattori che alimentano il fenomeno e la politica non può stare con gli occhi chiusi. Oltre a punire il cliente dobbiamo aiutare le donne ad uscire dalla prostituzione e aiutarle a inserirsi di nuovo nella società. Le esperienze europee ci dimostrano come il modello del Nord Europa stia dando risultati positivi mentre il modello tedesco invece è demagogico con una grande presa populista e va sconfitto con una grande campagna di mobilitazione. Affianchiamo la Comunità Papa Giovanni XXIII e l’Agesci: le istituzioni devono fare la propria parte. Dobbiamo inoltre puntare alla scuola, all’ educazione, al rispetto che ci deve essere tra ragazzi e ragazze”.

Il questore di Rimini Maurizio Improta ha parlato di quale sia la situazione sul nostro territorio. Abbiamo cercato di dare fastidio ai clienti con la presenza sulle strade e creando il danno economico alle prostitute: toccare nelle tasche gli organizzatori della prostituzione potrebbe ineffetti essere la soluzione. Le ragazze vengono ascoltate da persone che non capiscono nulla digeopolitica, di psicologia e non sanno porre le domande giuste. In questo modo facciamo unfavore ai trafficanti: essi le istruiscono per rispondere in un certo modo e quindi ottenere facilmente il permesso di soggiorno. La difficoltà per noi nell’ attività di contrasto al cliente è convincere la ragazza a parlare, a denunciare. Inoltre pensate ai proprietari di residence, di alberghi che non registrano anzi favoriscono la prostituzione.. come possiamo poi noi intervenire, capire come contrastare? E’ davvero complesso. Dobbiamo riuscire a capire cosa c’è dietro alla provenienza di quella donna, non tanto da dove viene ma quello che si cela dietro alla sua presenza in Italia. Perché nel momento in cui noi diamo un permesso di soggiorno abbiamo fatto un favore all’organizzazione che le ha fatte tranquillamente arrivare in Italia: le abbiamo sì salvate dal mare in mezzo al mediterraneo ma le stiamo preparando a un’ attività sul marciapiede da cui non usciranno più. Ben venga l’abbassamento della domanda per affrontare il problema. Rimini non si sviluppa economicamente certo per l’aumento dei locali delle prostitute! – Altro problema,- conclude, – è che le ragazze non denunciano più mentre noi abbiamo bisogno di storie e testimonianze per intervenire.  E’ un mondo drammatico e a volte ci sentiamo inutili perché non riusciamo a sfondare un muro anche di collaborazione da parte di chi dovrebbe fornirci gli strumenti per intervenire”.

Clou della serata, e momento di grande commozione, la testimonianza di Marie Merklinger, tedesca, “Sopravvissuta alla prostituzione” come si definisce. Marie, per trovare un senso alla violenza subita, è diventata attivista di “Space International” E oggi aiuta le ragazze a recuperarsi dalla prostituzione. La sua non è una storia di una persona oggetto di tratta, lei la prostituzione l’aveva scelta come lavoro. “Ma – racconta con le lacrime agli occhi, – che scelta ci può essere quando sei disperata e non hai opportunità? Avevo due figlie da sfamare, la mia ricerca strenua di un lavoro regolare non aveva mai risposte positive, avevo 40 anni e poche possibilità. Ho pensato che fosse un lavoro come altri. – Marie dopo un po’ ha cominciato ad avere problemi psichici – Lì ho cercato aiuto – continua – ma il sistema sanitario tedesco è stato del tutto assente. Tre anni di questa professione mi avevano distrutta. Ero una persona abusata nell’intimo. Non si può definire lavoro dover subire i bisogni di uomini di cui non sopportavo neppure l’odore… figuriamoci tutto il resto. L’unica soluzione – conclude – è punire il cliente. Non si vendono frigoriferi al Polo Nord perché non c’è bisogno”.

Ilaria Baldini di Resistenza Femminista e operatrice in un centro antiviolenza ha illustrato i risultati di uno studio fatto sulle vittime di violenza affette da sindrome da stress post traumatico evidenziando come le persone in prostituzione risultino tra le più brutalmente abusate. Irene Ciambezi ha raccontato l’impegno delle Unità di strada delle Comunità Papa Giovanni XXIII, soffermandosi su quanto sia allarmante la situazione della prostituzione minorile in strada oggi, soprattutto quella delle nigeriane in seguito ai flussi di migranti che arrivano con gli sbarchi nel canale di Sicilia. “Ci sono in strada ragazzine anche di 13/14 anni” ha ammonito.

Rachele Nanni, psicologa e psicoterapeuta responsabile programma aziendale di psicologia Asl Romagna ha evidenziato come sia complesso costruire un profilo psicologico della persona che si prostituisce, ma è invece possibile ricostruire ciò che scatta nella persona nel momento in cui ci si pone in una relazione di aiuto: meccanismi di paura inadeguatezza vergogna.

A conclusione della serata Gianfreda ha rimandato alla campagna “Questo è il mio corpo” promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e da un cartello di associazioni. L’incontro è stato organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e dell’Agesci all’interno del Progetto Culturale Diocesano. La campagna sostiene l’introduzione in Italia del modello nordico. Si può aderire e sostenerla firmando una petizione.