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La percezione delle mafie

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 11 nov 2016 14:00 ~ ultimo agg. 17 nov 16:27
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La mafia esiste anche nella provincia di Rimini e ne sono consapevoli i giovani studenti delle scuole superiori e i loro genitori. Questo è il dato principale che emerge dal rapporto “La percezione delle mafie. Studenti e Genitori a confronto” presentato questa mattina all’Istituto Tecnico Commerciale “Valturio” di Rimini da Stefania Crocitti, che ne ha curato la stesura, durante Anticorpi l’evento per promuovere la cultura della legalità e la cittadinanza responsabile dell’osservatorio sulla Criminalità della Provincia di Rimini.
Nei mesi scorsi l’Osservatorio, in collaborazione con la Regione Emilia Romagna e l’Università di Bologna, ha somministrato a studenti frequentanti le scuole secondarie superiori della provincia riminese e ai loro genitori un questionario per testare conoscenze e percezioni della presenza mafiosa nelle nostre città. Il questionario è stato distribuito negli Istituti Tecnici Commerciali Valturio, Gobetti e Molari e nei Licei Serpieri, Eistein, Valgimigli e Volta. Il campione di ricerca è composto da 388 studenti che nell’anno scolastico 2015-2016 frequentavano le scuole secondarie di secondo grado del territorio della provincia di Rimini e da 339 genitori (padre o madre) per un totale di 727 persone.

 

“Dall’indagine è emerso un quadro complessivo di presa d’atto della presenza delle mafie nella provincia di Rimini –  spiega Stefania Crocitti -. Questa presenza, peraltro, non è sporadica ma è ormai una presenza stabile. Gli ambiti all’interno dei quali l’infiltrazione mafiosa è maggiore sono, in primo luogo, quelli economici (commercio, edilizia e turismo) e, secondariamente, quelli della politica e della pubblica amministrazione. Gli studenti e i genitori intervistati ritengono, inoltre, che il traffico di droga, il riciclaggio del denaro sporco e lo sfruttamento della prostituzione rappresentino le principali attività criminali a Rimini, mentre altre attività illegali – quali l’usura, le frodi fiscali, lo smaltimento illecito di rifiuti, la corruzione – non vengono percepite come attività delle mafie presenti sul territorio riminese. Così in realtà non è (come dimostrano anche le operazioni di polizia e della magistratura); tuttavia, tali attività sono meno visibili – fanno meno notizia – e, pertanto, non sono conosciute come attività mafiose”.

 

Dalla ricerca è emerso che mentre gli studenti ripongono molta fiducia nelle Forze dell’ordine e in un “maggior controllo del territorio”, i genitori, invece, ritengono che “colpire la mafia negli interessi economici” rappresenti uno strumento più efficace nella lotta alle mafie. E’ interessante sottolineare che in entrambi i gruppi – con una percentuale di poco più elevata nel campione dei genitori – si manifesta l’opinione che “educare i giovani alla legalità” sia un’efficace misura per evitare il radicarsi, a livello locale, di un metodo mafioso, così riconoscendo importanza a quell’impegno civico e alla cultura della legalità che, fino ad oggi, hanno rappresentato uno dei principali “anticorpi” per resistere all’infiltrazione delle mafie al Nord.

 

La percezione delle mafie. Studenti e genitori a confronto