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Tenerezza e misericordia possono salvare il mondo?

di Mario Galasso   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 9 dic 2015 10:08
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Siamo cresciuti credendoci autorizzati a saccheggiare il pianeta, ora sappiamo che la crisi ambientale è crisi antropologica ed è legata al modello di sviluppo.
Con la sua grande enciclica sul clima, la “Laudato sì”, Papa Francesco ha invocato misericordia e compassione per questo pianeta, la nostra casa comune. In questa terra così lacerata e ferita, servono gesti di tenerezza, di comprensione e di misericordia.

Pur consapevoli della situazione, siamo rassegnati, abbiamo rinunciato al cambiamento. Siamo centrati su noi stessi, sul nostro successo. Siamo abituati a giudicare l’altro: non c’è spazio per comprensione e misericordia.

 
Come cambiare?
Facciamoci aiutare da Papa Francesco. Oltre un anno fa aveva annunciato “siamo entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli”; a Sarajevo, nel giugno scorso, ha affermato “Nel contesto della comunicazione globale, si percepisce un clima di guerra. C’è chi questo clima vuole crearlo e fomentarlo deliberatamente, in particolare coloro che cercano lo scontro tra diverse culture e civiltà, e anche coloro che speculano sulle guerre per vendere armi”. Per questo, giorni fa ha esclamato: “coloro che operano la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti”, aggiungendo, poi: “le guerre sono un’industria, un affare di armi, un peccato, distruggono l’umanità… Si devono fermare”.

 
Da persona capace di leggere il mondo e offrirci prospettive ecco, allora, indicarci la strada per salvarci: il Giubileo della Misericordia. “Sentire misericordia, questa parola cambia tutto. È il meglio che noi possiamo sentire: cambia il mondo. Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto.”. Nella bolla Misericordiae Vultus chiarisce ulteriormente il concetto, anche in un’ottica ecumenica: «La misericordia possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa. Essa ci relaziona all’Ebraismo e all’Islam, che la considerano uno degli attributi più qualificanti di Dio».

Eccolo, nel suo stile di pastore, prenderci per mano per accompagnarci lungo questa strada: “Per essere misericordiosi sono necessari due atteggiamenti”. Il primo è la conoscenza di se stessi: Dobbiamo essere consapevoli che stiamo facendo, tante cose imperfette, scorrette, inique. È vero non abbiamo ammazzato nessuno, ma in tante piccole cose, in tanti gesti quotidiani non siamo giusti, sbagliamo, manchiamo, neghiamo… e questo avviene tutti i giorni. Troppo spesso giustifichiamo le nostre mancanze scaricando la colpa sugli altri e solo raramente riconosciamo quando l’altro ci ha aiutato e ci ha facilitato la strada.
Eppure basterebbe poco, lasciarsi alle spalle l’orgoglio e la paura di essere noi stessi ed avere un pizzico di fede in più e domandarsi: “Chi sono io per giudicare questo? Chi sono io per chiacchierare di questo? Chi sono io per? Chi sono io che ho fatto le stesse cose o peggio?”
Per scoprire che l’altro è molto più simile a me di quanto possa immaginare. L’altro atteggiamento per essere misericordiosi “è allargare il cuore”, perché “un cuore piccolo ed egoista è incapace di misericordia”: Il cuore grande – ha detto Papa Francesco – “non condanna, ma perdona, dimentica”. “Se tu hai il cuore largo, grande, tu puoi ricevere di più”.

 

Il problema è che fatichiamo a crederlo e i nostri cuori sono intrisi di egoismo, avidità, avarizia, interesse, tornaconto. Un cuore grande ci fa uscire dalla globalizzazione dell’indifferenza e ci fa affermare: mi interessi, mi stai a cuore. Un cuore grande si esprime nell’umiltà e nella gratuità, si afferma silenziosamente ma efficacemente con la forza della verità. Questa è la logica del Vangelo.
Ecco allora che la misericordia ci permette di vivere la nostra fede concretamente, attivamente, quotidianamente. Dobbiamo diventare isole di misericordia nel mezzo del mare dell’indifferenza!
Mentre un manipolo di uomini perpetra odio, sangue e malvagità nel mondo di oggi, noi dobbiamo portare la cultura della misericordia nel mondo. Dobbiamo avere il coraggio di andare contro corrente e incontrare le persone, che, come me, non sono perfette. Dobbiamo dedicar loro un po’ del nostro tempo, ascoltarle, accoglierle. Dobbiamo farlo insieme, in comunità e comunione, perché è solo insieme che si cambia.
Abbiamo la consapevolezza che le strade che abbiamo percorso fino ad oggi ci hanno portato in questa situazione di sofferenza, disparità, odio. Proviamo a riporre la nostra fiducia nelle mani di Papa Francesco e, con coraggio, determinazione e fiducia, esploriamo la via che ci sta indicando.
Uniamo le mani con i nostri fratelli e sorelle, mostrando misericordia e mettendo in luce l’avidità che distrugge un benessere che appartiene a tutti noi.
Solo quando inizieremo a camminare lungo questa strada riusciremo a dimostrare come tenerezza e misericordia possono salvare il mondo, preservare la nostra casa comune e farci stare bene.