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Il consumo del suolo è la causa prima di disastri di ogni genere

In foto: esondazione del rio Marano a Riccione
esondazione del rio Marano a Riccione
di Giuseppe Prosperi   
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dom 15 feb 2015 18:16 ~ ultimo agg. 28 feb 01:10
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A Rimini quarant’anni fa un gruppo di amici – insegnanti, architetti, agricoltori – cominciò a parlare dei rischi ambientali del territorio riminese. Era il tempo delle polemiche sulle escavazioni nell’alveo del Marecchia che occorreva regolamentare in modo molto severo, se non si voleva pregiudicare uno dei più grandi bacini idrici della regione. Il gruppo, semplicemente sulla base di un’analisi dei piani di espansione urbana previsti da vari PRG comunali, si era reso conto dell’enorme quantità di suolo che in futuro sarebbe stato sottratto all’agricoltura.

Inoltre uno sguardo attento alle campagne faceva già allora percepire abusivismi, frazionamenti, scarsa manutenzione della rete scolante, progressivo aumento di terreni gestiti da contoterzisti: tutti segni non positivi per la salute dell’ambiente. Furono organizzati incontri e convegni – uno in particolare su “Agricoltura, territorio, ambiente”- per sensibilizzare cittadini e politici. Soprattutto i politici, di qualsiasi colore, si mostrarono abbastanza insensibili, talvolta anche irridenti. Ci accusavano di voler imbalsamare il territorio e fermare lo sviluppo che, in realtà, si profilava come “lo sviluppo senza progresso” di cui aveva parlato Pasolini. Poi vennero i motori immobiliari a completare l’opera.

Quarant’anni dopo è una ben magra soddisfazione accorgersi di aver avuto ragione. Meglio tardi che mai, anche se a volte può essere troppo tardi. Non ci resta che confidare che l’esempio del sindaco di San Lazzaro e di tanti altri, fra cui anche il nostro – non è sempre colpa di Gnassi – sia seguito da tutti i loro colleghi e che si ponga fine al consumo del suolo, causa prima di disastri di ogni genere.

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