Indietro
menu
Provincia Rimini Social

Immigrati con la valigia? Si comincia a partire

di    
Tempo di lettura lettura: 6 minuti
mar 12 mar 2013 15:36 ~ ultimo agg. 00:00
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 6 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Gli stranieri abbandonano il nostro paese? Stando ai numeri non sembrerebbe così. Prendiamo la nostra provincia che al primo gennaio 2011 registrava la presenza di 33.113 stranieri residenti e al primo gennaio dell’anno dopo ne registrava 34.901 con un saldo positivo di 1.788 unità. Stando agli ultimi numeri diffusi dall’Ufficio Statistico della Provincia di Rimini, un calo si può però segnalare: quello dell’incremento di residenti stranieri da un anno all’altro. Tra il 2010 e il 2011 si sono registrate 2.564 persone in più e dal 2011 al 2012 come abbiamo già detto solo 1.788: un saldo negativo di 776 unità. Resta il fatto che nel corso del 2011 ben 700 persone hanno lasciato la provincia: 630 verso altre regioni d’Italia e 70 verso altri stati esteri. Basta per spiegare quello che sta succedendo? Per leggere nei numeri quello che quotidianamente ci viene raccontato dalle persone che incontriamo per strada forse dovremo attendere di guardare le tabelle del 2013 o forse del 2014. Suor Elsa, in prima linea al centro d’ascolto della Caritas di via Madonna della Scala, a Rimini, racconta una storia diversa, una tendenza, una serie di problemi dei quali le persone (e non i numeri) parlano con lei e con gli altri operatori. Nell’ultimo anno, racconta suor Elsa, “sono tante le persone che mi hanno detto di non riuscire più a farcela con le spese quotidiane e che hanno deciso di lasciare l’Italia”<+testo_band>. Almeno tre le famiglie che recentemente sono tornate a casa.

Suor Elsa, cosa sta succedendo?
“Non possiamo generalizzare. Non ho numeri sui quali appoggiarmi, ma ho il lavoro di tutti i giorni e i volti delle persone che vengono a raccontarmi le loro storie e i loro problemi”.
Chi torna a casa?
“Ti posso raccontare di una famiglia peruviana con tre figli. La mamma era in Italia da 7 anni. Me la ricordo appena arrivata, una ragazzina. Poi ha conosciuto suo marito e insieme hanno messo su una famiglia. Lui faceva l’imbianchino. Sono stati bene”.
E adesso?
“Lui ha perso il lavoro, non pagano l’affitto da 8 mesi e sono indietro anche con le bollette. Allora ha deciso di mandare la famiglia a casa: la moglie e i 3 figli (uno doveva ancora nascere) perché non riusciva più a mantenerli. Nel corso degli anni sono riusciti a mandare a casa dei soldi e a costruire una casa. Una casa che adesso è salvezza”.
Il marito-padre è ancora qui?
“Ci ha provato. Ha cercato un altro lavoro. Ha imbiancato un albergo, un ristorante e qualche appartamento ma non c’è stato verso. Il 22 dicembre è tornato in Perù a vedere la famiglia e il figlio appena nato e si è reso conto che in Perù ci sono possibilità di lavoro per uno come lui. Per cui è definitivamente andato”.
Altre famiglie nello stesso stato?
“Sì, due famiglie: una marocchina, l’altra tunisina. Troppo poco lavoro. Hanno deciso di mandare le mogli e i figli al paese di origine dove possono vivere con i genitori. Nei loro paesi è forte il welfare familiare”.
E chi rimane, gli uomini, come riescono a sopravvivere?
“Mi hanno detto: ‘Noi siamo uomini e ci arrangiamo’. Vengono da noi, alcuni dormono in macchina oppure alla Capanna di Betlemme. Mi è capitato anche di indirizzarli verso Forlì, Cesena, Ancona e Fano. Anche lì ci sono dei luoghi dove possono essere accolti. Girano un po’. Sopravvivono”.
Ma lei suor Elsa come li consiglia? In fondo queste persone hanno figli nati in Italia, con un futuro davanti.
“I casi sono tutti diversi. Diciamo che nemmeno in Italia le cose vanno bene. Per prima cosa chiedo se nei loro paesi hanno una casa oppure qualcuno che li possa aiutare. E se qui in Italia hanno una situazione che non si può recuperare, insieme valutiamo anche il ritorno a casa… ma è veramente difficile e ci ragioniamo insieme”.
Sono solo gli uomini ad andarsene?
“No. Anche le badanti sentono i morsi della crisi. Proprio tra qualche giorno se ne va una donna che è qui da tanti anni. Mi ha chiesto se si poteva fermare qualche giorno in più a dormire qui in Caritas perché il pullman per la Romania si mette in strada sabato”.
Valigia in mano, si parte.

“Dividerò la mia famiglia. Ma è l’unica soluzione”
La storia di Samba Gallo Sow

Con la valigia in mano è anche Samba Gallo Sow, anzi la valigia il senegalese l’ha preparata alla moglie e a due dei quattro figli. In Italia dal 1978 il signor Sow ha lavorato per la stessa azienda – nell’ambito dell’abbigliamento – dal 1982. “Adesso sono in mobilità da diversi mesi, la mia azienda è fallita e io ho 55 anni. Penso a chi potrà prendermi a lavorare alla mia età e la vedo male”. Il periodo di crisi economica ha spinto Samba Gallo a prendere una decisione dura ma necessaria: dividere la sua famiglia. “Io e i miei figli grandi, 17 e 19 anni, rimarremo in Italia. Loro stanno terminando un ciclo di studi e spero che gli si apra la possibilità di un lavoro. Ma mia moglie e i miei due più piccoli, di un anno e mezzo e 8 anni torneranno a casa”.
E lui? Cosa capiterà al signor Sow? Ci confessa di non aver ancora gettato la spugna e che rimarrà in Italia per dei mesi – pensava sei – per vedere se ci sono i margini di un nuovo lavoro, e poi “mi inventerò qualcosa. In Senegal ci sono i margini di crescita. Loro vanno avanti mentre noi andiamo indietro. Non avrei mai pensato che potesse capitare questo. Ma sta capitando”.
La fase due è quella di cominciare a fare spola tra l’Italia e il Senegal per intercettare una possibilità di business da sfruttare per mantenere tutta la famiglia.
Nonostante tutto, nonostante il nero dei pensieri di Samba Gallo rimane la voglia di farcela e una consapevolezza: “tutti i miei figli hanno la cittadinanza italiana. Loro possono decidere cosa fare. Sono liberi di pensare ad un futuro diverso… in qualsiasi paese scelgano di vivere. Possono farlo”..

Una popolazione di giovani stranieri
Qual è il volto dei migranti che vivono in Provincia?
Al primo gennaio 2012 su 332.070 residenti il 10,5% (34.901) era composto da stranieri. Una popolazione maggiormente femminile: il 55,1% contro il 44,9% di maschi con un’età media relativamente bassa: 33,9 anni (32,2 per gli uomini e 35,3 per le donne). Numeri che si abbassano anche per effetto di una maggiore quantità di figli per nucleo familiare. Più nello specifico la classe di età maggiormente rappresentata è quella che oscilla dai 30 ai 39 anni (24%), seguita dai 0-17 anni (19,7%) e dai 18-29 anni (19,5%). Solo il 18,9% si divide tra i 40 e i 49 anni e il 14,3% tra i 50 e i 64 anni.
Nel corso del 2011, nei 27 comuni della provincia sono entrati 5.498 nuovi residenti di cui il 43% di nazionalità straniera. In uscita, invece 3.761 persone di cui il 20,5% straniere.
Il 75% dei residenti si concentra nei 5 comuni di costa (Bellaria, Misano, Cattolica, Rimini, Riccione), il 57,9% nei soli comuni di Rimini e Riccione.
Dei 34.901, inoltre, il 25,4% è arrivato in provincia negli ultimi due anni e il 32,5% vi risiede da più di cinque anni. Un dato interessante è quello relativo al movimento interno degli stranieri. Stando ai numeri pubblicati nell’ultimo Osservatorio demografico della Provincia di Rimini, infatti, il 36% dei residenti arriva da un altro paese italiano; mentre il 64% proviene da paesi stranieri.

Giovani stranieri crescono
Il 14,9% (5.201) è nato in Italia, l’85,1% è nato all’estero, il 10% è residente in Provincia dalla nascita.
Un bel quadro di variabili che s’intreccia con i 76 paesi “rappresentati” da persone che vivono in zona. L’Albania è il paese maggiormente rappresentato con il 29,5% dei nati in Italia; seguita da Marocco (9,3%), Cina (9,2%), Romania (7,9%). Numeri abbastanza scontati, soprattutto per la capolista Albania che può contare su un radicamento più profondo, con un processo migratorio che affonda le sue radici nei primi anni ’90. Sulle nascite è molto interessante il dato relativo ai tassi di natalità (percentuali di nascite straniere sulle nascite complessive) che dal 2000 al 2011 è passato dal 4,2% al 18,3%. Una bella crescita!

In generale l’Albania è il paese maggiormente rappresentato con il 22,4% dei residenti stranieri; seguito da Romania (15%), Ucraina (12,2%), Marocco (5,4%) e Cina 5,1%.
Il 21,2% della popolazione straniera proviene da un paese dell’Unione Europea. L’Albania, nello specifico, mantiene il primato dal 1999, mentre L’Ucraina ha potuto vantare il secondo posto dal 2005 al 2007. Nel 2008, invece la Romania l’ha superata mantenendosi stabile sino ad oggi.

Le famiglie
Sono 16.455 le famiglie con stranieri (con almeno un componente straniero) con una dimensione media di 2,6 componenti totali (2,1 componenti stranieri). Si tratta dell’11,6% del totale delle famiglie presenti sul territorio dei 27 comuni. In prevalenza sono famiglie composte interamente da stranieri (72,4%), mentre le famiglie miste rappresentano il 27,6% del totale dei nuclei. Il 38,1%, infine, ha figli minori.

Angela De Rubeis
IlPonte.com