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Il ‘manifesto’ del Risorgimento: 190 anni fa, il proclama di Gioacchino Murat

di Redazione   
Tempo di lettura 2 min
Mer 30 Mar 2005 18:50 ~ ultimo agg. 8 Mag 13:39
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Un proclama per esortare gli Italiani a combattere per l’unità e l’indipendenza: da Rimini, il 30 marzo 1815, Gioacchino Murat lancia per la prima volta quello che diventerà lo slogan del Risorgimento italiano. Murat, maresciallo di Napoleone e poi suo cognato per averne sposato la sorella Carolina, era divenuto nel 1808 re di Napoli.
Alla caduta dell’illustre parente, si era alleato con gli austriaci nel tentativo di conservare il regno ed era arrivato a Rimini dalla fine del 1813.
Da qui fu espulso con il ritorno di Rimini allo Stato pontificio l’anno successivo, ma vi rientrò brevemente al ritorno al potere di Napoleone, fuggito dall’isola d’Elba, per i 100 giorni prima di Waterloo.
Murat finì fucilato dagli austriaci, sbarcato a Pizzo Calabro in fuga con pochi uomini.
A Rimini, il breve ritorno di Murat lasciò comunque un segno duraturo: la città aveva già subito evidenti cambiamenti e il suo patrimonio artistico era stato mutilato per la requisizione dei beni degli ordini ecclesiastici e della chiesa a seguito della soppressione degli ordini monastici imposta da Napoleone negli anni a cavallo tra 7 e 800.
Nel 1815 fu abbattuta anche la cattedrale di Santa Colomba, che si affacciava sull’odierna piazza Malatesta. Il titolo di cattedrale della città passò al Duomo, il Tempio malatestiano; ciò che rimase di Santa Colomba, fondata nel 4° secolo dal primo vescovo di Rimini, Stemnio, fu adibito a caserma.

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