Indietro
menu
Rimini Social

Il riscatto di Antonino

di Stefano Rossini   
Tempo di lettura lettura: 5 minuti
lun 1 set 2014 12:28 ~ ultimo agg. 3 set 12:15
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 5 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

A volte gli errori fatti in vite passate ti inseguono per anni, bussano alla porta di notte e ti chiedono improvvisamente il conto. Un conto salato, proprio quando meno te lo aspetti. Quella di Antonino è una storia difficile, fatta di detenzione e lavoro, di riscatto e di sacrifici, per una vita che continua a fare i conti col passato.

La sua strada incrocia quella della cooperativa durante la sua prima permanenza al Carcere dei Cassetti. Un periodo difficile, “la giusta punizione”, come lui stesso dice, per uno sbandamento, una distrazione fatale dalla vita, dalle responsabilità. Non si nasconde dietro un dito Antonino, non si giustifica, non scarica le responsabilità come spesso si sente dire da chi è in quella situazione. Sa bene che la strada del recupero è fatta soprattutto di sincerità e di trasparenza.

Era bravo nel suo mestiere, faceva il carpentiere edile da anni ed era considerato bene da tutti sul posto di lavoro, non perché suo padre era il titolare della ditta ma perché quello che faceva lo appassionava e metteva sempre un po di se stesso in tutto ciò che costruiva.
I problemi iniziano dopo il fallimento della ditta paterna. Fino a quel momento gli sembrava che la sua vita avesse preso la giusta direzione. Erano lontani oramai quegli anni passati in penitenziario durante la sua giovinezza. Altre storie, errori fatali di un adolescenza complicata, errori di un’altra vita. Una vita con cui credeva di aver sodato tutti i debiti. Erano trascorsi quasi 20 anni da allora e intanto si era sistemato, aveva messo su famiglia e stava crescendo ben 4 figli.

La perdita di quel lavoro aveva improvvisamente demolito ogni sua sicurezza. Era stata quella la causa di quel secondo sbandamento, aveva avuto paura per lui e per i suoi figli. Non ci sono giustificazioni quando si commette un reato, per nessuno, soprattutto se è la seconda volta. Ma spesso la schiena dritta deve fare i conti anche con la vita. Quella dura, quella dove non c’è il lavoro. Situazioni difficili, contesti sociali perfetti per scelte imperfette. Scelte che finisci per pagare caro.
“Non era facile dentro, e qualsiasi pena può essere infinita se la tua famiglia è fuori da quelle mura, che ti aspetta e ha bisogno di te”. Ma chiusi i cancelli del carcere si aprono altre porte, percorsi inattesi di cui non immaginavi l’esistenza, che hanno il sapore del riscatto e della seconda possibilità. Antonino viene messo in contatto con la cooperativa, inizia un dialogo, si accende la luce della speranza, quella che in carcere ti fa da sveglia tutti i giorni.
Si tratta di un progetto di inserimento lavorativo e formativo per detenuti, la possibilità di uno stage lavorativo che dura 20 giorni. E’ un’opportunità e lui fa di tutto per coglierla. Colloqui, documenti, autorizzazioni, la cooperativa inizia la trafila burocratica per inserirlo nel progetto. Otto mesi è arriva il decreto di affidamento: lo stage lavorativo può partire e anche se la libertà è ancora limitati per tanti aspetti (orari, territorio,ecc), può dormire a casa e ricominciare a vivere

Non commette errori Antonino, sa bene che questa seconda possibilità è un’occasione unica, da non perdere. Si impegna e mette in mostra le sue capacità. Raccolta differenziata, segnaletica stradale, affissioni pubblicitarie, pulizie, sono tanti i settori dove può dimostrare di essere affidabile. Il progetto alla fine si conclude positivamente, il magistrato lo autorizza a fare altri periodi di lavoro che si susseguirono nei mesi successivi. Prima un contratto di 7 mesi, poi uno di 11. Si conclude tutto il percorso di affidamento cautelare e dopo quasi 2 anni ottiene anche il contratto a tempo indeterminato.
Gli sembra un sogno, il lavoro gli piace, pensa di aver risolto tutti i suoi problemi e può dedicarsi davvero solo al lavoro e alla sua famiglia. Ma i debiti col passato non sono ancora saldati, non può immaginare che tutto stava ancora cambiando, di nuovo. 
Il sogno si interrompe infatti alle 5 di un venerdì mattina quando sente bussare alla porta di casa, incredulo apre a quelle divise che gli notificano un nuovo decreto definitivo di carcerazione. Si tratta di un residuo di pena per il reato commesso 20 anni prima, per il quale aveva già pagato con una lunga detenzione negli anni più belli, quelli della sua giovinezza. Non riusciva a spiegarsi cosa fosse accaduto, gli stessi agenti erano imbarazzati nel mettergli le manette, davanti ai suoi figli, per ottemperare ad un obbligo giudiziario vecchio di quasi 20 anni. Qualcosa con cui credeva di aver chiuso da tempo tutti i conti.

Accade così che una mattina come tante in cui doveva presentarsi al lavoro viene portato via e rinchiuso di nuovo nel penitenziario dei Casetti. Ricomincia tutto da capo, ma questa volta sembra tutto più difficile, ad aggravare la situazione si mettono anche alcuni problemi di salute per i quali Antonino è costretto a fare una terapia specifica. Sembra di nuovo tutto ricaduto nell’ombra, i progetti che aveva, il lavoro, il futuro, i suoi sogni perdono di definizione e si sbiadiscono. Gli tremano le gambe al pensiero di lasciare di nuovo da sola la sua famiglia.
Inutili le richieste dei domiciliari fatte al magistrato, motivate dai problemi di salute. Antonino affronta la terapia in carcere e non si perde d’animo, nonostante tutto non si lasca andare. Dentro la vita e dura ma arrivano anche segnali positivi: gli offrono la possibilità di lavorare. Piccoli lavori di pulizia e giardinaggio all’interno della struttura penitenziaria. Accetta senza indugio. La vita dentro non è gratis ci sono dei costi settimanali, per mangiare, bere, l’igiene personale, mantenere viva una dignità, anche se minima. Riesce così a guadagnare un piccolo stipendio per sopravvivere e mandare qualcosa anche a casa, tutti i mesi: il suo pensiero permanente.

Questa volta la vita lo mette davvero a dura prova, sia fisicamente che moralmente. La lezione per gli errori del passato l’ha imparata bene e già da qualche anno. La sua detenzione oramai ha perso la sua funzione educativa e ha solo il sapore della punizione. Intanto la cooperativa non si è dimenticata e l’ufficio degli inserimenti lavorativi continua a lavorare e fare richieste per riottenere l’affidamento. Nonostante tutto c’è ancora il suo posto di lavoro che lo aspetta. Si riaccende la luce, Antonino ricomincia a sperare e dialogare con la cooperativa che intanto sta aiutando anche la sua famiglia a superare questa difficile prova di vita.

Passano così 14 lunghissimi mesi quando cioè il residuo della pena da scontare è tale da consentire di sfruttare alcune leggi per riottenere l’affidamento. Così fra la buona condotta, il fatto che ha figli minori e soprattutto la nuova richiesta di affidamento fatta dalla cooperativa per l’inserimento lavorativo, finalmente il giudice accoglie nuovamente le richieste e consente ad Antonino di uscire e lavorare esternamente vivendo con la propria famiglia.

Sono tante le persone che vorrebbe ringraziare: la sua famiglia per prima, che ha resistito e lo ha incoraggiato nei momenti più duri. Il proprietario della sua casa che, nei momenti di difficoltà ha saputo aspettare, dandogli fiducia. Le persone in cooperativa che gli sono state vicine, che lo hanno cercato ed aiutato proprio nel momento più importante. Chi si occupa degli inserimenti lavorativi fuori e dentro da quelle mura: veri angeli che tengono ancora alta la speranza e rinnovano concretamente la funzione educativa della detenzione, troppo spesso difficile a riconoscere.
Ed anche se il rientro al lavoro non è stato dei più felici a causa di un disagio interiore che inevitabilmente ti trascini dentro per tanto tempo, Antonino sa bene che solo attraverso il lavoro si riesce a ritrovare quell’equilibrio e quella serenità che danno la fiducia in se stessi . Una certezza che vale sempre, per chiunque, ma che per lui adesso ha un valore speciale.

 

Emiliano Violante