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il processo a rimini

Evase cinque milioni di euro facendo la escort in Riviera, chiesta la condanna

In foto: Il tribunale di Rimini
Il tribunale di Rimini
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 8 mag 2024 17:55 ~ ultimo agg. 9 mag 14:45
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Un fine settimana in sua compagnia poteva arrivare a costare anche cinquemila euro. Cifre da capogiro, quelle guadagnate da una escort di lusso, di nazionalità ungherese, che oggi ha 43 anni e vive negli Emirati Arabi. All’epoca dell’indagine della guardia di finanza di Rimini, però, risiedeva a Riccione e lavorava prevalentemente in Riviera solo con clienti altolocati dalla notevole disponibilità economica. E’ grazie a questi standard elevati, oltre che alla sua bellezza ammaliante, che la escort è riuscita a mettere insieme un tesoretto da 5 milioni di euro, dal 2010 al 2014, sottratto al Fisco. Soldi trasferiti prima a San Marino, poi transitati nel Principato di Monaco e infine depositati in un conto corrente a Dubai, dove si è trasferita da alcuni anni e da cui non ha alcuna intenzione di spostarsi.

Infatti, nel processo che la vede imputata al tribunale monocratico di Rimini per omessa dichiarazione dei redditi e di Iva non è mai stata presente. In aula, però, c’era il suo difensore, l’avvocato Stefano Caroli, che, a fronte di una richiesta di condanna a 2 anni e 3 mesi di reclusione avanzata dal pubblico ministero, ha chiesto l’assoluzione della sua assistita per inutilizzabilità delle prove raccolte durante la fase d’indagine, in quanto sarebbe stato violato il diritto di difesa, come ad esempio la possibilità di nominare un legale al momento del sequestro dei conti correnti italiani. La escort, inoltre, ha sempre sostenuto di aver voluto aprire una partita Iva, così da dichiarare i suoi guadagni, ma non di non esserci mai riuscita in quanto la sua professione non è riconosciuta dallo Stato italiano.

E pensare che l’attuale procedimento a carico della 43enne ungherese nacque da un suo maldestro tentativo di scagionarsi dall’accusa di rapina di 100 euro commessa ai danni di un cliente nel 2015. Sentita in aula, all’epoca la escort spiegò: “Non ho bisogno di rubare soldi  a nessuno dal momento che sul conto ho più di 800mila euro”. Un autogol che indusse la Procura ad aprire un’indagine, poi sfociata nell’odierno processo per evasione. Il prossimo 22 ottobre è attesa la sentenza.