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offesa a confessione religiosa

Bacio tra finte suore in chiesa, in quattro a processo

In foto: la chiesa della Pace a Trarivi
la chiesa della Pace a Trarivi
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 21 nov 2022 21:18 ~ ultimo agg. 22 nov 13:36
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Violazione di domicilio e offesa a confessione religiosa, sono i reati contestati a vario titolo ad un fotografo faentino di 54 anni e ai tre attori, due donne vestite da suora e un uomo da prete, che erano con lui all’interno dell’antica chiesa della Pace a Trarivi, frazione sulle colline del comune di Montescudo Monte Colombo.

Quel giorno, era il luglio del 2015, il fotografo si introdusse all’interno della chiesa diroccata, ma mai sconsacrata, per scattare delle foto provocatorie. Due finte suore, con tanto di rosario in mano e classico abito nero, si scambiavano un lungo bacio appassionato, mentre un uomo travestito da prete, alle loro spalle, benediceva l’unione. Il tutto, per di più, proprio davanti all’altare. Il vociare dei presenti in un luogo di culto abitualmente deserto attirò l’attenzione di alcuni cittadini, che una volta dentro la chiesa videro la scena blasfema immortalata dal fotografo.

Scandalizzati, chiamarono subito i carabinieri. Al loro arrivo tutti i partecipanti furono identificati e la macchina fotografica momentaneamente sequestrata. A denunciare l’accaduto furono però l’amministrazione comunale e il parroco di Montescudo Monte Colombo, che nel frattempo si sono costituiti parte civile attraverso l’avvocato Samuele De Sio. A nulla valsero i successivi tentativi di conciliazione da parte del fotografo (difeso dagli avvocati Melissa Montanari e Fabiomassimo Del Bianco), che fece pubblica ammenda per quanto accaduto, cancellando gli scatti incriminati ma sottolineando al tempo stesso di aver ottenuto regolari permessi per allestire il set fotografico all’interno della chiesa (avrebbe però omesso di specificare il contenuto esatto della sua rappresentazione).

Secondo la difesa, la chiesa della Pace non essendo recintata era raggiungibile da chiunque. Andrebbe a cadere quindi il reato di violazione di domicilio. Di tutt’altro avviso, però, parroco e amministrazione, che invece hanno sempre messo in evidenza la presenza di un piccolo cancello di accesso che si affaccia sulla pubblica via, recante persino gli orari di apertura. Sull’inopportunità del gesto ritratto, invece, gli avvocati del fotografo continuano a sostenere che si sia trattato di una goliardata, una provocazione artistica che non aveva lo scopo di ledere alcuna confessione religiosa. Sarà il giudice del tribunale di Rimini, il prossimo 27 gennaio, a stabilire se la condotta posta in essere dal fotografo e dai suoi figuranti meriti una condanna penale.