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il responso dell'autopsia

Muore a 2 anni all'ospedale Infermi, "nessuna responsabilità dei medici"

In foto: il pronto soccorso dell'Infermi
il pronto soccorso dell'Infermi
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 10 giu 2021 17:39 ~ ultimo agg. 11 giu 12:33
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Non ci sono errori professionali nella morte di Alessandro Vendemini, il bimbo riminese di appena 2 anni deceduto nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Infermi di Rimini il 31 ottobre del 2019. Possono tirare un sospiro di sollievo i quattro medici e l’infermiere che ebbero in cura il piccolo nelle sue ultime 24 ore di vita e che hanno vissuto per un anno e mezzo con la spada di Damocle di un’inchiesta della Procura di Rimini che li vede (probabilmente vedeva) indagati, seppur come atto dovuto, per omicidio colposo.

Ci sono voluti 19 mesi all’anatomopatologo incaricato dal pm Davide Ercolani, il dottor Marco Salvi di Genova, per stilare una dettagliata perizia che individua le cause della morte di Alessandro in “una polmonite bilaterale diffusa di tipo virale in un soggetto già affetto da miocardiopatia ipertrofica”. Una conclusione che scagiona i cinque sanitari dell’Infermi e che, finalmente, fornisce ai genitori di Alessandro (assistiti dall’avvocato Massimiliano Orrù) un perché ad un dramma impossibile da accettare per una mamma e un papà.

Secondo la relazione dell’anatomopatologo, Alessandro, al suo primo accesso in ospedale la mattina del 30 ottobre, “non aveva febbre, dispnea e tosse, la saturazione di ossigeno nel sangue era normale, l’addome trattabile”, nonostante i genitori avessero raccontato ai medici che il figlioletto il giorno precedente era stato colpito da vomito e diarrea e che continuava a piangere da ore. Insomma, per il medico legale il quadro clinico del bimbo non ha consentito ai medici di ipotizzare una patologia così grave a carico del sistema respiratorio. E infatti Alessandro fu mandato a casa con “diagnosi di stipsi”.

Al secondo accesso in pronto soccorso, all’1.41 del 31 ottobre del 2019, le condizioni del piccolo, scrive il dottor Salvi, “si sono manifestate come gravi e i sanitari hanno posto in essere ogni ragionevole trattamento medico teso ad emendare la compromissione clinica e dei parametri vitali del paziente”. Quella notte a nulla servirono gli oltre 90 minuti di manovre rianimatorie per tenere in vita Alessandro, che, dopo essere stato ricoverato in Rianimazione, è deceduto alle 5.30.

Il medico legale scrive nella parte finale della sua relazione di 35 pagine che la preesistente miocardiopatia ipertrofica (una malattia al cuore su base genetica con ereditarietà) “ha ragionevolmente condizionato l’outcome del paziente, andato improvvisamente in arresto cardiaco”. In pratica la polmonite bilaterale virale non avrebbe fatto altro che aggravare un quadro clinico già critico. Pertanto, è la conclusione del dottor Salvi, anche alla luce di una “sintomatologia clinica del tutto sfumata”, nell’assistenza sanitaria fornita al piccolo Alessandro Vendemini non sono ravvisabili carenze assistenziali che integrano profili di negligenza professionale con rilevanza causale sulla morte. Spetterà ora al titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore Davide Ercolani, decidere se chiedere l’archiviazione della posizione dei cinque indagati o ulteriori accertamenti medici.

Intanto gli avvocati Nicoletta Gagliani e Alessandro Pierotti, che assistono due delle dottoresse indagate, all’epoca dei fatti in servizio al pronto soccorso di Rimini, vedono “riconosciuta la bontà del loro operato professionale. Anche se alle stesse rimane l’amarezza per l’evento drammatico che ha colpito il piccolo Alessandro e la sua famiglia. L’esito dell’autopsia però – ribadiscono i legali – non lascia spazio a interpretazioni diverse o alternative rispetto a una loro responsabilità, dimostratasi del tutto assente”.