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Report Fondazione Gimbe

Ospedali: in regione occupazione resta alta. GIMBE: rischioso allentare misure

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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 27 nov 2020 13:26
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In Emilia Romagna sale dal 47 al 49% la percentuale di riempimento dei posti letto occupati da pazienti covid in area medica, mentre scende dal 35 al 34% l’occupazione nei reparti di terapia intensiva. Entrambi i numeri, benché migliori di quelli di molte Regioni, superano la soglia di saturazione prevista dal Ministero della Salute. E’ quanto emerge nel monitoraggio della Fondazione Gimbe relativo alla settimana dal 18 al 24 novembre (raffrontato col periodo precedente). Gli altri indicatori evidenziano un minore incremento di casi (+18,5%) ma un peggioramento rispetto alla precedente settimana sia per casi positivi ogni 100mila abitanti (1.600) sia per rapporto tra positivi e casi testati (32,5%). Numeri che rendono molto incerto il ritorno in zona gialla, almeno per questa settimana.

A livello nazionale sono questi i dati rilevati dalla Fondazione Gimbe nella settimana 18-24 novembre: 
• Decessi: 4.842 (+17,1%)
• Terapia intensiva: +204 (+5,6%)
• Ricoverati con sintomi: +1.503 (+4,5%)
• Nuovi casi: 216.950 (+17,5%)
• Casi attualmente positivi: +64.576 (+8,8%)
• Casi testati -75.861 (-8,9%)
• Tamponi totali: -12.638 (-0,8%)

Se da tre settimane – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazionesi registra una riduzione dell’incremento percentuale dei nuovi casi, per la prima volta durante la seconda ondata si evidenzia la riduzione sia in termini assoluti dei nuovi casi, sia del rapporto positivi/casi testati dal 28,4% al 27,9%”. Tuttavia se nell’ultima settimana si registra un’ulteriore diminuzione dell’incremento percentuale dei nuovi casi (17,5% vs 24,4%) che si attestano a quota 216.950, la riduzione dei casi testati sfiora il 9%. Infatti, nonostante l’incremento percentuale dei casi si riduca in tutte le Regioni, il bacino degli attualmente positivi aumenta in 15 Regioni.
Gli effetti delle misure di contenimento – continua Cartabellotta – iniziano a manifestarsi anche sulle curve di ricoveri e terapie intensive, che tendono ad assumere più l’aspetto di un plateau che di un picco simile a quello registrato nella prima ondata. Per allentare la pressione negli ospedali ci vorrà quindi molto più tempo rispetto alla scorsa primavera, perché l’entità delle attuali misure di contenimento è nettamente inferiore al lockdown totale”.

Peraltro, se la soglia di occupazione per pazienti COVID del 40% definita dal Ministero della Salute nei reparti di area medica è stata superata in 15 Regioni e quella del 30% nelle terapie intensive in 16, nelle Regioni con tassi di occupazione molto più elevati, aggiunge Cartabellotta, “i pazienti COVID stanno “cannibalizzando” progressivamente i posti letto di altri reparti, limitando la possibilità di curare pazienti con altre patologie e determinando il rinvio di prestazioni non urgenti, interventi chirurgici inclusi“.

Con l’approssimarsi della scadenza del DPCM in vigore – continua il Presidente – e delle imminenti festività natalizie, il dibattito pubblico si concentra sul possibile allentamento delle misure per favorire i consumi e la possibilità di festeggiare con amici e parenti”. Ma l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) mette in guardia sui rischi di revocare le misure restrittive: secondo i modelli predittivi appena pubblicati una loro revoca il 7 o il 21 dicembre porterebbe ad una risalita dei ricoveri, rispettivamente in prossimità del Natale o nella prima settimana di gennaio 2021.

“Considerato che oltre l’1% della popolazione è attualmente positivo all’infezione – spiega Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione GIMBE la circolazione del virus nel nostro Paese è ancora molto elevata. E in questa fase di lenta discesa della curva dei contagi l’incremento dei nuovi casi post-allentamento delle misure sarà visibile non prima di 2-3 settimane”.
A pochi giorni dal nuovo DPCM – conclude Cartabellotta – la coincidenza tra i primi effetti delle misure con le imminenti festività natalizie rischiano di distorcere la valutazione oggettiva del quadro epidemiologico. Per questo la Fondazione GIMBE si appella alla responsabilità di Governo e Regioni: servono scelte coraggiose anche se impopolari, perché i dati e l’allarme dell’ECDC non lasciano adito a dubbi. Un imprudente allentamento delle misure rischia di provocare entro fine anno una nuova inversione della curva dei contagi che, come ben sappiamo, si riflette poi su ospedali ancora in sovraccarico e con il picco dell’influenza stagionale in arrivo”.