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indagini serrate

Avvelenato col metadone, esce dal coma: "E' stato il mio ex collega"

In foto: repertorio
repertorio
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 18 mag 2020 19:23 ~ ultimo agg. 19 mag 15:50
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Dopo nove giorni di coma per aver ingerito del metadone, ha ripreso conoscenza e, ascoltato dai carabinieri di Riccione, ha raccontato con lucidità cos’è accaduto quella notte nell’appartamento del suo ex collega. “Mi ha avvelenato. Ha tirato fuori una bottiglia di sambuca iniziata e il contenuto me lo ha versato in un bicchiere. Lui, invece, ha aperto un’altra bottiglia e ha bevuto da lì”. E’ questa, in sintesi, la versione del cuoco lombardo di 28 anni, trasportato d’urgenza all’ospedale Infermi di Rimini poco meno di due settimane fa.

Tutto avviene, alla fine del periodo di lockdown, in una palazzina familiare di Coriano. Quella sera il cuoco lombardo viene contattato dall’ex collega che abita al piano di sopra. L’uomo, agli arresti domiciliari, è seguito dal Sert e ha qualche problema di salute. Ha bisogno di medicare una ferita e non può allontanarsi da casa. In quel momento con il 28enne c’è una ragazza che studia infermieristica. I due salgono nell’appartamento dell’uomo e mentre lei disinfetta la ferita del padrone di casa, il cuoco la attende in cucina. Terminata la medicazione, i due uomini si ritrovano in cucina da soli. I rapporti tra i due sono tesi, colpa di vecchie ruggini lavorative. A Pasqua il cuoco avrebbe ricevuto persino delle minacce: “Te la faccio pagare”, gli avrebbe detto l’uomo ai domiciliari. Che ora, però, sembra voler seppellire l’ascia di guerra. Per sancire la pace gli offre un bicchiere di sambuca. Il 28enne non riesce a dire di no e accetta.

Una volta rientrato nel suo appartamento, comincia a stare male: è come intorpidito, fatica a rispondere agli stimoli. All’aspirante infermiera fa giusto in tempo a dire che ha bevuto della sambuca. E lei a capire che qualcosa non va: l’amico, infatti, ha le labbra viola. Il 118 lo trasporta d’urgenza in ospedale. Al suo arrivo lo trasferiscono in Rianimazione, dove lotta tra la vita e la morte per 9 giorni. Gli esami medici rivelano che ha ingerito del metadone. Nel frattempo i genitori del cuoco si rivolgono all’avvocato Stefano Caroli, sono convinti che qualcuno abbia tentato di uccidere il figlio. I carabinieri per prima cosa vanno dall’ex collega a chiedere delle spiegazioni. Lui prima cade dalle nuvole e poi spiega: “Metadone? Mi è sparito un flacone. Deve avermelo rubato prima di uscire”. Ora, però, il racconto del 28enne – uscito oggi dall’ospedale – getta più di un semplice sospetto sull’ex collega.