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Un giro milionario

Traffico di cani dall'est sgominato dalla Polizia di Frontiera

In foto: dal video della Polizia di Stato
dal video della Polizia di Stato
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 7 feb 2019 08:50 ~ ultimo agg. 8 feb 10:34
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Un traffico illegale di migliaia di cani dalla Slovacchia, con guadagni per oltre un milione di euro, è stato scoperto e smantellato dalla Polizia di frontiera di Rimini che nell’operazione Luxury Dog ha eseguito sette misure cautelari, di cui tre mandati di arresto europeo, e 13 perquisizioni locali e domiciliari, con il relativo sequestro di oltre cento cuccioli ma sarebbero migliaia i cani venduti dall’organizzazione. In manette anche un 33enne bellariese residente a Rimini. Ai domiciliari un 60enne di Santarcangelo e una 36enne di Cesenatico. Scoperti due canili abusivi, uno in Slovacchia e uno nel napoletano dove i cani venivano tenuti in pessime condizioni. Si tratta in particolare di animali da compagnia (soprattutto bulldog francese, barboncino Toy).

L’intervista al dirigente della Polizia di Frontiera:

 

Sono stati individuati tre soggetti ritenuti i vertici del sodalizio e da dove provengono gli animali oggetto del traffico. In Slovacchia un italiano 64enne, insieme alla compagna slovacca 45enne e al figlio di lui, 33enne, reperiva i cuccioli da allevamenti abusivi gestiti da contadini locali. Gli animali venivano pagati tra i 100 e i 300 euro e poi rivenduti tra i 1.000 e 1.800. L’uomo è stato arrestato nel savonese, di dove è originario. Per compagna e figlio è scattato il mandato internazionale.

I trasporti avvenivano in auto, in condizioni precarie (da qui l’accusa di maltrattamenti). Molti dei cani sono morti durante il trasporto. L’inchiesta è partita dalle denunce per truffa da parte di cittadini che si sono trovati cani senza il pedigree promesso, deboli e spesso purtroppo deceduti pochi giorni dopo la consegna. Consegna che avveniva in luoghi estemporanei, come i caselli autostradali o i parcheggi dei centri commerciali

Traffico di cani dall'est sgominato dalla Polizia di FrontieraLe accuse sono di traffico illegale di animali, maltrattamento e falsificazione di documenti sulla vaccinazione. Infatti i cani venivano importati prima dei tre mesi e 21 giorni previsti per legge perché il vaccino contro la rabbia faccia effetto. Oltre 5mila cuccioli di cane trasportati clandestinamente in Italia, sgominata la banda. Il microchip impiantato nei cani erano reperiti sul mercato asiatico e inoculati da personale non veterinario.
Inoltre venivano prodotti falsi pedigree riferiti a una fantomatica associazione non riconosciuta: in arresto, nel napoletano, anche l’uomo che fisicamente stampava i certificati.

L’operazione ha coinvolto oltre cinquanta operatori della Polizia di Stato e trenta agenti della Polizia della Repubblica Slovacca. L’operazione ha interessato il territorio nazionale e la Repubblica Slovacca e, come da disposizioni della Procura della Repubblica di Rimini, è stata eseguita con il coordinamento della squadra mobile riminese in collaborazione col servizio di cooperazione internazionale di Polizia, Sirene, di due Team EnFAST (Rete Europea delle Unità Ricerche Attive Latitanti) e delle squadre mobili di Milano, Alessandria, Bergamo, Savona, Napoli, coadiuvata dalle guardie ecozoofile di “Fare Ambiente”.

La presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi, ringrazia la Procura di Rimini, la Polizia di Stato, l’ufficio Polizia di frontiera di Rimini e le altre autorità coinvolte per l’efficace attività investigativa. Enpa chiederà la costituzione di parte civile auspicando “condanne esemplari”.

«Magistratura e forze di polizia stanno dando un contributo importante contro i trafficanti, tuttaviaè necessario affrontare il problema alla radice. E’ necessario, cioè,  fermare le compravendite di animali, anche quelle ammesse dalla legge, prevedendo soltanto il sistema delle adozioni. Se cani, gatti e altri pet non fossero più fonte lucri –prosegue la Rocchi – i trafficanti non avrebbero più alcuna ragione per lucrare sulla pelle dei cuccioli: ciò che alimenta queste attività criminali è proprio la prospettiva di facili guadagni. Se si toglie il profitto, viene meno la loro stessa ragion di tali traffici».