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Per IEG inchiesta faziosa e inesata

Inchiesta La Stampa. In una lettera interna tutte le risposte di IEG

In foto: Marzotto, Cagnoni e Ravanelli
Marzotto, Cagnoni e Ravanelli
di Redazione   
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lun 12 nov 2018 14:51 ~ ultimo agg. 13 nov 16:31
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La prima reazione di Italian Exhibition Group al pesante articolo pubblicato ieri dal quotidiano La Stampa (vedi notizia), proprio a ridosso della fase decisiva per l’ingresso in borsa, è una lettera interna indirizzata a tutti i dipendenti dall’AD Ugo Ravanelli, dove si rinnova la fiducia ai colleghi finiti nel mirino dell’inchiesta e dove si replica punto per punto a quanto scritto. E ribadendo che il percorso verso l’approdo borsistico prosegue senza esitazioni. Inchiesta, premette Ravanelli, che è una “Ricostruzione faziosa, inesatta e con informazioni datate”

Sull’affidamento della progettazione degli ampliamenti dei padiglioni di Rimini e Vicenza allo studio GPM, già autore del progetto del quartiere riminese, si ricorda tutto il percorso di valutazione e approfondimento, condiviso con il CdA, che ha portato alla sottoscrizione dei contratti fino alla condivisione del progetto nel nuovo piano industriale.

Quanto alla modalità, per il quotidiano torinese “inopportuna”, di emettere ordini a fornitori con data successiva alla fattura, si tratta di un fenomeno che può capitare con alcuni flussi come quelli dei servizi di manifestazione dove si definisce l’ordine a ridosso della fattura. Fenomeno di portata non significativa che comunque potrà essere superato con un nuovo software in corso di adozione. E comunque IEG dispone di un sistema di controllo e gestione supportato da una comfort letter emessa da una società di revisione.

E’ sulla questione delle valutazioni del management e della cosiddetta “parentopoli” che Ravanelli, nella lettera ai dipendenti, esprime maggiore sdegno contro l’inchiesta pubblicata ieri. La valutazione affidata a un consulente esterno fu evvettivamente portata all’attenzione del CdA, ma con l’esito di forti perplessità dello stesso Ravanelli su obiettivi e modalità di quella attività, perplessità condivise dalla quasi totalità dei consiglieri. Ai colleghi di cui nomi e cognomi compaiono su La Stampa Ravanelli rinnova la massima fiducia.

Quanto alla “parentopoli”, le otto segnalazioni ricevute dall’Organismo di Vigilanza erano quasi tutte frutto di auto-segnalazioni o comunque già note. L’Organismo, nonostante la poca significatività, le ha comunque prese in esame senza rilevare, per quanto di propria competenza, nessun perimetro di rilevanza o le fattispecie previste dal Dgls 231/01. Non essendo state accertate violazioni, non c’era inoltre l’obbligo i comunicare gli esiti alle direzioni e ai CdA. Ravanelli liquida in fretta la questione dei premi liquidati ai 300 dipendenti (e non 180 come riportato dal quotidiano), in quanto frutto di relazioni sindacali.

Per finire con la questione debiti, sulla quale all’inchiesta si attribuiscono inesattezze e dimenticanze: la posizione finanziaria di Rimini Congressi è di 35 milioni; i 209 milioni di cui si parla non hanno a che vedere col concetto di debito ma sono la pura somma delle passività non correnti e correnti del bilancio consolidato.

Ai dipendenti il richiamo a essere orgogliosi di appartenere a una società che presentai numeri citati nella parte iniziale dell’articolo, quelli invece veri, e che in vista della quotazione in borsa si è sottoposta alle verifiche di Legali, revisori, banche, auditors, la stessa Borsa e Consob senza che emergessero ostacoli o incongruenze.