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Acori si presenta

Rimini FC. La ricetta di Acori: "Entusiasmo e ragionare partita per partita"

In foto: Leonardo Acori e Giorgio Grassi il giorno della presentazione
Leonardo Acori e Giorgio Grassi il giorno della presentazione
di Roberto Bonfantini   
Tempo di lettura lettura: 8 minuti
gio 25 ott 2018 09:34 ~ ultimo agg. 26 ott 23:41
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Il ritorno sulla panchina del Rimini di Leonardo Acori, al suo terzo “mandato” sotto l’Arco d’Augusto con tre presidenti diversi: Vincenzo Bellavista, Fabrizio De Meis e ora Giorgio Grassi, è stato accolto con entusiasmo dai tifosi. Il condottiero di Tordandrea si è guadagnato la fiducia del popolo biancorosso a suon di risultati, sia che si trattasse di vincere campionati che di centrare salvezze. Il compito in questa stagione sarà il secondo, prendendo le redini di una squadra che comunque finora (Caporetto di Imola a parte) se l’è giocata con tutte le avversarie, dimostrando di avere le potenzialità per restare nella categoria. Domenica il debutto contro una grande, il Sudtirol del DS Paolo Bravo, uno dei “capitani” del primo Rimini di Acori.

Oggi pomeriggio il primo allenamento (la squadra è rientrata da Terni, dopo aver appreso all’ora di pranzo che non avrebbe giocato la gara con la Ternana), alle ore 12:00, nella sede di via XX Settembre 122, la presentazione ufficiale, alla quale ha partecipato anche il presidente del Rimini FC, Giorgio Grassi.


“Nulla di quello che sta succedendo è stato lontanamente previsto né augurato – dice Giorgio Grassi. Ho stretto la mano a Leo (Acori, ndr) per la prima volta l’anno scorso alla presentazione del libro su Adrian Ricchiuti, ma in quell’occasione ci siamo solo salutati. Sono arrivate le dimissioni, che non avrei mai voluto, di Righetti ed il dispiacere perché non avrei mai immaginato che potesse finire così. Righetti avrei voluto fosse il tecnico della mia vita, a Riccione, a Rimini e in ogni altro mio impegno sportivo, e gliel’ho sempre detto, poi le cose non sono andate così. Luca Righetti non solo è una grande persona, ma anche un grande tecnicoLe cose non sono andate come avremmo voluto. Io non so se avremmo potuto fare di più. In cuor suo ho capito che non se la sarebbe sentita di andare avanti a fare l’allenatore a Rimini. Se ne va senza nessun tipo di polemica, senza accusare nessuno, e questo gli fa onore. Noi rimarremo amici per la vita, ma io devo continuare perché da me dipendono tante persone”.

Poi il soggetto diventa Leonardo Acori. “Io sono stato molto sorpreso da Acori e forse sono stato anche ingenuo. Ho incontrato una persona che mi è parsa migliore di quello che immaginavo, dal punto di vista prima di tutto umano, poi l’aspetto tecnico lo vedremo. Però mi sono tolto una curiosità sui siti specializzati sulla carriera di giocatori e allenatori: ho visto che ha cominciato a fare l’allenatore quando è nato mio figlio, che adesso non solo è grande e grosso ma anche protagonista della mia azienda. E ho visto che a parte un inizio nei campionati dilettantistici è stato un giramondo. Poi si è fermato a Rimini per il tempo più lungo della sua carriera e sono andato a verificare la media punti a partita e, con mia grande sorpresa, a parte la vicenda di Prato, che fu una specie di truffa perpetrata nei suoi confronti, ha fatto tanti punti, invece è passata la nomea che lui abbia fatto bene solo a Rimini e fuori Rimini sia stato una delusione. Questo non è vero, poi bisogna andare a vedere in che condizioni si fanno i punti. Leo ha una bellissima carriera, un bellissimo curriculum e io non penso che partendo oggi pomeriggio da Rimini questo curriculum possa essere “macchiato”. È una scelta che ho fatto nella massima consapevolezza che Leo sia la persona giusta per Rimini, per oggi ma mi auguro anche per domani e dopodomani. È la terza volta che torna a Rimini, speriamo faccia bene come le altre volte, pur in condizioni diverse. Mi auguro e sono convinto che sia l’uomo giusto. Sono non fiducioso, infinitamente di più. Ho conosciuto una persona umile, modesta, che “non se la tira”. E ho visto altri profili che non hanno una media punti come la sua. Ho preso una decisione abbastanza rapidamente. Non ho avuto molti dubbi dal primo minuto”.

Sullo stato di salute del calcio italiano, argomento sul quale tornerà più avanti: “Il nostro futuro è il più incerto: ci sono già tre società che non pagano gli stipendi e una ha presentato addirittura una fideiussione falsa”.


Prende poi la parola Leonardo Acori, come detto alla terza presentazione a Rimini: “Io devo ringraziare tutti perché a casa non ci potevo più stare, non per mia moglie o per la famiglia, ma perché avevo troppa voglia di tornare ad allenare. Il futuro è un’altra volta Rimini e l’ho scelto molto volentieri. Ho visto la squadra una sola volta, contro la Triestina, perché porto bene al Rimini (e giù una risata, ndr). Poi l’ho vista con il Villabiagio con Muccioli allenatore e contro l’Imolese, in quell’occasione fece una partita eccezionale e Luca Righetti fu molto bravo. Rimini è una città dove sto bene, ho tanti amici qui. Ho scoperto dopo tanti anni che per rendere bene nel nostro mestiere devi vivere in una città dove si vive bene. Guardate Ancelotti con Napoli. Per quanto concerne la squadra sono convinto che faremo bene, altrimenti non avrei accettato. La squadra è giovane e per me ai giovani va dato molto entusiasmo. Penso che questi ragazzi dimostreranno il loro valore al massimo delle potenzialità. Qui, come diceva il presidente, le squadre professionistiche sono sempre meno. Ieri ho letto sul giornale che uno dei componenti del Tar ha detto che l’ultimo giudizio di merito può essere il 29 marzo 2019…”

La preoccupazione di Acori (lo dice con il sorriso sulle labbra) sono i cambi, diventati cinque. “La cosa di cui sono preoccupato sono i cambi perché io ne faccio uno-due, adesso se ne possono fare cinque. Per gestire i giocatori è meglio perché anziché 11 saranno 16 giocatori che possono influenzare il risultato della partita. Io ho visto la squadra giocare a tre, però secondo me la difesa a quattro per impostare da dietro è più idonea. Adesso vedremo come i ragazzi si troveranno sia con la difesa che sono abituati a fare che con un altro tipo di difesa. Secondo me è importante conoscere un paio di sistemi di gioco”.

Che idea si è fatto di questo Rimini? “Io penso sia un organico buono. Se poi a gennaio tutti insieme vediamo che si deve fare un intervento penso non ci sia problema. Io devo fare l’allenatore. A parte a Imola, il Rimini ha fatto sempre bene le sue partite, anche a Salò”.

Tante le telefonate ricevute da suoi giocatori nel Rimini di De Meis. “In questi giorni sono stato colpito dalle telefonate che mi hanno fatto quasi tutti i giocatori che erano con me l’anno del fallimento della società. Questo testimonia il valore non solo tecnico ma anche umano di quella squadra, perché rimanere senza stipendio sei mesi vuol dire avere rispetto per se stessi e per i tifosi. Io penso di avere difetti, ma di saper amalgamare la squadra perché se sei carico, sei fiducioso nei tuoi mezzi, fai gruppo, puoi fare bene anche in serie C. Poi è logico, devi trovare ragazzi che si rispettino, che rispettino il gruppo. Nella vita di un tecnico, ha detto bene il presidente, bisogna vedere le squadre che devi allenare”.

Quali i pregi e quali i difetti del Rimini visto contro la Triestina? “Il limite è stato non sfruttare le occasioni, il pregio che corre tanto. Conosco il preparatore atletico del Pordenone e mi ha detto che hanno fatto soffrire anche il Pordenone”.

Ha sentito Gian Luca Righetti? “Luca non l’ho ancora sentito, ma lo sentirò anche perché quando ero a Rimini lui era allenatore della Primavera, poi ho allenato suo figlio”.

Ancora sulla rosa che avrà a disposizione: “Li vedrò e sceglierò quelli idonei a fare punti. Per quanto riguarda i problemi di spogliatoio io non guardo mai ai problemi di spogliatoio. Ci voglio vivere io per vedere se ci sono problemi o no. Io non ho avuto mai problemi coi giocatori, solo a Cremona, ma lì si vendevano le partite (un’altra risata, ndr). Con Ballanti ha avuto problemi il Rimini, non io. Di Ballanti non mi piaceva il comportamento”.

Non c’è il rischio che, se non dovesse andare bene, possa offuscare quanto di buono fatto a Rimini in passato? “L’altro ieri un amico mi ha detto: “ma non hai paura che questo possa scalfire l’opinione che i tifosi biancorossi hanno di te?”. Io non ho paura e non ho dubbi perché ho visto una società seria, e in rosa ci sono ragazzi che vengono da squadre importanti. Non vedevo l’ora di tornare ad allenare. La vita mia è in mezzo al campo. Mi sento come fosse la prima volta. Non mi porto dietro né le cose buone né le cose cattive del passato. Parlavo ieri con Pietro Tamai: il problema sono i campi. All’estero tutte le società hanno 4-5 campi di allenamento. Da noi mancano anche le strutture. Qualche volta devi fare gli allenamenti su campi ridicoli”.

Come vede il girone B di serie C? “Il girone del Rimini è molto forte, ma anche gli altri. L’obiettivo è lottare di partita in partita per fare punti. Non metto mai obiettivi, preferisco ragionare partita per partita, poi le somme si tirano alla fine”.

Qual è la cosa più importante in questo momento delicato per la squadra? “Nell’immediato secondo me la cosa più importante è non strafare. Questo mi hanno insegnato le annate che ho fatto, fare piccoli cambiamenti un po’ per volta”.

Come da tradizione, Acori si è legato al Rimini fino al termine della stagione. “Ho fatto, come sempre, fino a giugno. Ma io faccio sempre anno per anno”.

Tre tappe a Rimini, tre sfide diverse: “Secondo me sono tre sfide differenti – continua Acori -. La prima volta sono arrivato in un ambiente non moscio, di più, con il presidente che dopo cinque play off persi voleva vendere tutti. La seconda volta con la soddisfazione di avere un gruppo fantastico. La terza, quella attuale, con una società che viene da due campionati vinti di fila e non è mai facile, perché vincere la serie D è complicato. Tre fasi differenti. Sono convinto che coi giovani si può lavorare bene, certo gli può mancare un po’ di furbizia. Quello che non deve mancare è invece l’entusiasmo, la voglia di fare cose eccezionali, di andare per vincere su tutti i campi, di strabiliare”.

Ha già incontrato la squadra? “Non ho ancora parlato con la squadra perché stavo andando a Terni, poi mi hanno detto che non si giocava e ho rimesso via l’auto”.

C’è un giocatore in particolare dell’attuale rosa che le sarebbe piaciuto allenare? “A me è sempre piaciuto molto Candido e non sono mai riuscito a prenderlo. Poi sono andato a vedere la data di nascita ed è un ’93. Candido deve essere di grande aiuto alla squadra, ma anche altri”.

Riprende la parola Giorgio Grassi: “Quello che noi chiediamo in fondo è di continuare e portare a casa il campionato all’interno della aspettative che avevamo. Non cambia nulla dal mio punto di vista perché io sono convinto che noi abbiamo allestito una rosa per fare o sfiorare i play off. Leo non è pienamente convinto però. Questo cambio è stato repentino e non pianificato. Noi non avevamo nessuna alternativa rispetto all’anno scorso, quando tutti sanno che c’era Righetti nella riserva pronto ad entrare. Poi siamo andati rapidamente su Leo. Cambiare stratega a campionato iniziato vuol dire che la squadra non è stata condivisa, e questo va valutato in un percorso a medio termine. Se Leo farà benissimo, come ritengo, non sarà un problema riflettere sugli anni successivi. Il nostro futuro dipende ormai poco da noi, ma dalle riforme che verranno fatte. Se il calcio di serie C continua come l’ho trovato io e com’è stato negli ultimi anni dovremo prendere provvedimenti, se ci sarà il cambio auspicato vedremo. È un calcio non sostenibile, non per milionari ma per miliardari”.

Il numero uno del sodalizio biancorosso fa anche il punto sulla situazione societaria del Rimini. “Credo stia ormai evaporando la vendita di quote in bitcoin. Il regalo di quote in cambio di pubblicità non è andato in porto. Non abbiamo lo sponsor sulla maglia. Abbiamo fatto meno abbonamenti che in D. Apriamo lo stadio la domenica e gli incassi non ci pagano i costi di apertura. Questo non è più un problema solo del Rimini, ma è diventato un problema di tutti”.

E sullo stato di salute della serie C. “Questo campionato non è falsato perché ci sono squadre che hanno fatto partite per poi cambiare eventualmente categoria, ma perché ci sono squadre che hanno pagato i giocatori con i soldi delle fideiussioni che non hanno prodotto. Noi andiamo avanti esclusivamente con quello che mette la società, con le sponsorizzazioni e con gli abbonamenti. Il botteghino non dà in pratica niente. Nel calcio di serie A si mangiano le ostriche, in serie B stanno bene, a noi in C ci danno gli avanzi perché il minutaggio sono gli avanzi. La rivoluzione del calcio è pagare i propri debiti, non vincere i campionati. Se a Roma non lo capiscono, e io ho seri dubbi, non si potrà andare avanti. Dal modo in cui verrà affrontato il tema delle fideiussioni vedremo le intenzioni. È una battaglia di civiltà. Anche a livello europeo stiamo portando avanti un’immagine da Paese del terzo mondo. Il calcio così nelle 60 società della serie C è a rischio estinzione”.

La presentazione di Leonardo Acori sarà trasmessa su Icaro TV (canale 91) questa sera alle 20:35.

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