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Nazionale Rimini

Il nuovo volto dell'integrazione

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 20 dic 2017 14:46
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Si sta svolgendo in queste ore a Roma l’incontro, indetto da Fai Cisl, con il contributo della Fondazione Fai Cisl Studi e Ricerche e di Anolf sul lavoro migrante, Il nuovo volto dell’integrazione. Accoglienza, ius soli, cittadinanza, lavoro, tratta, caporalato: questi i temi su cui interverranno il Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, Marco Minniti, Ministro dell’Interno e don Aldo Bonaiuto, componente della Comunità Papa Giovanni XXIII.

La scelta della data non è casuale, dato che oggi, 20 dicembre, è la giornata internazionale del migrante.

A Roma è presente anche una delegazione di Anolf Rimini che vede tra i partecipanti anche Mamadou Diouf, che ha preparato, per l’occasione, un testo da leggere che riportiamo qui di seguito:

 

Mi chiamo Mamadou Diouf, ho 21 anni e vengo dal Senegal.
Avevo appena compiuto i 18 anni quando mi sono allontanato dal mio villaggio alla ricerca di un futuro possibile.
Ho conosciuto le prigioni libiche dove i diritti umani e la dignità delle persone vengono dimenticati per fare posto a violenza e stenti.
Sono riuscito a fuggire dopo 3 mesi.
Quando alle 5 del pomeriggio, insieme a 112 amici sconosciuti, sono salito sul gommone non sapevo dove ero diretto: stavo scappando dalla Libia. Quando alle 5 del mattino una grande nave italiana ci ha salvati il gommone era sgonfio quasi del tutto e, i nostri pochi averi, erano oramai dispersi sul fondo del mare per pesare meno possibile!
In pochi giorni dalla Sicilia sono stato trasferito prima a Bologna poi a Rimini.
Era l’aprile del 2015, non conoscevo una parola d’italiano, non sapevo dove mi trovavo ma avevo capito che, forse, per la prima volta nella mia vita, le cose stavano cambiando.
Mi sono impegnato molto e, durante l’accoglienza, ho conseguito la licenza di scuola media inferiore che non avevo in Senegal.
Dopo il rigetto della commissione il tribunale mi ha riconosciuto il permesso umanitario.
Grazie al mio impegno dal settembre dell’anno scorso, seppure musulmano, sono stato accolto da una famiglia italiana, cattolica, di Riccione: sono diventato il loro terzo figlio.
Ho continuato ad impegnarmi: attualmente frequento il secondo anno dell’alberghiero serale e la mattina mi alleno nell’atletica, sono quello che voi chiamate una promessa: ho scoperto di avere ottime capacità che ben fanno sperare per il mio futuro di atleta, se continuerò con questa progressione.
Come molti giovani della riviera romagnola ho fatto la stagione estiva come aiuto cuoco in un ristorante gestito da italiani lavorando dalle 12 alle 15 ore al giorno, sette giorni su sette. Hanno approfittando della mia voglia di lavorare e mi hanno messo in regola come lavapiatti part time, è giusto?
L’Avvocatura dello Stato dell’Emilia Romagna fa ricorso contro le decisioni positive del Tribunale, l’ha fatto anche verso la mia. Attualmente l’Avvocatura sta rigettando tutti i permessi ottenuti. Rischio di diventare clandestino!
Per evitare che io possa diventare clandestino i miei genitori italiani, quasi non bastassero le spese che sostengono per mantenermi, mi hanno assunto per cercare di trasformare il mio permesso di soggiorno da umanitario a lavoro, è giusto?
Dite che in Italia c’è posto solo per chi si impegna e se lo merita, cosa devo fare, più di quello che sto cercando di fare, per rimanere a pieno titolo, con rispetto e onestà in Italia?
Non bastano una famiglia che mi ha accolto, la frequenza della scuola, l’impegno nello sport, i tanti amici che mi sono fatto, il lavoro stagionale estivo, le tante testimonianze che sono chiamato a fare nelle scuole e in vari gruppi?
Cosa devo fare di più?
Grazie

Diouf Mamadou