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Cronaca Icaro Sport

Dirty Soccer. Guidone (Santarcangelo) dopo la scarcerazione: nulla a che fare

In foto: La conferenza di Guidone (Newsrimini.it)
La conferenza di Guidone (Newsrimini.it)
di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
lun 15 giu 2015 19:16 ~ ultimo agg. 17 giu 03:30
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Quasi un mese fa scattava l’operazione Dirty Soccer che sconvolgeva il calcio italiano con la notizia di un nuovo giro di scommesse e partite truccate, questa volta nei campionati di Lega Pro e Dilettanti.
Tra le società coinvolte c’era anche il Santarcangelo, colpito da cinque arresti con accuse pesanti. Oggi allo stadio Mazzola l’attaccante gialloblu Marco Guidone, dopo la recente scarcerazione, ha voluto dare la sua versione della vicenda ribadendo la sua estraneità alla vicenda.

Un mese fa Marco Guidone, attaccante 29enne milanese, è stato arrestato insieme ai compagni Ridolfi, Traoré, Obeng e il magazziniere Ciardi. E’ rimasto 18 giorni in carcere a Monza poi il riesame lo ha scarcerato e oggi è semplicemente indagato. E’ stato l’ultimo a uscire dal carcere ma il primo a voler affrontare la stampa per chiarire la sua posizione. Soprattutto l’intercettazione di una chiamata di Ercole Di Nicola, il ds dell’Aquila ritenuto trai personaggi chiave dell’organizzazione, dal telefono che gli aveva passato Ciardi. Ma dalla quale, ha sottolineato anche oggi Guidone, non emerge nulla di compromettente.

La nota del Santarcangelo Calcio:
Si è svolta oggi pomeriggio nella sala stampa dello stadio “Valentino Mazzola” la conferenza stampa dell’attaccante del Santarcangelo Calcio Marco Guidone, che ha voluto incontrare i media per fare luce circa le vicende che l’hanno coinvolto nelle ultime settimane.

“Innanzitutto ringrazio la società: da tesserato del Santarcangelo – racconta Marco Guidone – mi sembrava doveroso organizzare questa conferenza. In cui volevo dire che io sono assolutamente estraneo a tutto quello che è successo. Purtroppo è caduto il mondo addosso pure a me perché non potevo immaginarmi una cosa del genere. Sono successe delle cose che nemmeno io mi spiego. Confido che la giustizia faccia il suo corso e che possa fare chiarezza su come stiano le cose. Non ho molto da dirvi, però ci tenevo a metterci la faccia, visto che sono state dette tante cose su di me in questo periodo che non sono vere. La verità verrà fuori però, ripeto, voglio ribadire di essere estraneo a questa vicenda.

Gli atti parlano chiaro. Ci sono degli aspetti che non riesco a capire. Purtroppo questa persona, che faccio fatica anche a nominare, ha infangato il mio nome. Come persona e come giocatore. Nei cui riguardi prenderò i provvedimenti del caso”.

Sul suo iter giudiziario e sui 18 giorni di custodia cautelare nel carcere di Monza dal 19 maggio al 6 giugno.
“Non è che abbia scelto di rimanere in carcere. Purtroppo il gip aveva convalidato la mia custodia cautelare, poi i miei avvocati hanno scelto questa strada del riesame del tribunale della libertà. Noi indagati siamo stati ascoltati da più gip, nel mio caso quello di Monza”.

“Io non so bene come stanno andando le cose e non voglio neanche entrare troppo nel merito della vicenda, dato che non so quali saranno gli sviluppi. Però ero stato fermato per associazione a delinquere. Negli atti c’era anche questa mia intercettazione (quella in cui parla col direttore sportivo de L’Aquila Ercole di Nicola, ndr) che è stata pubblicata su giornali e siti. Fa parte della prassi che un direttore sportivo ti chiami per dirti che ti vuole portare in un’altra squadra. Nient’altro”.

Sul carcere.
“Una brutta esperienza che non cancellerò mai dalla mia vita. L’ultima cosa che mi sarei mai aspettato dalla mia vita è di essere arrestato. A maggior ragione per un reato del genere quale l’associazione a delinquere. Non mi è mai passato per la testa di fare qualcosa di simile. E 18 giorni posso garantirvi che sono lunghissimi. In cella ero con una persona, ma devo dire che sono stato trattato bene. Almeno lì non c’è stato alcun tipo di problema”.

Sull’arresto.
“Chi mi ha portato via per fortuna ha anche capito la situazione. Abbastanza tranquilla, visto che non mi hanno trattato come un criminale. Certo che essere portato via alle 4.30 di mattina mentre ero in casa con la famiglia non è una cosa bella”.

Sul suo futuro.
“In queste settimane sentirò i miei avvocati, però non posso dirvi quello che succederà perché non lo so. Lascio che la giustizia faccia il suo corso, confido nel loro operato”.

“La mia volontà è quella di continuare a giocare. Fortunatamente ho un altro anno di contratto qua a Santarcangelo, quindi se mi verrà permesso, io giocherò. Posso difendermi, perché come lo dico a voi, ribadirò anche alla giustizia sportiva la mia estraneità ai fatti. Mi fido della giustizia, sperando che capisca la realtà delle cose”.

Sull’interrogatorio col gip.
“Mi hanno chiesto se conoscevo determinate persone e ho risposto che non sapevo assolutamente niente di tutto ciò. È stato un discorso brevissimo. Nelle intercettazioni, al di là di una conversazione di cui ho già parlato prima, ci sono solo persone che fanno il mio nome”.

“Non ho mai avuto dubbi su nessuna partita, ma neanche sui miei compagni di squadra. Ci siamo meritati questa salvezza lottando sul campo fino alla fine. Il magazziniere Ciardi? Non riesco neanche a parlare, perché nessuno poteva immaginare cosa questa persona stesse facendo alle nostre spalle”.

Sulla reazione di società, amici e compagni di squadra indagati.
“Ringrazio la società, che si è sempre informata su di me per sapere come stavo”.

“Quando ti succedono queste cose fai una cerchia della tua vita. Capisci chi sono quelli che ti vogliono veramente bene. Io da questo punto di vista mi ritengo fortunato, perché ho trovato tanta gente al mio fianco che ha sempre creduto in me”.

“Ci siamo fatti forza a vicenda. È stata dura, abbiamo parlato poco, ci siamo giusti dati una pacca sulla spalla per andare avanti”.

Sulle intercettazioni e sul tempo trascorso in carcere.
“Non posso dire quello che ho pensato quando rileggevo le intercettazioni”.

“Riuscivo a passare il tempo perché dovevo passarlo. Ho pensato soprattutto a ribadire la mia innocenza, sapendo che non potevo mollare”.

Sulla sua strategia difensiva.
“Sono uscito da poco, i miei avvocati mi hanno lasciato un po’ tranquillo, libero di godermi la mia famiglia. Capiremo come agire, al momento non lo so”.

Se dovessi tornare indietro risponderesti a quella telefonata?
“Più che altro è difficile immaginarsi una cosa del genere. Quella telefonata è una chiamata che posso fare anche ad un mio amico, è la stessa cosa. Il solo pensiero di tradire un mio compagno di squadra o la società che mi sta pagando o la società che mi sta pagando mi fa andare fuori di testa”.

“Io so come sono andate le cose, spero di uscirne pulito, poi quello che si dirà o si farà mi interessa poco. Quello che ho vissuto lo so solo io, poi le persone che mi conoscono bene sanno che persona è Marco Guidone. L’importante è quello”.

Ufficio Stampa e Comunicazione Santarcangelo Calcio