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Nazionale Rimini

Valemour: quando il lavoro aiuta a diventare più grandi

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 21 apr 2015 10:12 ~ ultimo agg. 22 apr 22:25
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Veronica 24 anni è intimorita dalle foto, con la coda dell’occhio un breve sguardo incuriosito, poi si rimette a lavoro e ti fa capire che è una ragazza molto riservata. Alex 21 anni, di poche parole, schivo all’apparenza, ma quando partono i clic della fotocamera, un sorriso gli unisce le orecchie e conta più di mille parole. Entrambi sognano quello che desiderano tutti i ragazzi della loro età: divertimento, amici, affetto, sicurezza, e magari anche un lavoro per avere un po di autonomia economica. Alex e Veronica da qualche tempo sono colleghi di lavoro. Si occupano di tingere pelli e tessuti che servono per realizzare scarpe. Non si tratta di un lavoro comune perché i colori non sono stampati da una macchina, ma sono dipinti a mano con telai da serigrafia, uno per uno. Le scarpe quindi, sono tutte diverse fra loro, tutte prodotte come pezzi unici.

 

Unici e speciali sono anche Alex e Veronica che hanno gli stessi sogni e desideri dei loro coetanei ma hanno qualcosa in più: un cromosoma. Proprio per loro, che hanno la sindrome di Down e per gli altri ragazzi con la stessa disabilità, è stato costruito il progetto Valemour. Un grande percorso sociale di inserimento lavorativo, nato a Verona nel marzo del 2004 grazie alla Fondazione “Più di un sogno”, che adesso coinvolge 32 ragazzi tra i 19 e 35 anni. Crescere Insieme è l’associazione riminese che riunisce intorno a se le famiglie di persone con sindrome di Down e disabilità intellettiva, che, insieme a La Formica (Coop. Soc onlus), è entrata a far parte di questo progetto, che coinvolge altre otto associazioni presenti nelle città di Verona, Torino, Cosenza, Palermo, Padova, Cuneo, Firenze e Treviso.

 

Veronica ha qualche perplessità iniziale ma poi, insieme ad Alex trova la giusta sicurezza per affrontare la sfida. Entrambi ascoltano il loro tutor, fanno tante prove, comprendono tutti i passaggi, si mettono in gioco. Inizia l’avventura. Entrano nel vivo di un impegno di lavoro e acquistano nuove competenze. Ma non è finita lì. C’è una nuova esperienza da fare, una nuova emozione, mai provata prima: la paga per il lavoro fatto. In un attimo arriva il primo assaggio di autonomia. Alex è talmente preso che quasi se ne era scordato, si fa accompagnare subito in un negozio di elettronica. E’ un tablet il suo primo acquisto. Adesso però bisogna imparare a gestire i propri soldi, cosa farne? come spenderli? Inizia a prendere forma un senso di responsabilità. Anche questo è Valemour. Tutto ciò li fa sentire importanti, si stimano anche perché si sentono parte di questa importante catena produttiva di scarpe, cucite e confezionate da Geox e distribuite in tutti i negozi d’Italia.

 

A marzo è stata presentata la scarpa primavera estate. Sono gli stessi ragazzi a consegnarle ai loro personaggi preferiti. Sul web e sui social network si moltiplicano le condivisioni dei video. L’ultimo è proprio quello del “viaggio” dei ragazzi di Valemour che partono dalle proprie case con il treno, l’aereo e i mezzi pubblici, per andare a consegnare di persona le sneaker ai loro idoli del mondo dello sport e dello spettacolo: il trio comico Boiler, La Pina di Radio DJ, il calciatore Javier Zanetti e il masterchef Carlo Cracco.

 

Questo secondo step del progetto si è concluso con la visita alla fabbrica di Treviso, una giornata intera nei laboratori. Un momento vissuto con particolare intensità anche da Alex e Veronica perché si sono riconosciuti in quegli artigiani con i quali hanno condiviso una parte della stessa produzione. I ragazzi hanno partecipato alla visita con le loro famiglie ed erano presenti anche gli altri provenienti dalle altre città. Tutti rapiti e concentrati nel vedere le fasi successive alla loro lavorazione. I prototipi, il passaggio dal telo colorato agli inserti, il taglio, la cucitura, la tomaia, i test di resistenza, l’inserimento delle cerniere, la verifica dell’impermeabilizzazione. Insomma dalla “A”, delle loro mani , alla “Z” della scarpa finita, passando per quella che è l’altissima scuola di lavorazione degli artigiani calzolai. Vero “made in Italy”.

 

Autonomia è senza dubbio la parola che riassume meglio l’obiettivo di questo progetto. La stessa che desideriamo tutti, la stessa che vorremmo per i nostri figli. Quella possibilità di prendere decisioni senza ingerenze o condizionamenti altrui. Quel senso di indipendenza da cui, spesso, nasce appunto il senso di responsabilità. Un passaggio educativo fondamentale per tutti i ragazzi, che non è diverso per Alex e Veronica, che adesso, al cinema o al ristorante, si rivolgono ai propri genitori con lo sguardo fiero dicendo: “non preoccuparti mamma, sta sera offro io”.

 

 

 

Emiliano Violante