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prognosi contestata

Tampona un'auto alla rotonda e finisce a processo per lesioni stradali colpose gravi

In foto: repertorio
repertorio
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 17 mag 2021 18:57 ~ ultimo agg. 18 mag 13:52
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Un tamponamento alla rotonda sulla via Emilia, all’ingresso del centro abitato di Santarcangelo, si è trasformato in un incubo per una 30enne santarcangiolese che, oltre alla sospensione della patente di guida per 4 mesi, è finita a processo con l’accusa di lesioni stradali colpose gravi.

I fatti risalgono al marzo del 2019. La 30enne è alla guida di un’utilitaria quando all’uscita della rotonda tampona a bassa velocità l’auto che la precede, una microcar condotta da una 35enne anche lei di Santarcangelo. Sul posto interviene per i rilievi di rito la polizia Locale, che sanziona la 30enne per non aver mantenuto la distanza di sicurezza e cataloga il sinistro come di lieve entità. A testimoniarlo anche i danni esigui alla microcar, riassumibili nel fanalino posteriore frantumato. Anche la conducente non sembra aver riportato danni fisici importanti, come attesta il referto del pronto soccorso che parla di una prognosi di 7 giorni.

Dopo qualche mese, la 30enne santarcangiolese scopre di essere in realtà nei guai. Infatti, oltre alla sospensione della patente per 4 mesi decretata dalla prefettura, ecco un decreto penale a suo carico per lesioni stradali colpose gravi, reato procedibile d’ufficio. E’ allora che si rivolge preoccupata agli avvocati Patrick Wild e Filippo Capanni, che per prima cosa impugnano la sospensione della patente davanti al giudice di pace scoprendo l’esistenza di un certificato – rilasciato dal medico curante della 35enne tamponata – che attesta il superamento dei 40 giorni di prognosi in conseguenza del trauma subito. In questi casi l’invio del certificato medico alla procura è obbligatorio, così come la successiva accusa di lesioni stradali colpose gravi.

I due avvocati, convinti che quel tipo d’incidente non possa aver causato lesioni così importanti, richiedono al giudice un giudizio abbreviato condizionato alla perizia di un medico legale di parte. Per il professionista incaricato, il dottor Cristiano Santarini, quelle lesioni non sono giustificabili sulla base della corrente letteratura medico-scientifica. Non solo, perché a riprova della lieve entità del tamponamento ci sono anche la bassa velocità a cui è avvenuto l’impatto e i minimi danni riportati dalla microcar. Inoltre sono stati proprio gli agenti a definire il sinistro come “lieve” nel loro rapporto.

Questa mattina, sulla base della perizia, il giudice del tribunale di Rimini ha derubricato il tamponamento in lesioni semplici (reato, questo, procedibile a querela di parte) e pronunciato sentenza di non doversi procedere nei confronti della 30enne. Si attendono ora le motivazioni, ma è plausibile che il giudice abbia ritenuto sproporzionata la prognosi di oltre 40 giorni stilata dal medico curante della donna tamponata, che oltretutto non avrebbe motivato a sufficienza quel surplus di giorni.

La 30enne santarcangiolese, che dopo più di due anni ha potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo, non è l’unica ad aver subito di recente un procedimento penale per un tamponamento all’apparenza banale. Come confermano i due legali, infatti, al giorno d’oggi questo tipo di cause è sempre più frequente.