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Confronto non rinviabile

Turismo. Cgil: cambiare modello è possibile e necessario

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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 5 minuti
gio 11 feb 2021 15:55 ~ ultimo agg. 15:55
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Ridisegnare il modello turistico utilizzando la legalità come chiave di volta. Questa la proposta della Cgil di Rimini che propone alcune riflessioni sul turismo al termine di un 2020 segnato dalla pandemia. Il sindacato ricorda la sottoscrizione nello scorso settembre del Protocollo sulla legalità e lo sviluppo nel settore turistico e ricettivo e l’accordo tra Prefettura e Camera di Commercio della Romagna per incrementare le azioni a supporto della legalità nel sistema economico locale. “Riteniamo – spiega la Cgil – non più rinviabile, alla vigilia di importanti appuntamenti elettorali, il momento che anche la politica locale metta al centro della propria agenda i temi della qualità del lavoro e della legalità per orientare il progetto di sviluppo territoriale.

Alcuni punti evidenziati dalla cgil

Legalità nel turismo: un problema atavico irto di nuove insidie.
Il turismo, non a caso, nel Piano del Lavoro 2020 della CGIL di Rimini è inserito nel capitolo della legalità e sicurezza urbana.
Commercio, turismo e ristorazione, secondo dati INPS, sono i settori economici nei quali si annida il più alto tasso di lavoro irregolare con stime dell’11,4% su media nazionale. Dal nostro osservatorio possiamo affermare che nel settore turistico riminese almeno un 25% del lavoro presenta elementi di irregolarità.
Si tratta di un dato preoccupante per molteplici ragioni.
In primo luogo, una diffusa illegalità consente una più facile mimetizzazione dei fenomeni di radicamento della criminalità organizzata. Tale problematica si acuisce, peraltro, nel momento in cui la fragilità di un tessuto imprenditoriale, indebolito da un anno di crisi, diventa più facilmente preda dei fenomeni malavitosi.
In secondo luogo, si assiste ad un impoverimento del reddito complessivo dei lavoratori del turismo, in particolar modo quelli stagionali che, durante l’inverno, subiscono una doppia penalizzazione con l’indennità di disoccupazione sempre più breve e calcolata su montanti contributivi ridotti.

La dimensione del problema.
La dimensione del problema è rilevante dal momento che i lavoratori stagionali del turismo (alloggio e ristorazione) sono stati 18.518 nel 2019.
La già breve durata della stagione (95 giorni medi – dati INPS 2019) si è ulteriormente accorciata nel 2020 con gravi conseguenze per il reddito complessivo. Stiamo parlando, per essere espliciti, di quasi 20.000 persone che durante l’anno possono contare su un reddito che mediamente non copre nemmeno 5 mesi (tra lavoro stagionale e disoccupazione).
Dal 2009 al 2019 la percentuale di disoccupati è passata dal 10,7% al 13% della popolazione e il tasso di lavoro part-time sfiora ormai il 50%. E’ chiaro che il turismo contribuisce in maniera significativa a determinare questi preoccupanti dati.
Un settore così ampio e centrale nell’economia territoriale può andare avanti continuando a basarsi su lavoro povero, precario e dequalificato? Parrebbe di no, stando anche all’annosa questione del “non si trova personale” che s’innesta esattamente in questa diffusa dimensione di illegalità, sfruttamento e povertà.

La necessità di un nuovo sistema di relazioni politiche e sociali.
E’ necessario cambiare, e l’Agenzia per lo Sviluppo Territoriale, indicata dalla CGIL di Rimini nel proprio Piano del Lavoro 2020, è fondamentale per disegnare il perimetro di un turismo che accompagni uno sviluppo sostenibile del territorio nell’ambito di un’economia legale e che garantisca una più giusta redistribuzione del reddito prodotto.
L’economia turistica territoriale non può continuare ad essere tratteggiato con il solo contributo delle associazioni di impresa. Gli incontri tra Pubbliche Amministrazioni e Associazioni di imprese sono periodici, per la condivisione e discussione su progetti e iniziative turistiche. Rarissimi, se non nulli, con le Organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori del turismo.
Un esempio, che a nostro avviso rappresenta una delle peggiori torsioni nella progettazione di un pezzo del sistema turistico, è la propensione delle Amministrazioni pubbliche locali ad accondiscendere generalmente agli interessi particolari degli imprenditori balneari ogni qual volta si tratta di decidere “sul demanio”. Ogni anno, per esempio, si replica l’iniziativa degli imprenditori balneari che rivendicano (e ottengono) il contenimento del servizio pubblico essenziale di salvataggio. Nella stagione 2020 sono state tratte in salvo 7 persone da marinai fuori servizio perché l’ordinanza era terminata da una settimana. Sicurezza sulle spiagge e più reddito per una fetta importante di lavoratori stagionali: su questo i decisori politici locali non hanno quasi mai nulla da dire. Eppure si tratta di temi d’interesse generale al pari della (non) applicazione della Direttiva Bolkestein e degli importi dei canoni demaniali.

Il “che fare” del turismo riminese. 
Fare politiche attive per la legalità.
Vanno applicate ed estese le linee guida che il Comune di Rimini approvò nella primavera del 2013 sul tema delle politiche attive per la legalità nel settore. Va perciò creata una rete strutturata contro il lavoro gravemente sfruttato insieme a tutte quelle azioni utili a costruire una cittadinanza responsabile sui temi della legalità del lavoro e dell’economia. In questo senso i contenuti del recente Protocollo per la legalità e lo sviluppo del settore ricettivo ed alberghiero vanno nella giusta direzione. Si tratta di andare ad una sua urgente realizzazione.

Attraverso il coordinamento nell’ambito dell’Agenzia per lo Sviluppo Territoriale va dato corpo ad un sistema che escluda da ogni beneficio economico le imprese oggetto di procedimenti di tipo fiscale e finanziario o colpite da interdittiva, introducendo l’autocertificazione obbligatoria per le imprese beneficiarie circa l’assenza di motivi ostativi alla concessione di benefici – ivi compresa la regolarità dei rapporti di lavoro.

Va istituito lo sportello antiusura e di aiuto alle vittime, anche attraverso la costituzione di un fondo dedicato a tali fini.

Vanno sostenute le aziende turistiche che si dotano di codici etici che escludono il lavoro sfruttato sottoscrivendo un codice di comportamento basato su standard di qualità. Purtroppo, secondo dati recenti, l’adesione volontaria delle imprese (non solo del turismo) agli Elenchi Pubblici del “Rating di Legalità” e delle “White List” è molto bassa. L’iscrizione al Rating riconosce un profilo imprenditoriale di effettivo e credibile sostegno all’economia pulita, lavoro regolare e di leale concorrenza. Ma nella provincia di Rimini soltanto 48 imprese su 34.731 hanno aderito.

Bisogna accelerare la destinazione a fini sociali dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. E’ perciò urgente l’istituzione del tavolo prefettizio provinciale permanente sulle aziende sequestrate e confiscate.

Valorizzare il sistema scolastico e universitario territoriale.
Servono prospettive d’inserimento lavorativo dignitoso e professionale alle tante ragazze e ragazzi che stanno frequentando gli Istituti alberghieri (oltre 1.800 e 300 adulti nei corsi serali), la formazione professionale regionale (circa 1.300), l’Istituto tecnico per il turismo (oltre 800). Si dovrebbe partire da una verifica dell’adeguatezza delle esperienze di stage e tirocini presso le aziende locali e della disponibilità delle imprese a favorire un corretto e regolare ingresso nel mercato del lavoro.

Qualificazione dell’offerta turistica balneare.
I cambiamenti meteo-climatici in atto hanno determinato nel corso degli anni una possibile e diversa fruibilità del turismo balneare in termini di collocazione temporale. Pertanto, nella logica di un modello sempre più qualificato, l’ordinanza balneare regionale, o comunale, dovrà prevedere l’allungamento del servizio di salvamento.

Oltre il turismo balneare
Il 2021 si profila come un anno ancora più difficile del 2020 per alcuni comparti turistici, quali ad esempio il turismo fieristico, congressuale e sportivo.
Allo stato attuale, sia pure con la campagna di vaccinazioni in corso, è difficile immaginare a breve termine eventi in grado di coinvolgere migliaia di persone, per i quali sono stati fatti imponenti investimenti pubblici negli scorsi anni, quali la nuova Fiera, i Palacongressi e le grandi strutture sportive del territorio. Eppure proprio questo tipo di turismo (compreso il termale se si darà vita a nuovi investimenti), è quello maggiormente in grado di spingere verso la riqualificazione della nostra offerta turistica e ad una concreta destagionalizzazione, grazie alla quale le strutture ricettive, i ristoranti, il complesso dell’indotto turistico possono offrire qualità del servizio e del lavoro in termini di professionalità e tutele per migliaia di lavoratrici e lavoratori. Perciò, dopo la crisi sanitaria, non si può correre il rischio di perdere terreno su questi pezzi importanti del comparto turistico provinciale.