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Numeri e considerazioni

Donne e lavoro. Rimini migliora ma resta il problema conciliazione

In foto: l tavola rotonda sul lavoro femminile
l tavola rotonda sul lavoro femminile
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 30 nov 2019 11:39 ~ ultimo agg. 3 dic 14:49
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Le imprese delle Donne. Ieri sera al cinema Teatro Tiberio si è parlato di lavoro al femminile. Spunto di riflessione il rapporto curato dal direttore di Tutto Rimini Economia Primo Silvestri. Poi la tavola rotonda con le testimonianze di imprenditrici riminesi (ospiti Valeria Piccari, titolare Adriaplast, Morena Guerra, titolare Ricci Sabbiature, Maria Luisa Palazzo, titolare M.L.P. Gioielli e Nicoletta Renzi, responsabile Comunicazione, marketing ed eventi Gruppo Sgr), sindacati e istituzioni. Ad organizzare Acli e Coordinamento Donne Acli della provincia di Rimini.

Molto è stato fatto, tanto resta da fare. Nel convegno “Le imprese delle donne” emerge uno spaccato dell’occupazione femminile in provincia che evidenzia un miglioramento importante: nel 2013 il tasso di occupazione rosa nel riminese era appena al 55,2% ma nel 2018 è arrivato al 61,7 con una crescita che ha portato quasi a colmare il gap col dato emiliano romagnolo. Le imprenditrici rappresentano invece il 20/25% del totale. Sono prevalentemente attive nel settore del commercio e dei servizi. Tra le criticità che emergono c’è però quella della qualità del lavoro. Il direttore di TRE, Primo Silvestri, spiega infatti che l’Istat considera occupata una persona che lavora almeno un’ora a settimana. “Questo vuol dire – commenta Silvestri – che l’occupazione è aumentata ma il numero di ore lavorate resta basso. Anche perché il 60% dell’occupazione si concentra sul turismo e quindi in un periodo di appena quattro mesi all’anno.

Altro tema critico, a Rimini come nel resto d’Italia, è quello del gap salariale a parità di mansione. Se la retribuzione media annua di un dirigente maschio è di 143mila euro, una donna si ferma a 115mila; se un operaio guadagna 17mila euro l’anno, una donna non arriva a 10mila. Mediamente il gap annuo è di oltre 7mila euro. Per non parlare della conciliazione tra famiglia e lavoro. “Ad occuparsi dei bambini o dei genitori anziani è quasi sempre la donna – spiega il direttore di TRE – e sarebbe importante avere imprese che mettono in atto politiche di conciliazione. Purtroppo nel nostro territorio sono ancora poche anche perché si parla spesso di piccole realtà“. “Nell’ultimo anno 244 donne hanno abbandonato il lavoro dopo la nascita del primo figlio – ricorda Primo Silvestri – e questo va contro le parità di genere sulle quali siamo tutti d’accordo in teoria. Servono però azioni concrete per metterla in pratica.