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la polemica

Aumento Irpef, bordate del Comune a Raffaelli e sindacati

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 13 mar 2019 15:27 ~ ultimo agg. 14 mar 11:12
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Non ci sta l’amministrazione comunale di Rimini a passare per il governante di turno che mette le mani nelle tasche dei cittadini e, attraverso una lunga nota, spiega nel dettaglio i motivi che hanno portato alla proposta di aumento Irpef (“che comunque verrà allineata all’aliquota dei capoluoghi e dei Comuni della provincia, dopo 12 anni di totale immobilità al livello minimo consentito – lo 0,3 per cento – con una soglia di esenzione che non ha eguali sul territorio non solo provinciale – 17mila euro – e in Italia”) e rispedisce le accuse al mittente (sindacati e on. Raffaelli in primis).

Il Comune approfondisce la questione in tre punti. Per quanto riguarda il metodo, “le mail non mentono, a differenza delle persone. Il 28 febbraio alle ore 10.55 la segreteria dell’assessorato al Bilancio inviava a Uil, Cisl e Cgil l’invito a un incontro preventivo, ricevendo risposta da Cgil (incontrata il 5 marzo), Cisl (incontrata il 6 marzo) e nessuna da Uil. Evidentemente più che leggere mail, la sua segretaria era impegnata a partecipare ai convegni, a Rimini e fuori Rimini, di una forza d’opposizione che dichiaratamente si oppone al centrosinistra”.

Per quanto concerne il merito, “è palese – afferma l’amministrazione – che se il Governo gialloverde non avesse prima revocato, quindi contorto ad arte, l’iniziativa del Bando Periferie oggi staremmo qui a fare tutt’altri discorsi. Cancellazione del 20 per cento di acconto iniziale sul totale erogato di 18 milioni di euro, rimborsi ricavati dalle economie derivate dai primi 24 progetti finanziati, una tempistica capestro da cui non si può derogare neanche nel caso in cui uno dei partecipanti alle gare avanzasse ricorso…”.

Poi il duro attacco all’onorevole Raffaelli: “Ad agosto plaude alla cancellazione dei 18 milioni di euro a Rimini. A marzo attacca Rimini perché cerca di mettere una pezza al vergognoso pastrocchio sui fondi per le periferie combinato da lei e dal suo Governo. Il mandato parlamentare a 12mila euro al mese di Raffaelli, sinora, viene ricordato esclusivamente per queste due intemerate contro Rimini, città evidentemente oggetto di ogni sua ossessione e forse macumba. Ma ciò che veramente stupisce delle parole dell’onorevole è che proprio lei ha votato due mesi fa la legge di bilancio che dopo 3 anni di stop l’unica cosa che ha sbloccato per i Comuni d’Italia è la possibilità di agire sulle addizionali, dato che ai Comuni si è deciso di non dare nulla. Ci faccia capire, Raffaelli: lei approva e plaude al provvedimento, poi si indigna perché i Comuni lo applicano? Faccia pace con se stessa. A 12mila euro al mese è un lusso che può permettersi”.

Infine, per quanto riguarda la coerenzasi chiede all’amministrazione di riallineare l’addizionale per fare i lavori a Rimini Nord, alle scuole e mantenere un solido presidio sui servizi alla persona e alle fragilità all’handicap. Né più né meno di ciò che si è portato avanti coerentemente dal 2011 ad oggi. Domanda: Gli altri attori sono coerenti allo stesso modo? Come abbiamo visto, l’onorevole Raffaelli proprio no, a parte il rancore coerente e intangibile nei confronti di Rimini. L’opposizione neanche, visto che a sollevare critiche sono gli stessi partiti che a Roma sbloccano il meccanismo delle addizionali, dopo aver tagliato tutto il possibile e oltre ai Comuni“.

L’ultima stilettata è per le organizzazioni sindacali: “Dispiacciono e sorprendono le espressioni usate a riguardo come ‘bancomat del sindaco’, ma non faranno scuola perché l’amministrazione comunale certamente non scenderà mai al livello di affermare che le trattenute in busta paga dei lavoratori di Rimini servono a ingrossare la carta di credito dei dirigenti locali di Cgil, Cisl e Uil. Le opinioni e le critiche sono certamente legittime. Le offese no”.