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Rimini Vita della Chiesa

A Sant'Agostino scoperto antico affresco. Era nascosto in un'intercapedine

In foto: i volti liberati dalla polvere
i volti liberati dalla polvere
di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 11 set 2018 15:30 ~ ultimo agg. 12 set 13:21
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Tanto è stato lo stupore quando qualche settimana fa, durante alcune ispezioni preparatorie ai lavori all’ex cinema, da un’intercapedine murata della chiesa di Sant’Agostino a Rimini è emerso un antico affresco. E’ stato nascosto li per secoli, ma è ancora in buono stato di conservazione. Rappresenta la Vergine Maria addolorata sotto la croce, sostenuta e abbracciata da altre tre donne. I volti sono belli, i tratti delicati, gli abiti con dettagli che ricordano le usanze ebraiche. Ancora tanti i misteri che avvolgono l’affresco, che misura 120×90 centimetri. Sicuramente la cornice che lo avvolge è del ‘700, ma difficile al momento stabilire il periodo in cui l’opera è stata dipinta.

Nell’idea di ripristinare la sede del vecchio cinema, facendo un carotaggio per capire come procedere con i lavori ci siamo trovati di fronte ad una stanza nascosta – racconta con la meraviglia negli occhi il parroco di Sant’Agostino don Vittorio Metalli -. La cosa ci ha incuriosito e la sorpresa è stata quella di trovare dentro l’intercapedine, che si trova all’altezza del pulpito, circa a metà chiesa, una cornice di legno dello spessore di circa 20 centimetri. Quando poi ci siamo accorti che sulla faccia appoggiata al muro esterno c’era un affresco la meraviglia è stata tanta. La cornice ha una struttura con incastri a coda di rondine tipica del ‘700 hanno detto gli esperti. Subito dopo la scoperta abbiamo infatti interessato la Soprintendenza e l’architetto Napoli”.

Non facile far tornare l’opera alla luce: “Sì non è stato facile – aggiunge don Vittorio – perché pesa circa 500 chili. Lo abbiamo fatto, sempre sotto la supervisione della Soprintendenza, qualche settimana fa e ci siamo trovati di fronte a qualcosa di meraviglioso. Non si tratta esattamente di un affresco ma di un olio su muro. Gli esperti hanno cominciato a ripulire l’immagine che è veramente bella: la Vergine Maria addolorata sotto la croce, con un volto estremamente delicato, come quello delle donne che la circondano. Gli indumenti sono tipici dell’abbigliamento ebraico

Siamo saliti sul pulpito e abbiamo fatto questa scoperta straordinaria – spiega l’ingegnere Emanuele Panzetta, uno dei primi a vedere l’opera -. Abbiamo proceduto con maestranze esperte per rimuovere l’affresco da quello spazio angusto, per evitare di rovinarlo. La stessa cornice è quasi un unicum nel suo genere. Era una tecnica utilizzata tra la fine del ‘600 e il ‘700 per staccare affreschi. L’opera conservata faceva sicuramente parte di un affresco più grande. Forse si trovava nel vecchio convento, che è stato demolito per poi essere ricostruito solo parzialmente dagli Agostiniani, prima delle soppressioni napoleoniche. Potrebbe essere stato nascosto in quell’intercapedine per il suo valore, per il suo interesse devozionale. Ma sono al momento solo ipotesi. Un restauratore lo ha già messo in sicurezza. Dai primi rilievi si evince che nel corso del tempo è stato ridipinto, ma servono indagini più accurate, con la tecnica delle radiografie a raggi x, che speriamo di fare al più presto, con l’avvio del restauro definitivo. Potrebbe essere del 700 ma anche più antico“.

Resta da capire quale sia la sua storia, perché sia stato messo li, per proteggerlo da cosa, quando. Fin’ora nessun documento storico d’archivio consultato ha rivelato dettagli significativi. “La Chiesa di Sant’Agostino, già cosi ricca di bellezza, è ancora capace di svelare misteri – afferma don Vittorio -. La cosa che mi stupisce di più è che se ne fosse persa la memoria. Questo è fonte di stimolo: mi piacerebbe che la chiesa, anche a livello pastorale, potesse generare nuove scoperte, nuovi doni, che fosse sempre una chiesa viva e non un museo. Inoltre, il fatto che le protagoniste siano donne mi ha fatto molto pensare. In particolare alla loro presenza fedele fino alla fine. E’ una conferma ulteriore di quello che ci dice il Nuovo Testamento: la figura femminile, con una sola eccezione, è sempre stata positiva verso Gesù, esprimendosi in termini di cura, di sequela, di custodia. Vogliamo lasciare che questo affresco, dopo secoli, torni a parlarci “.

Ora il desiderio – conclude il parroco – è di collocare l’affresco in chiesa, di restaurarlo. Speriamo anche in qualcuno desideroso di sostenere questo progetto di recupero“.

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