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Ambiente Attualità

Siccità. Gli agricoltori chiedono alla Regione lo stato di calamità

In foto: Foto di repertorio
Foto di repertorio
di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
ven 1 set 2017 14:01 ~ ultimo agg. 16:02
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L’estate bollente, con temperature massime mai registrate in Emilia Romagna (soprattutto nella settimana 31 luglio 6 agosto) e un calo di precipitazioni del 60% rispetto alla media 2001-2015 hanno creato un mix esplosivo per le campagne“. Ad affermarlo la Coldiretti regionale che ha incontrato il presidente Stefano Bonaccini e ha chiesto di avviare le procedure per la richiesta dello stato di calamità. La stima dei danni secondo l’associazione è di 300 milioni di euro, con situazioni più gravi nelle province di Parma e Piacenza.

Cali consistenti per il vino (il 20%) e il grano (15%), ma per entrambi i prodotti la qualità sarà altissima, del mais, anche fino al 50% e delle castagne, almeno del 50%, ma potrebbe crescere se non piove nella prima decade di settembre. Produzione ammezzata anche per il miele che soffre soprattutto nelle province romagnole, azzerato praticamente il miele di acacia. Per la frutta il problema è stato invece l’accelerazione della maturazione con il conseguente calo dei prezzi, per l’eccesso di offerta sul mercato.

Nello specifico le analisi di Coldiretti

Pomodoro: il caldo e la siccità, oltre a far crollare la produttività per chi non ha potuto irrigare, hanno accorciato la stagione di raccolta a causa della maturazione più veloce, creando problemi nella fase di trasformazione. I produttori hanno dovuto sostenere maggiori costi produttivi (più irrigazione), pur ottenendo una resa più contenuta, con inevitabili ripercussioni sul reddito. In linea di massima non ci sarà un calo produttivo, non tanto per le rese, ma quanto perché probabilmente sono stati seminati più ettari di quelli concordati nell’accordo interprofessionale.

Vino: Coldiretti stima un calo produttivo del vino del 20% rispetto al 2016, passando da 7,8 a 6,2 milioni di ettolitri. La produzione sarà ottima.

Frutta: il problema principale non è dovuto tanto alla siccità, ma all’eccessivo caldo che ha determinato una concentrazione delle maturazioni con conseguente eccesso di offerta sul mercato. Questa situazione, rileva Coldiretti regionale, ha portato i prezzi pagati ai produttori ben al di sotto dei costi di produzione. Ad esempio le pesche vengono pagate al produttore attorno i 20-25 centesimi, mentre il costo di produzione è di circa 38 centesimi. Mediamente i prezzi della frutta pagati al produttore sono diminuiti tra il 10 e il 40% rispetto allo scorso anno nonostante si stimi, sotto la spinta del caldo, un aumento dei consumi di frutta di circa il 3%. Come spesso accade in questi casi al calo del prezzo alla produzione non corrisponde un calo dei prezzi pagati dal consumatore.

Grano: caldo e mancanza di acqua hanno sicuramente ridotto la produttività con un calo stimato da Coldiretti regionale attorno al 15%, ma con qualità altissime, soprattutto per il grano duro che quest’anno ha grandi caratteristiche per la produzione di pasta.

Mais: secondo Coldiretti Emilia Romagna è una delle produzioni che ha maggiormente risentito del caldo e della siccità, con produzioni più che dimezzate nelle aree dove non è stato possibile irrigare (dagli oltre 100 quintali per ettaro di chi ha potuto irrigare ai 50-60 quintali senza irrigazione). I vantaggi di una maggiore produzione delle zone irrigue, vengono però mortificati dai maggiori costi di produzione con conseguenti tagli al reddito. La situazione di stress cui sono state sottoposte le piante in molti casi ha favorito l’insorgere di aflatossine, un fungo dannoso per le colture e per la salute che in Italia ha cominciato a diffondersi nel 2000 a causa delle mutate condizioni climatiche con il ripetersi di estati eccessivamente calde. Solo chi ha condotto adeguati interventi preventivi con i ceppi biologici di Aspergillus Flavus messi a punto dall’Università Cattolica del sacro Cuore di Piacenza, in collaborazione con DuPont Pioneer, Coldiretti e Consorzi Agrari d’Italia è riuscito ad evitare anche questa calamità.

Riso: un discorso a parte merita il riso, che a causa del caldo avrà quest’anno un anticipo di raccolta di una decina di giorni (si partirà attorno al 10-15 di settembre). La coltivazione del riso secondo Coldiretti costituisce un contraltare alla siccità in quanto trattiene l’acqua quando c’è, favorendo un lento rilascio, e mantiene intere aree umide e assicurando il rimpinguamento delle falde e favorendo la pioggia con l’evapotraspirazione. Si tratta di un “lago artificiale” di 230 mila ettari in tutta Italia e di 7.200 ettari in Emilia Romagna che contribuisce anche a creare un habitat favorevole per pesci e uccelli e, nella nostra regione, rallenta il fenomeno della subsidenza.

Miele: prima le gelate primaverili che hanno “bruciato” i fiori, poi il caldo e la siccità che li hanno seccati, hanno privato le api del loro bottino. Secondo Coldiretti Emilia Romagna, la produzione di miele sarà dimezzata in Emilia Romagna, con un calo più accentuato nella parte orientale della regione. A subire il danno maggiore sarà soprattutto il miele di acacia praticamente azzerato. La produzione di miele è stata invece ottima per gli apicoltori che hanno disposto le arnie presso i campi dei produttori di mais che hanno aderito al progetto della Società italiana Sementi (Sis) piantando un ettaro di Facelia (pianta particolarmente mellifera) ogni dieci ettari di mais, proprio per salvare gli allevamenti di api.

In questo caso sembra procedere bene l’andamento dei prezzi aumentati anche del 50% rispetto allo scorso anno (da 4 a 6 euro al chilogrammo). Nel 2016 in Emilia Romagna furono prodotti circa 2.400 tonnellate di miele da circa 6.000 apicoltori per un totale di oltre 108 mila alveari.

Latte: gli animali stressati dall’eccessivo caldo, bevono di più, ma producono meno latte. Coldiretti Emilia Romagna stima un calo produttivo di latte attorno al 15% per i mesi estivi.

Castagne: caldo e siccità hanno messo in crisi anche la produzione di castagne e marroni. Le piante nelle aree di maggiore pendenza e maggior altitudine hanno quasi tutte perse le foglie e i frutti, si salvano ancora le piante in aree meno in pendenza dove c’è una maggiore umidità. Allo stato attuale si può parlare di un danno produttivo del 50%, ma se non piovesse entro la prima decade di settembre, Coldiretti Emilia Romagna stima che verrebbe a mancare il 70-80% della produzione.