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Si parte con La Strada

Al Borgo San Giuliano nuovi murales felliniani firmati da Agim Sulaj

In foto: un murales felliniano di Sulaj (Società de Borg)
un murales felliniano di Sulaj (Società de Borg)
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 30 apr 2024 10:39 ~ ultimo agg. 11:26
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La primavera 2024 porterà nuovi murales al Borgo San Giuliano, affidati all’arte raffigurativa di Agim Sulaj, pittore di origine albanese, da oltre trent’anni insediatosi a Rimini. La Società de Borg prosegue la tradizione dei murales al Borgo, con tre nuovi soggetti: l’omaggio al film La Strada con il ritorno al borgo di Zampanò (via Padella), l’omaggio a I Vitelloni con la celebre scena “lavoratori?” (via Trai) ed infine da Amarcord la scena corale del pranzo a casa di Titta (via Pozzetto).

Il primo murales dedicato a Zampanò sarà inaugurato venerdì 3 maggio 2024 ore 17:30, nell’ambito del Festival del Cinema LA SETTIMA ARTE in programma al Rimini dal 2 al 5 maggio, in occasione del settantesimo anniversario dall’uscita al cinema del film LA STRADA.

Agim Sulaj

Vignettista, illustratore e pittore, nasce a Vlora (Albania) nel 1960, diplomato dall’Accademia di Belle Arti di Tirana. Collaborava dal 1985 con la rivista politica-satirica Hosteni dove scopre il mondo dello humour e della satira, che diventerà uno dei suoi ambiti artistici preferiti. Dal 1993, vive e lavora a Rimini dove si trasferì con la sua famiglia. Ha ottenuto la cittadinanza italiana nel 2000. Vincitore di diversi premi di satira, tra cui anche il primo Premio Una Vignetta per l’Europa nel 2012. Espone le sue opere in diverse gallerie, tra cui quella di Lugano e l’Alpha Gallery di Londra. I suoi quadri sono nelle collezioni permanenti di più musei in Europa e negli USA.

Note dell’autore:

«Era d’estate, in pieno agosto, avevo tredici anni, in Albania.

“Questo film non è per te!”, disse mio padre scacciandomi dal salottino dove avevamo la televisione e chiudendo la porta. Ma io, nella penombra del corridoio, mi chinai incollando l’occhio alla serratura di quella porta chiusa. La televisione le era proprio di fronte: da Valona si prendeva solo il primo canale della RAI italiana, peraltro proibitissimo dal regime del tempo. E fu così che l’Amarcord di Federico Fellini entrò nella mia vita. Vidi solo le immagini, la musica arrivava attutita e così anche le parole, che comunque non sarei stato ancora in grado di comprendere, ma ne restai folgorato.

Quelle storie semplici, umane, genuine e sincere: la famiglia, il nonno, i parenti, gli amici, la piccola comunità, il borgo antico sul mare narrato in tutte le stagioni, le calure estive in mezzo alla campagna, l’annuncio di primavera col vento che fa turbinare “le manine”, l’autunno che porta le prime malinconie, lo stupore e l’allegria della neve che cade: quelle storie erano identiche alle mie.

Mai avrei potuto immaginare che, tra tante città, da grande io sarei andato ad abitare proprio a Rimini, la città di Fellini, il “borgo” del suo Amarcord. E risiedendo a Rimini, e diventando cittadino italiano, Amarcord ha accompagnato tutta la mia vita, perché racconta anche il mio “amarcord”, il ricordo incancellabile della Valona della mia infanzia e della mia primissima gioventù, una città come Rimini, adagiata sulle rive morbide e dolcissime di un mare luminoso. Che è lo stesso mare per entrambe, quell’Adriatico che unisce, affratella e mi rende felice, perché mi sembra di non esser mai partito da casa mia.»Agim Sulaj