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con Rete Gap e Cento Fiori

A San Vito e Casa Madiba due appuntamenti per contrastare il gioco d'azzardo

In foto: la locandina
la locandina
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 11 apr 2024 11:01 ~ ultimo agg. 11:09
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Dal teatro con “Slot machine” a Rimini all’incontro a San Vito, due appuntamenti per contrastare il gioco d’azzardo e conoscerne i pericoli. Il contrasto al gioco d’azzardo vede nei prossimi giorni impegnati da una parte nella frazione riminese la Rete Gap, la rete di contrasto al gioco d’azzardo che vede uniti in uno sforzo comune associazioni di volontariato, onlus, enti locali della provincia riminese e Ausl nel progetto “Occhio al gioco – quando il gioco non è un gioco”. Dall’altra invece un’iniziativa teatrale promossa da Casa Madiba e la Cooperativa Sociale Cento Fiori, a Rimini.

“E se il gioco d’azzardo diventa un problema?” è la domanda dalla quale prende l’avvio l’incontro con la dottoressa Michela Muccioli, psicologa e psicoterapeuta dell’Unità Operativa delle dipendenze patologiche dell’Ausl di Rimini. L’incontro è presso la sala parrocchiale della chiesa dei santi Vito e Modesto, in via Emilia Vecchia 219, San Vito. L’iniziativa sarà preceduta da un’aperi-cena gratuita alle 19,30, mentre l’incontro con la dottoressa Muccioli inizierà alle 20,30. Per info chiamare il numero +39 338 150 0188. L’iniziativa san vitese è curata per la Rete Gap dalle cooperative sociali Cento Fiori e Il Gesto e dall’Associazione Parkinson in Rete.

A Rimini il tema prende la forma dello spettacolo teatrale, a Casa Madiba in via Dario Campana 63. Il centro sociale, nell’ambito di Senza filtri, rassegna di teatro e cinema pop & del percorso partecipato Zero Homeless presenta in collaborazione con la Cooperativa Sociale Cento Fiori venerdì 12 aprile “Slot machine”, soliloquio della fossa. Ovvero, la caduta vertiginosa di un giocatore, di un annegare nell’azzardo, dove ogni legame affettivo viene sacrificato sull’altare del niente. Amara è la sua fine e, nel suo malato sogno di potenza, delira da solo dal fondo di un fossato di campagna, colpito a morte dai suoi strozzini, allo stesso tempo vittima e carnefice di se’ stesso.
Il gioco è una sfinge. Come una sfinge, ci interroga sulla nostra natura. E se siamo noi a interrogarlo, a interrogarne il concetto, l’essenza, la presenza millenaria nella storia dell’umanità, come un oracolo antico ci fornisce risposte ambigue: il gioco può manifestarsi come la voragine dell’autodistruzione solitaria, oppure, al contrario, come il senso più alto e bello dello stare insieme, del miracolo della convivenza. Il gioco può rivelarsi strumento demonico o danza angelica, inferno o paradiso, perché va al fondo della nostra enigmatica natura umana.

Lo spettacolo di Marco Martinelli, che ne è anche regista e l’ha ideato insieme a Ermanna Montanari, vede in scena Alessandro Agnani. E’ una produzione di Albe / Ravenna Teatro in collaborazione con Teatro La Cucina/Olinda. A seguire un momento di riflessione insieme alla dottoressa Chiara Pracucci, psicologa e psicoterapeuta, l’attore di Slot machine Alessandro Agnani, un rappresentante di Giocatori anonimi e Cristian Tamagnini, presidente della cooperativa Sociale Cento Fiori.