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la tragedia di via coriano

Il figlio di 2 anni morì nell'incidente stradale, i genitori a processo

In foto: Il frontale di Via Coriano
Il frontale di Via Coriano
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 24 mag 2022 18:12 ~ ultimo agg. 25 mag 13:08
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La vita stravolta dalla perdita del figlio di soli 2 anni e ora il processo da affrontare per respingere l’accusa di omicidio stradale in concorso, nonostante sia stata la Fiat Punto condotta da una 24enne riccionese (anche lei imputata per lo stesso reato) a invadere la loro corsia di marcia opposta e impattare contro la loro auto, una Volkswagen Golf sulla quale viaggiavano insieme al piccolo Amir. I difensori dei coniugi marocchini, gli avvocati Maria Rivieccio e Stefano Cecchetti, questa mattina hanno chiesto e ottenuto dal giudice del tribunale di Rimini l’abbreviato condizionato all’escussione dei periti. Stessa decisione anche per il legale della giovane riccionese, Piergiorgio Tiraferri.

Il frontale tra la Fiat Punto guidata dalla 24enne e la Volkswagen Golf condotta dal padre del piccolo, un 46enne marocchino, avvenne in via Coriano, all’altezza del ristorante “Il Quartino”, la mattina del 19 marzo 2019, in un tratto di strada critico, quello all’incrocio con via Pradella, già teatro in passato di gravi incidenti. Secondo la ricostruzione degli agenti della polizia Locale, la giovane avrebbe perso il controllo della Punto nell’affrontare una curva, invadendo la corsia opposta. I rilievi effettuati dimostrarono che la ragazza procedeva 10 chilometri orari oltre il limite consentito in quel tratto, che è dei 50. Dalle analisi del sangue, invece, la 24enne risultò “pulita” da alcol e droghe. Anche la perizia tecnica effettuata sul suo cellulare dimostrò che al momento dello schianto non c’era alcuna attività in atto. Devastante l’impatto, con il muso di entrambe le vetture praticamente inesistente dopo la collisione e l’asfalto ricoperto da una distesa di rottami.

Secondo la procura e i suoi consulenti, i coniugi non avrebbero agganciato correttamente il seggiolino posteriore dove sedeva il figlio. Una ricostruzione respinta con forza da moglie e marito e dai loro periti, secondo cui la mancata protezione sarebbe da addebitarsi alla circostanza che sia l’auto sia il dispositivo erano alquanto datati, e quindi sarebbero mancati quei meccanismi di sicurezza all’avanguardia presenti invece nei modelli più recenti. La donna, inoltre, che sedeva a fianco del marito, ha sempre ribadito di avere sistemato lei stessa il seggiolino posteriore del figlio, assicurando correttamente anche la cintura di sicurezza. Dubbi sul corretto posizionamento dell’ovetto e sulla sua adeguatezza, però, emersero già dai primi rilievi della polizia Locale.

Lo scontro tra periti, su cui è incentrato l’abbreviato, stabilirà se la colpa sia interamente della 24enne o se anche i genitori di Amir abbiano delle responsabilità nella morte del figlio.