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indagine dei Carabinieri

Furto di ricettari per prescrivere antidolorifici. Infermiera ai domiciliari

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 25 feb 2022 14:12 ~ ultimo agg. 26 feb 13:36
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Un’infermiera in servizio all’ospedale Infermi di Rimini, è stata sottoposta agli arresti domiciliari poiché gravemente indiziata dei reati di furto aggravato, falso materiale e truffa aggravata ai danni dello Stato. Questa mattina i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Rimini hanno dato esecuzione ad una misura cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Rimini Vinicio Cantarini su richiesta del Pubblico Ministero Davide Ercolani.
Il provvedimento cautelare scaturisce dalle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Rimini ai Carabinieri del Nucleo Investigativo a seguito di una segnalazione inoltrata dall’AUSL Romagna relativa all’emissione in favore della donna di prescrizioni di un farmaco antidolorifico, avente come principio attivo l’Ossicodone (un oppioide ricompreso nelle tabelle dei medicinali per i quali è necessaria la ricetta medica), risultate numericamente sproporzionate rispetto al normale uso posologico del medicinale di cui la donna aveva fatto precedentemente uso con regolare prescrizione.
I militari hanno raccolto elementi attraverso l’assunzione di informazioni da testimoni, accertamenti documentali ed acquisizione di immagini dai sistemi di videosorveglianza nelle farmacie tra Rimini e Riccione dove erano state più frequentemente presentate le ricette sospette. Gli stessi medici ai quali erano ricondotte le prescrizioni hanno negato di averle redatte disconoscendo la scrittura e le firme. Una volta concentrati i sospetti su di lei, inoltre, dei farmacisti l’hanno riconosciuta fotograficamente.

Tutti questi elementi hanno permesso di ipotizzare come l’indagata, 42enne di origine straniera residente in città, approfittando della sua attività lavorativa avesse sottratto – per oltre un anno e ripetutamente – dai bollettari dei medici delle strutture in cui prestava servizio delle ricette in bianco, compilandole poi con i propri dati anagrafici e apponendovi timbri diversi da quelli dei medici titolari dei ricettari nonché firme apocrife, formando in tal senso le false prescrizioni utili ad ottenere il medicinale. Complessivamente sono oggetto di indagine circa 130 prescrizioni emesse nell’arco di 14 mesi, con il conseguente prelievo di poco meno di 250 confezioni del farmaco ed il relativo danno presunto per il Servizio Sanitario Nazionale, sul quale ricadeva il costo del farmaco, stimato in oltre 3.500 euro. Tra le aggravanti, quella di avere commesso i reati in un pubblico servizio e ai danni di incaricati di pubblico servizio. I farmaci illecitamente ottenuti non erano destinati a terzi: nessun reato riferibile a cessioni è contestato alla donna.

La donna, difesa dall’avvocato Massimiliano Orrù, chiarirà la sua posizione nell’interrogatorio di garanzia fissato per il 3 marzo.