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Critiche al Governo

Ausl Romagna. Cgil: lavoratori della sanità stremati, serve una svolta

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 12 gen 2022 13:25
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Doppi turni, ferie e riposi che saltano. I lavoratori dell’Ausl Romagna sono stremati dall’ennesima ondata pandemica. A lanciare l’allarme è la Fp Cgil. “Il continuo convertire e riconvertire strutture, il passaggio da reparti puliti a reparti COVID in un giorno, la permanente difficoltà della medicina generale – si legge in una nota -, attestano come si sia guardato alla pandemia come ad un evento di forte impatto ma di breve periodo, cosa evidentemente smentita dai fatti, con il risultato che sono evidenti i danni derivanti dal mancato svolgimento delle attività ordinarie. Visite e interventi ordinari, che sempre più difficilmente potranno proseguire a fronte della criticissima situazione lavorativa degli operatori“. Il sindacato parla di un personale “stremato e disilluso chiamato a colmare anche le assenze degli operatori non vaccinati e le nuove positività al virus che si stanno riscontrando (ad oggi 876). E oltre ai turni massacranti, il personale si trova “a dover affrontare gli attacchi di pazienti no vax, che rifiutano cure e assistenza“. “Mancano i professionisti, tra cui in particolare infermieri e oss. Per i primi – dichiara Fp CGIL – continuiamo a pensare sia necessario prevedere una sospensione del numero chiuso per l’accesso alle facoltà universitarie, ma forse è giunto il momento di pensare a misure straordinarie simili a quelle che sono state adottate per favorire, data l’emergenza, l’ingresso dei medici specializzandi nelle strutture“.
Il sindacato punta il dito sul Governo che “a fronte di tutto ciò, con gli ultimi provvedimenti continua a postare ingenti quantità di denaro pubblico in direzione di un privato che, anche in questa occasione, pare rispondere meno del dovuto alle necessità del Paese, e quando lo fa, basti vedere l’indegna speculazione delle farmacie sul costo delle mascherine Ffp2 prima e dei tamponi ora, pare rispondere ad altre logiche“.
Da qui la preoccupazione del sindacato “che le scelte reali che si stanno via via adottando, anche in previsione della traduzione operativa dei progetti del Pnrr, possano portare, con la condivisione di buona parte della politica e di tante rappresentanze lobbistiche, ad una progressiva cessione di quote rilevanti di gestione del servizio sanitario nazionale in direzione di chi dimostra di considerare la salute dei cittadini come una variabile da declinare in funzione dei margini di profitto che se ne possono ricavare. Uno scenario avverso – si conclude la nota – che rende indispensabile innalzare ulteriormente il livello di presidio e di mobilitazione“.

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