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Rimini Welfare, quattro anni di approccio delle capacità dal Piano Strategico alle Politiche Comunali

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 5 minuti
gio 11 giu 2015 11:58 ~ ultimo agg. 10 giu 18:02
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Una tappa importante, Lunedì 8 Giugno, per il sociale riminese. L’evento promosso dal Comune di Rimini e dal Piano strategico dal titolo “Rimini Welfare” ha inteso fare il punto su quattro anni di lavoro secondo l’approccio delle capacità attraverso la narrazione di esperienze del territorio e approfondimenti tematici. Approccio delle capacità inteso come sguardo che tenga conto della persona con le sue risorse, e non semplicemente con i suoi problemi e bisogni.

Molto ricco il programma del pomeriggio in Sala Manzoni, moderato dalla giornalista di Icaro Tv Simona Mulazzani. I saluti di apertura sono stati affidati al Sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, che ha evidenziato “l’importanza che Rimini si metta in gioco su questi aspetti. Immigrazione, emergenza abitativa, sanità…sono infatti i temi su cui si gioca il futuro del Paese e la sua tenuta civica. Il welfare delle capacità, così come il Comune di Rimini ha voluto intenderlo, è un orizzonte che richiede slancio e coraggio”.

Molto concreto e ficcante il saluto del Vescovo della Diocesi di Rimini, Mons. Francesco Lambiasi: “Desidero partire da un’immagine biblica, da due modelli antitetici: Babele, l’anti-città, e Gerusalemme, la città perfetta”. E ha aggiunto il suo sogno per una Rimini bella e vivibile a partire da sette decisi no a sette piaghe: prostituzione, ludopatia, mafia e malavita organizzata, disoccupazione, discriminazione, inquinamento, calo democratico. Sì invece a un futuro più umano, a misura di tutti.

A portare i saluti del Piano Strategico il Vicepresidente, Luciano Marzi, che ha ricostruito il percorso di pianificazione strategica iniziato nel 2007 fino all’approvazione in Consiglio Comunale del Libro Rosso del Piano Strategico, il 13 Maggio 2010. “Il traguardo del 2027 che ci siamo prefissati non ci impedisce di tenere in considerazione i bisogni più impellenti” – ha affermato. “Siamo orgogliosi di questa esperienza, una delle prime in Europa, e crediamo che l’unico modello possibile per rinnovare il welfare sia quello di una sussidiarietà circolare che coinvolga il mondo del profit, il terzo settore e le istituzioni”.

Si è unito ai saluti introduttivi anche Marcello Tonini, direttore generale AUSL Romagna: “E’ un errore interpretare la sanità solo dal punto di vista tecnico, la malattia ha una dimensione anche sociale e per questo bisogna tenere conto di tutti questi aspetti in fase di progettazione”.

Il Seminario è entrato nel vivo presentando poi una lunga serie di esperienze, quelle dei “Narr-Attori del Welfare” a partire Matteo Donati che ha descritto la realtà dello Sportello sociale del Comune di Rimini, che in questi anni ha dovuto fortemente trasformarsi anche alla luce dei nuovi bisogni sempre più complessi, ma mantenendo sempre un obiettivo fondamentale: permettere alla persona che accede al servizio di realizzarsi pienamente, rimettendo in gioco anche la sua libertà.

La parola poi a una mamma, che è stata accolta insieme alla sua bambina da Casa di Sant’Anna: una realtà riminese che dal 1990 ad oggi si è presa cura di 124 donne e 140 bambini, di 15 nazionalità diverse, divenendo per loro una nuova famiglia.

Dall’esperienza di una mamma a quella di un papà, Davide, che per un anno e mezzo è stato ospite del Residence dei padri separati: “Dopo una separazione, ricominciare da zero è davvero molto difficile. Il residence è stato per me un luogo dove poter riprendere in mano realmente la mia vita, non solo una risposta abitativa”.

Agli anziani affetti da demenza senile si rivolgono invece le attività dell’“Amarcord Cafè”, presentato da Manuela Graziani dell’A.S.P. Valloni. Si tratta di uno spazio di incontro per lottare contro la solitudine e l’isolamento dei malati e delle loro famiglie, soprattutto nella fase iniziale della malattia. In questi 4 anni ha coinvolto 80 persone.

Molto appassionato l’intervento di Giulia Corazzi, giovanissima protagonista del gruppo Ci.Vi.Vo di Viserba che ha dato vita a un’aula studio completamente gestita da volontari, a un doposcuola per i bambini e ha in cantiere l’apertura di una biblioteca. “Per noi l’esperienza del Ci.Vi.Vo è stata la risposta al desiderio di diversi giovani di partecipare, per poter cambiare un pezzetto della nostra città e renderla più nostra”, il racconto di Giulia.

Ancora tante, e in un’ottica di rete e progettazione comune, le proposte che ha presentato Pietro Borghini a nome della Caritas riminese: il progetto Sbankiamo per l’educazione finanziaria dei giovani, il Fondo per il Lavoro realizzato insieme alla Diocesi di Rimini, alle imprese, agli ordini professionali e alle Banche del territorio, e la novità dell’Emporio Solidale, un progetto nato dai tavoli anticrisi voluti dal Prefetto e che ha coinvolto insieme alla Caritas e al Piano Strategico molte altre realtà.

Chiara Fravisini, del Comune di Rimini, ha presentato poi la nuova scuola di Villaggio I Maggio, una scuola che è stata pensata come spazio non solo di apprendimento ma anche di incontro, dove condividere esperienze e stare bene.

In tema di scuola in qualche modo anche l’esperienza di Shi Shio Mien, Associazione Arcobaleno che si occupa di recupero scolastico e potenziamento linguistico per ragazzi di origine straniera, anche nella logica della peer education, come testimoniato da una giovane ragazza peruviana nel bel video che è stato proiettato a integrazione dell’intervento.

Le ultime due narrazioni sono state affidate a Ettore Valzania, presidente della Cooperativa Fratelli è Possibile: “Abbiamo scelto di parlare della nostra attività di mediazione sociale e del conflitto definendola come fonte di energia rinnovabile. Siamo convinti infatti si tratti di un’energia positiva da rimettere in circolo, creando una rete costruttiva e non più costrittiva, attraverso esperienze di housing sociale in cui gli spazi abitativi siano non solo suddivisi ma realmente condivisi”.

Carlo Urbinati, del Consorzio Sociale Romagnolo, ha infine parlato delle clausole sociali negli appalti pubblici evidenziandone non solo il valore etico e sociale ma anche economico (ogni inserimento lavorativo di persone svantaggiate permette un notevole risparmio all’Ente pubblico) e lanciando un appello: “Che il Comune abbia approvato un regolamento in materia è importantissimo, ma non basta, occorre che questo regolamento sia realmente condiviso da tutti i soggetti e da tutti gli uffici, non solo nell’ambito dei Servizi sociali”.

Come collocare queste esperienze in una cornice teorica e progettuale più ampia? Lo ha spiegato alla platea dei presenti Stefano Zamagni, docente di economia all’Università degli studi di Bologna: “Il welfare state è stato una grande conquista di civiltà, ma oggi questo modello è in crisi, occorre il passaggio a un welfare civile. Non può essere solo lo Stato a farsi carico del benessere dei cittadini, ma occorre che sia un compito dell’intera società”. E ha aggiunto: “dobbiamo passare da un welfare redistributivo (in cui è l’Ente pubblico che finanzia capitoli di spesa e la fruizione è solo di tipo individuale) a un welfare generativo che muove da questa idea di fondo: non posso aiutarti senza di te, in un’ottica di reciprocità. È questo il welfare delle capacità, o capability approach come teorizzato da Amartya Sen”.

Secondo Zamagni lo Stato italiano investe molto nella spesa sociale, è invece il modello di gestione ad essere sbagliato. Il “triangolo magico” della sussidiarietà circolare (profit, non profit, ente pubblico) è l’unica via di uscita e, secondo Zamagni, la città di Rimini è nella condizione ideale per riuscire a cambiare e ad intraprendere questa nuova direzione.

L’ultima parte del pomeriggio è stata naturalmente dedicata a declinare nel concreto la nuova programmazione socio-sanitaria distrettuale. Gloria Lisi, vicesindaco e Assessore al welfare del Comune di Rimini ha delineato le linee guida dell’amministrazione nei Piani di Zona ribadendo l’importanza dell’approccio delle capacità e di una captazione dell’utenza che permetta di raggiungere anche quelle persone che non riescono autonomamente ad accedere ai servizi e che sono le più difficili da accogliere, per questo richiedono un maggiore investimento e una più forte attenzione.

Per Saverio Lovecchio, Direttore del Distretto socio-sanitario Rimini Nord, anche l’Area Vasta è, in questo senso, una grande opportunità: per lavorare in un’ottica di prevenzione e con interventi diffusi e capillari nel territorio inteso in senso più ampio.

Infine la parola a Francesca Marmo, Patrizia Fiori, Beatrice Boschetti e Michela Borgognoni del Comune di Rimini che hanno approfondito alcuni temi dei Piani di zona (disabili, anziani, giovani, immigrati…) e rilanciato l’appuntamento con i prossimi Seminari operativi (23/24/25/26 giugno) in cui, a partire dall’ampia e diffusa riflessione odierna, enti pubblici e terzo settore co-progetteranno insieme nuovi interventi socio-sanitari per la nostra città.

Silvia Sanchini