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4 arresti e 23 indagati

Un errore di ortografia nelle fatture, così è stata scoperta la frode fiscale

In foto: i finanziari riminesi (repertorio)
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di Lamberto Abbati   
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mer 22 mag 2024 17:25 ~ ultimo agg. 23 mag 10:24
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Sono stati traditi da un errore di ortografia che si ripeteva in molte delle fatture false emesse. Scrivevano “lapìdio” anziché “lapìdeo”. Uno scambio di vocali che ha attirato l’attenzione dei finanzieri del comando provinciale di Rimini. Le cinque società coinvolte nell’inchiesta, coordinata dalla Procura di Rimini, si occupano del trasporto su strada di materiale inerte per l’edilizia, come ghiaia, sabbia e resti di cantiere. Per trasportare tutto il materiale che risultava dal vorticoso giro di fatture false, sarebbero stati necessari centinaia di viaggi al mese. Peccato, però, che le ditte coinvolte, stando agli accertamenti delle fiamme gialle, fossero sprovviste dei necessari mezzi. Un sistema collaudato che dal 2018 al 2021 avrebbe permesso di evadere 5 milioni di euro. “Abbiamo sequestrato cinque complessi aziendali, 17 veicoli e conti correnti”, afferma il comandante del Nucleo Pef della guardia di finanza di Rimini, Simone Palazzini.

Quattro le persone arrestate: due in carcere, due ai domiciliari. Tra loro anche una donna. Ventitrè in tutto gli indagati, 44 le perquisizioni in cinque diverse regioni. A capo della presunta truffa, un 48enne campano, trasferitosi a Rimini, già indagato in passato per bancarotta, appropriazione indebita e ricettazione. Tra i reati contestati, oltre all’emissione di fatture false e all’evasione di imposte per oltre due milioni di euro, anche il trasferimento fraudolento di beni e valori. “E’ uno dei tipici reati spia per quanto riguarda le attività delle organizzazioni criminali in genere che immettono in un’economia sana e pulita dei capitali di provenienza illecita”, spiega il comandante provinciale della guardia di finanza di Rimini, Alessandro Coscarelli.

Rimini, fatture false nel commercio di materiali inerti. Quattro arresti